Quel che rimane, però, spesso sono le piccole cose. A
Roma, come ho scritto fu facebook qualche giorno fa, l’idea di essere presi in
giro quando, alla reception dell’albergo, l’addetta si scusa spiegando che c’è
da pagare di più perché “dal primo settembre 2014 la tassa di soggiorno è stata
aumentata a quattro euro”. Sui giornali si racconta di furti di decine e decine
di milioni, furti di denaro pubblico; e la tassa di soggiorno viene aumentata a
quattro euro. Che pagano, come sempre, le persone oneste. È una quisquilia, ma
ti senti preso in giro e ferito.
A Venezia, riecheggiano ancora nelle orecchie le parole
di una signora anziana, sudamericana: “Italiani, vergogna”. Parole strillate
perché, dopo essere stata “alleggerita” nel portafoglio per tutto il giorno in
una città in cui il livello dei prezzi è così alto da apparire alla fine
grottesco, a un certo punto non ce l’ha fatta più quando, nella stazione delle
ferrovie dello stato, s’è ritrovata a dover inserire una moneta da un euro per
poter accedere ai bagni pubblici. Sarà anche normale pagare 1.936,27 lire per
fare una pisciata. Ma è “normale” perché ormai noi italiani siamo disposti ad
accettare tutto, incapaci come siamo di ribellarci e di diventare popolo da
quell’accozzaglia che siamo. Ma – che ne conveniate o no – 1.936,27 lire per
liberare la vescica dopo aver dovuto pagare anche l’aria che hai respirato –
perché a Venezia è così – alla fine è davvero troppo. Chiaro, siamo di fronte
alla goccia che fa traboccare il vaso. Ma quel vaso prima o poi è destinato a
incrinarsi, se ogni anno tanti veneziani se ne vanno dal centro storico. Di chi
è Venezia? È di proprietà dei negozianti che fanno pagare cinque euro per una
cioccolata calda fatta con la bustina? O dei corrieri che per consegnare un
pacco chiedono un sovrapprezzo di 25 euro? Ma lo sapete che per farsi
consegnare mille chili dalla Polonia bastano 17 euro e che per farsi arrivare
dagli Stati Uniti lo stesso pacco che a Venezia richiede un sovrapprezzo di 25
euro servono pochissimi dollari? Eppure c’è molta più acqua in mezzo.
Addirittura un oceano…
E allora sì: “Italiani vergogna”, la signora aveva
ragione. Italiani vergogna perché oramai non riusciamo a indignarci più di
fronte a nulla ma sappiamo solo chinare il capo e aprire il portafoglio, pur di
vivere quietamente e non avere problemi.
Però per quanto potrà ancora andare avanti così? Siamo
davvero sicuri che possa essere per molto?