Abbiamo chiesto ai nostri autori e a voci importanti del
giornalismo e dell’attivismo sociale cosa ne pensano della Festa della Donna
ponendo loro due domande, per arrivare più consapevoli all’8 marzo e oltre:
continueremo infatti a pubblicare i nostri contributi anche nei giorni a
seguire, #pernondimentcare e continuare a chiederci #8marzoxché. Sempre.
L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna,
ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle
lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi,
lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e
violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è
un’arma a doppio taglio?
Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze
giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato
della festa?
Queste
le due domande che abbiamo posto. Le partecipazioni sono state tantissime,
altrettante le riflessioni, a volte inaspettate. Dalla nostra piccola indagine
si può affermare che più che di festa bisognerebbe parlare di giornata. Più che
lanciarsi dai fioristi a comprare un rametto di mimosa – alleggerendo un bel
po’ il portafoglio – è necessario fermarsi un attimo e capire il vero
significato dell’8 marzo: una giornata di lotta femminile per la parità di
diritti, ancora così lontana da raggiungere. Riguardo la sensibilizzazione verso
le nuove generazioni, c’è grande speranza e ottimismo, poiché ragazze e ragazzi
hanno, oggi, tutti i modi per informarsi e conoscere la realtà dei fatti in
tempo reale. Bisogna sfruttare a nostro favore le risorse dei mass media, che tanto spesso spettacolarizzano
e non informano: possiamo utilizzare la rete, i social network, le app
degli smartphone non solo per
amicizie virtuali e chiacchiere da bar, ma per diffondere al mondo un messaggio
di uguaglianza. Non solo l’8 marzo, non solo per le donne, ma per tutta
l’umanità.
“È
l'occasione per ricordare al mondo che milioni e milioni di donne nel mondo non
sono al riparo dalla violenza e non sono libere di prendere decisioni
fondamentali sulla salute, sul corpo, sulla sessualità e sulla vita
riproduttiva. Decisioni che appartengono a loro e solo a loro” (Riccardo Noury,
portavoce italiano di Amnesty International).
“Lancio un appello a noi uomini che facciamo i regali: meno mimose, più
libri. Tema obbligatorio: i diritti delle donne. Vale tutto, senza steccati: da
Volevo i pantaloni a Madame Bovary, dai Monologhi
della vagina a Thelma e Louise. Che, magari, pure noi uomini,
giovani e non, sgraffignando quei libri, impariamo o ripassiamo qualcosa.”
(Matteo Gamba, Vice Caporedattore Vanity Fair e autore del celebre blog Diario
di Adamo).
“Dovremmo
insegnare nelle scuole il significato del giorno e festeggiare come uno meglio
crede in altre sedi. Se le persone non sanno perché si festeggia la colpa non è
solo loro, così come il fatto che le persone non vanno più a votare. Il
problema non è politico ma è Sociale e civico”. (Alberto Bertoli, cantautore e
musicista).
“Gli argomenti per
appassionarsi alla condizione femminile nel mondo non mancano, e parlare di
diritti delle donne a certe latitudini equivale semplicemente a promuovere i
diritti umani. Come scrivono i premi Pulitzer Nicholas Kristof e Sheryl WuDunn
nel loro libro Half the Sky, ‘nell’Ottocento
la sfida morale cruciale fu lo schiavismo; nel Novecento la battaglia contro il
totalitarismo. Noi crediamo che nel nuovo secolo la sfida morale fondamentale
sarà la lotta per l’uguaglianza fra i sessi in tutto il mondo’ (Emanuela
Zuccalà, giornalista e scrittrice)
“Io
l’8 marzo lo valorizzo nel contesto della storia della lotta delle donne in
tutto il mondo… I fiori non fanno male se sono di massa, e non all’occhiello!
(Jasmina Tesanovic, attivista politica, regista e scrittrice).
“Ridiamo il giusto valore al simbolo
della mimosa! Per tante donne nel mondo ha significato: impegno, lotta,
mobilitazione per spezzare le catene non solo alle donne ma a tutta
l'umanità” (Ada Scalchi, presidente Associazione 8 marzo, già sindaco di
Albano Laziale).
“Ci sta bene che "Giornata" sia un sostantivo femminile:
spetta a noi non accontentarci del singolare, per renderlo il più plurale
possibile. (Gabriele Maestri, scrittore, Caporedattore di Termometro
Politico).
“Occorre un cambiamento culturale, che forse
dovrebbe partire proprio dalle donne e da come loro stesse si vedono, dall’idea
che hanno di sé. Se un giorno avremo raggiunto questo obiettivo, e lo avremo
raggiunto in ogni angolo del Pianeta, allora sì che avrà senso una festa e sarà
bello festeggiare” (Palma Lavecchia, Capitano dei Carabinieri).