martedì 30 gennaio 2018

Vilina Vlas, l’hotel con spa di Višegrad mai chiuso


Recentemente, la stampa italiana si è “accorta” di quel buco nero della storia che si chiama Višegrad, valle della Drina, nella Bosnia orientale, e ha pubblicato articoli di diverso tenore. Qualcuno, su un periodico sportivo, è arrivato a raccontare quel luogo, che è uno dei centri dell’ultranazionalismo e del negazionismo serbo-bosniaco, come posto di pace e di riappacificazione. Questo non sarebbe vero neanche se fossimo in un romanzo di fantascienza, purtroppo. Altri hanno invece correttamente narrato le vicende dell’hotel termale Vilina Vlas, sempre a Višegrad, dimenticando però di citare la fonte da cui hanno tratto ispirazione, ovvero il libro di Luca Leone Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio (Infinito edizioni, 2017), il primo mai dedicato in Italia all’argomento. È un vero peccato, dimenticare di citare la fonte di un’ispirazione. Un “peccato” tipico del giornalismo italiano.
“La ragazza è stata portata all’hotel Vilina Vlas, descritto dal governo bosniaco-erzegovese come uno dei presunti hotel serbi dello stupro. Mersiha è stata rinchiusa in una stanza, la sua amica in un’altra. La sorella più piccola di Mersiha, Emina, è stata rinchiusa in una stanza dalla parte opposta della hall. Poche ore dopo, Mersiha ha sentito la sorella lamentarsi e singhiozzare. Non l’ha mai più vista. Il signore della guerra, Milan Lukić, ben noto da anni a livello locale, è entrato nella stanza di Mersiha, ha messo un tavolino davanti alla porta e le ha detto di spogliarsi. ‘Mi disse che se non avessi fatto quello che diceva, non sarei tornata a casa’, ricorda Mersiha, parlando con voce nervosa ma chiara. ‘A un certo punto me lo ha ordinato, di togliermi i vestiti. Io non volevo. Ma lui mi ha detto che dovevo, che avrei fatto meglio a spogliarmi, o lo avrebbe fatto lui e sarebbe stato violento”.
È uno dei tanti, terribili passaggi, dell’articolo uscito il 27 dicembre 1992 sul Washington Post.
Il giornalista Luca Leone in Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio (Infinito edizioni, 2017) denuncia, nel primo reportage pubblicato in Italia sulle vicende di Višegrad e della Valle della Drina, come tutti sapessero delle atrocità commesse all’interno del Vilina Vlas, e, ciò nonostante si è an­dati avanti ancora per almeno due anni, nella completa impunità per i cugini Milan e Sredoje Lukić e i loro soci – sanguinari paramilitari serbo-bosniaci che, con le loro Aquile bianche, hanno tenuto a lungo in ostaggio la cittadina della Bosnia orientale. “Giovani. Belle. Se minorenni, chi se ne frega. Anzi, meglio. E, naturalmente, non-serbe. Da fecondare con seme ariano. Puro seme nazionalista serbo – continua la denuncia di Luca Leone. Circa duecento ragazze, le vittime. Tante – secondo quanto stabilito dalla Commissione Bassiouni, voluta dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nell’ottobre del 1992 – sono state prelevate ovunque si trovassero e portate con la forza qui. Al Vilina Vlas. Il centro termale mai chiuso, la località dalle perfette acque radioattive grazie a speciali erbe che possono crescere solo in loco, in questo luogo baciato dalla Natura e dannato per sempre dall’uomo.”
“Venticinque anni di silenzi complici, di rimozione, di inganni e tradimenti. Di quel negazionismo spicciolo che si nutre di ‘letteratura’ cospirazionista e che, per mera affiliazione ideologica, ci spiega ogni tanto con un post tradotto o scritto pure male, che è tutto falso”. (Riccardo Noury)

Il libro:
Titolo: Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio
Autore: Luca Leone
€ 14,00 – pag. 208
Con il patrocinio di Amnesty International sezione italiana, Cisl Emilia Romagna, Iscos Emilia Romagna, Mirni Most

