Su alcuni media italiani – che non fanno cultura – la notiziola – che in un mondo dell’editoria mediamente normale non meriterebbe neppure una “breve” in fondo alla colonnina – è stata subito trasformata in fenomeno di costume diffuso nei Balcani, magari spingendo di riflesso anche qualche pedofilo italico (e ne abbiamo!) a farsi un viaggetto in Bosnia a scopare tranquillo in quello che viene quasi presentato come un paradiso del sesso esotico a un passo da casa nostra.
Se
gli stessi media – e altri ancora – avessero dedicato il medesimo impegno a
raccontare correttamente (scusate se sottolineo l’avverbio correttamente, ma
credo sia… corretto) la guerra in Bosnia e il dopoguerra, che giunge fino a
oggi, e che sa di corruzione, di neofascismo, di fame e di diritti negati,
forse gli italiani sarebbero meno ignoranti su ciò che è accaduto a un passo da
casa loro e avrebbero un’idea meno barbarica e razzista della Bosnia, dei
bosniaci e dei Balcani in genere. Invece, purtroppo, la nostra stampa continua
a essere attratta esclusivamente dalle famose cinque “esse”, tra le quali il
sesso la fa da padrone.
Dunque
i bosniaci tra uno scannamento e l’altro – essendo barbari – scopano di brutto,
persino quasi in fasce. Questo il messaggio che passa, in soldoni. La guerra ha
attirato migliaia di borderline italiani in Bosnia, che a volte hanno fatto più
danni del conflitto. Poi è venuta la pace imperfetta, quella transgenica di
Dayton, che ne ha attirati migliaia ancora. Ora vediamo che guai riusciamo a
fare col sesso, come se noi italiani non avessimo esattamente gli stessi
problemi, ovvero un’adolescenza che matura sessualmente e non solo sempre prima
e l’incapacità di comprendere, spiegare e gestire quello che è un problema solo
se non si forniscono agli adolescenti gli strumenti giusti e necessari per
conoscersi a fondo e comprendersi.
Non
siamo solo noi italiani a essere meschini. E non sono solo i giornalisti
italiani a esserlo. Eppure mi piacerebbe sapere quante sono le donne tra i
presunti “colleghi” e le presunte “colleghe” che hanno firmato quegli
articoletti che non fanno né costume né cronaca, ma solo pettegolezzo
pre-natalizio e, di conseguenza, tanta tanta tristezza.