Questo
post, tuttavia, non vuole essere un
attacco a chicchessia da ex iscritto – e laureato – alla Sapienza. Ci hanno già
pensato altri, anche a livelli decisamente alti, e aggiungere nuove voci di
condanna o nuovi sfottò a una situazione oggettivamente di discutibile gusto italico
non cambierebbe nulla.
Quel
che preme qui dire, invece, è che la presenza del signor Schettino alla
Sapienza non è una semplice “goliardata” in salsa latina, o italiana che dir si
voglia, ma è probabilmente una scelta mirata e ponderata fatta dai suoi legali,
il cui fine ultimo, oramai, in tempi di giustizia-spettacolo, è quello,
sommando una serie di fattori, di ripulire l’immagine del loro difeso e di
creargli attorno un alone di simpatia popolare tale da poter esercitare una pressione
sui giudici che dovranno decidere il destino dell’ex comandante della Costa Concordia e, in caso di
condanna in primo grado, l’entità della stessa.
Questa
strategia non si limita alle sole aule universitarie. Passa, ad esempio, anche
attraverso le case editrici. A firma del noto legale del signor Schettino, di
cui comunque qui non farò nome perché non ho nessuna voglia di arricchire il
suo conto in banca, lo scorso 27 giugno è arrivata nella nostra redazione una
e-mail da un indirizzo g.mail, la cui autenticità va, ovviamente, tutta
provata. Firmatario della mail era (il sedicente) avvocato C.C., appunto legale
dell’ex comandante, che scriveva (o qualcuno per lui, magari un buontempone):
Buongiorno
Sono C. C., avvocato di Francesco Schettino
che insieme alla giornalista di Raiuno V. A. sta scrivendo un libro sulla sua
vicenda umana e giudiziaria legata al disastro della Costa Concordia. Ho avuto l’occasione di leggere alcuni
vostri lavori e gradirei potervi proporre questo nostro progetto
editoriale.
L'occasione mi è gradita per porgere
Distinti Saluti
Avv C. C.
Tel …
Questo, copiato e incollato, il contenuto
del messaggio. Sotto, ad arte, è leggibile quest’altro breve testo:
Sono C. C., avvocato di
Francesco Schettino e come concordato al telefono le invio, in allegato, parte
del lavoro del Comandante e della giornalista V. A.
Un saluto cordiale
Il
senso di questo messaggio “sfuggito” potrebbe essere, per l’editore
destinatario, il seguente: “Sbrigati a rispondere e a farti mandare il
materiale da leggere perché, come vedi, qui fuori c’è la fila e potresti farti
scappare l’occasione”.
E
come no! A pensarci bene, magari già che ci sono faccio anche una scappata a
Roma, a Fontana di Trevi, dove magari posso ancora incontrare il fantasma del
buon e grande Totò che vende la fontana agli stranieri!
La
nostra casa editrice naturalmente non ha risposto e non risponderà mai. Ma posso
facilmente pensare che questo libro ben presto uscirà, ci sarà chi lo comprerà
e chi lo recensirà, diverrà forse un “caso editoriale” e la strategia di
pressione mediatica nei confronti dei giudici diverrà ancora più forte ed
evidente.
Sarebbe
interessante fare una scommessa su quale casa editrice pubblicherà l’eventuale
libro. In ballo potrebbero esserci “bei soldi”, potrebbe dire qualcuno. Può
darsi. Ma in ballo c’è anche altro, anzi molto di più. A cominciare dalla
memoria di 32 innocenti e da un processo che dovrebbe andare avanti senza
pressioni, maxischermi e goliardate. Siamo in Italia, e ciò che non fa
spettacolo non esiste, è vero. Quindi partiamo sconfitti in partenza. Mi
permetto solo di spezzare una lancia a favore degli editori che non
pubblicheranno prodotti del genere. È bene, nel momento in cui stiamo vivendo,
che ci sia qualcuno a mantenere alto il nome di una categoria, quella
editoriale, che se la passa molto male e per diverse ragioni. Felici, davvero
ben felici, di far parte di questa auspicabilmente non ridotta schiatta.