lunedì 22 gennaio 2018

22 gennaio 2014, Višegrad: una pennellata di rossetto contro il negazionismo

Una stele di marmo bianco del cimitero di Stražište diventa protagonista delle cronache balcaniche il 22 gennaio del 2014. “Quel giorno – racconta il giornalista Luca Leone in Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio –, un uomo con in mano una semplice smerigliatrice orbitale, nonostante la presenza della polizia sul posto, in pochi secondi s’è accanito su una parola – su quella sola – che era stata scolpita sul cippo insieme ad altre. Tutte terribili. Quella parola era pesante come piombo e andava a urtare coscienze forse non proprio immacolate. Era la parola “genocidio”, scolpita in nome delle tremila vittime della puli­zia etnica portata avanti dai paramilitari in città. Pulizia che a Višegrad ha di fatto dato luogo a un genocidio – mai riconosciuto come tale da alcun tribunale nazionale o internazionale – perché coloro che non sono stati ammazzati sono stati deportati oppure indotti a scappare e a non tornare più, modificando per sempre la composizione demografica della città e di tutto il territorio circostante”.
“Oltre ai poliziotti serbo-bosniaci – continua Luca Leone in Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio, reportage frutto di un accurato lavoro su campo – quel giorno c’erano an­che tanti musulmani-bosniaci, riunitisi per assistere all’ennesima offesa consumata ai danni di chi non c’è più. Presente era anche il sindaco, Slaviša Mišković, che per nulla al mondo si sarebbe perso lo spettacolo. “Non ci sono prove o sentenze di genocidio a Višegrad. Avevamo ogni diritto di abbattere quel monumento, dato che è stato edificato senza autorizzazione, ma ho deciso d’essere tollerante. Non abbiamo proble­mi con quel monumento, il problema è la parola genocidio”, ha detto il primo cittadino alla scarsa stampa presente, credendo che se la sarebbe cavata così e avrebbe portato a casa questo atto di negazionismo senza doversene pentire.
Se la vita è fatta di tanti piccoli gesti eroici, una donna ha atteso che sindaco e poliziotti allentassero il controllo. È entrata nel cimitero pas­sando dalla stessa porticina di metallo. Ha aperto la borsetta, estratto il rossetto e scritto nello stesso identico spazio levigato poco prima dall’in­freddolito operaio comunale una parola, sempre la stessa, da ora ancor più pesante del piombo: “Genocida”, genocidio. Successivamente qual­cuno è tornato con un pennello e ha riscritto quel termine, in corsivo maiuscolo, utilizzando vernice nera. E ogni volta che qualcuno cerca di cancellarla, una mano torna a riscrivere la parola genocidio. La stessa che ho trovato quando ho potuto ammirare la stele, fotografarla e rin­graziare Dio e quella donna per questo regalo, per questa vittoria della civiltà e della creatività contro la forza bruta e il negazionismo”.

mercoledì 17 gennaio 2018

Tre amici, quelli di sempre, un "Invitato", Trieste, Vienna e la Pop Art


Infinito edizioni segnala in libreria la novità

L’invitato
(€ 14 – pag 224)

Di Massimiliano Alberti
Introduzione di Francesco De Filippo
Postfazione di Alberto Panizzoli

Tre amici, quelli di sempre, Leo, Kevin e Tom, da Trieste, la loro città, si ritrovano a Vienna per realizzare il progetto di Tom, la creazione di una galleria dedicata alla Pop Art.
Leo – vero protagonista del libro – vive la capitale austriaca intensamente, passando dal ballo delle debuttanti a innamoramenti non corrisposti fino alla pesante caduta in disgrazia senza mai abbattersi, neanche dopo le gaffes peggiori mai vissute.
Massimiliano Alberti in questo romanzo frizzante dipinge un disilluso affresco della nostra società in una Vienna che fa da cornice classica a uno stile… del tutto Pop.
Nell’atmosfera asburgica Leo mulina supponenza e insolenza come se fossero una spada. E pazienza se colpirà alla cieca: saccenti critici, arrampicatori sociali, giovani e belle donne abbacinate dal lusso, ma anche gli amici di sempre, fedeli maggiordomi, innocenti studentesse. Tutti fatti a fettine. A scatenare il giovane è un disagio interiore, l’inadeguatezza etnica del disprezzato italiener al cospetto dell’aristocrazia dell’aquila bicipite: illuminata ma irraggiungibile”. (Francesco De Filippo)
“Massimiliano Alberti non ha a disposizione il rosso, il giallo, il verde o il blu… ma solo il bianco della carta e il nero della sua penna. E i suoi dialoghi vivaci, ironici e a volte velati da una certa melanconia, diventano figure colorate che esplodono nel nostro immaginario. Forse, un altro sipario si apre al Neo-Pop”. (Alberto Panizzoli)
“Quello di Alberti è un romanzo quasi teatrale, un caleidoscopio di maschere esistenziali quotidiane sempre pronte a cadere ma che si rivelano, però, terribilmente reali. L’autore sa bene, e lo dimostra, come nascondere la verità e svelare la finzione” (The Leading Guy)

martedì 16 gennaio 2018

"Ho fatto centro": in libreria la biografia di Oscar De Pellegrin

Infinito edizioni segnala in libreria la novità

Ho fatto centro
(€ 14 – pagine 168 pagine di cui 12 a colori)

