Gli
otto arrestati – uno dei quali inizialmente sembrava fosse riuscito a far
perdere le sue tracce – sono stati fermati in diverse località della Serbia. Sono
accusati di aver assassinato più di mille degli oltre diecimila musulmani
bosniaci trucidati dall’esercito serbo-bosniaco e dalle forze paramilitari serbe
inviate da Belgrado a Srebrenica tra l’11 e il 15 luglio 1995.
“È la
prima volta che arrestiamo parsone accusate di aver preso direttamente parte al
massacro perpetrato a Srebrenica”, ha dichiarato Bruno Vekaric, vice
procuratore serbo per i crimini di guerra, laddove per “persone che hanno preso
direttamente parte” s’intende coloro che hanno materialmente premuto il
grilletto o tirato le bombe a mano contro grappoli d’esseri umani mandati
letteralmente al macello.
Secondo
gli inquirenti, gli otto avrebbero fisicamente portato almeno quindici autobus
pieni di prigionieri di Srebrenica nella località di Kravica. Qui li avrebbero
fatti scendere, li avrebbero passati per le armi e poi avrebbero gettato bombe
a mano tra i mucchi di morti per eliminare eventuali sopravvissuti. Quindi i
corpi delle vittime sdarebbero stati inumati in fosse comuni per nascondere le
prove della carneficina.
Soddisfazione
è stata espressa dai sopravvissuti di Srebrenica, da anni riuniti in tre
associazioni che si battono per avere giustizia dei crimini commessi ai danni
dei loro cari e per vedere arrestati e condannati i responsabili del genocidio.
Moli
altri criminali di guerra restano a piede libero. Il conflitto bosniaco ha
provocato la morte di almeno 100.000 persone, in gran parte civili.