Di Oscar De Pellegrin con Marco D’Incà e Francesca Mussoi
Prefazioni di Giovanni Malagò, Luca Pancalli e Mario Scarzella
Introduzione di Dario Ricci - postfazione di Silvano Cavallet

“Le barriere architettoniche si abbattono con un secchio di calce…
Sono le barriere mentali quelle difficili da abbattere.
(Oscar De Pellegrin)

Due minuti, centoventi interminabili e allo stesso tempo velocissimi secondi, per caricare tre frecce sull’arco, mirare al centro del bersaglio e colpire la parte più interna del giallo, il dieci. Ripetere l’operazione per dieci volte e dieci volte ancora per concludere le due manches della gara olimpica di tiro con l’arco. Tenere bloccata la mente solo sulla punta della freccia perfettamente dritta nel centro, lasciando fuori ogni pensiero, ogni distrazione, ogni suggestione che sposti qualche parte del corpo, anche di un solo millimetro.
Il tiro con l’arco è uno sport di sfida non solo con gli avversari ma soprattutto con se stessi: Oscar De Pellegrin rappresenta un uomo che lascia il segno e fa centro, nonostante le avversità della vita, o forse proprio per la spinta innata che prova nel superarle. Avviato a una vita ordinaria e probabilmente felice, sopravvive a un grave incidente sul lavoro ma perde l’uso delle gambe. Si rimbocca le maniche, corona il suo sogno d’amore e non si ferma più: scopre lo sport, fonda un’associazione, si schiera sempre dalla parte di chi è meno fortunato e scopre nel tiro con l’arco una passione viscerale, imprescindibile da tutto. Una passione che lo porta a confrontarsi con tutti i suoi limiti, vecchi e nuovi, e a bruciare tutte le tappe di uno sport difficile, tecnico e meraviglioso, fino a laurearsi Campione Paralimpico sia a squadre che individuale. Plurititolato, protagonista di record italiani e mondiali, tedoforo olimpico, recordman iscritto nel Guinness dei Primati, dopo il trionfo Paralimpico individuale Oscar si è messo a disposizione del suo sport lavorando infaticabilmente per la Federazione italiana tiro con l’arco. Oscar continua a fare centro, non si ferma mai e prova sempre ad andare oltre i suoi limiti. Come gli suggerisce il cuore.

Il libro:
Titolo: Ho fatto centro
Autore: Oscar De Pellegrin, con Marco D’Incà e Francesca Mussoi
€ 14,00 – pag. 168
Con il patrocinio di CONI, Comitato Italiano Paralimpico, Fitarco, Comune di Belluno, Associazione Sociale Sportiva Invalidi (Assi) Onlus

lunedì 15 gennaio 2018

15 gennaio, Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato


La Convenzione di Ginevra del 1951 definisce profugo o migrante forzato una persona che a causa di vari motivi legati a condizioni politiche, socio-culturali, ambientali è costretto a scappare dal luogo in cui vive abitualmente, senza però avere il diritto di presentare la richiesta di asilo.
Secondo la Convenzione il termine rifugiato si applica a chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.
Solo lo scorso anno sono arrivati in Italia più di 15.000 minori stranieri non accompagnati, ragazzini o anche spesso di età molto giovane, che compiono viaggi pericolosi senza alcuna protezione da parte dei loro genitori o di adulti di riferimento.

Per approfondimenti sul tema segnaliamo il libro di Lucia De Marchi A PICCOLI PASSI

martedì 2 gennaio 2018

Nuovo anno, nuova distribuzione: Infinito edizioni dal 1° gennaio in libreria con Messaggerie Libri

Con il nuovo anno inizia una nuova fase per la nostra casa editrice, Infinito edizioni (www.infinitoedizioni.it)che corrisponde all’ingresso dei nostri titoli in Messaggerie Libri, realtà storica della distribuzione editoriale italiana. Siamo molto contenti di questo cambiamento che porterà soddisfazione ai lettori che amano i nostri libri e ai librai che credono nel nostro lavoro.
Con questo passo, si conclude il ciclo di cambiamenti annunciati alcuni mesi fa, iniziato con la firma della nostra casa editrice con Emme Promozione, gruppo Messaggerie, per la promozione dei nostri titoli; continuato con la messa online del nuovo sito Web; e culminato, appunto, con l'ingresso in Messaggerie Libri per la distribuzione.
Le novità di gennaio saranno disponibili in libreria dal 19-20 di questo mese, ma sono ordinabili fin da subito; gli ordini relativi agli approvvigionamenti del catalogo partiranno da domani e saranno disponibili in 24-48 ore dall'ordine dei lettori. Siamo molto contenti di tutto questo!
Auguri a tutti per un 2018 ricco di soddisfazioni e di lettura!