La maggioranza che sostiene il nuovo governo di coalizione è composta dall’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (Snsd – che esprime otto ministri), dal Partito socialista (quattro ministri), dall’Alleanza democratica del popolo (tre) e da un partito di minoranza croata, a cui è stato concesso il contentino di un ministero. Nonostante l’abbondanza di aggettivi che richiamano alla “democrazia” nel nome dei partiti parte di questo progetto politico, si tratta di una coalizione nazionalista che, se volessimo definire con modelli politici italiani, può essere considerata ampiamente di destra.
Secondo
il confermato primo ministro Cvijanović – la cui posizione riguardo il
genocidio di Srebrenica è da sempre fumosa, a voler essere ottimisti –
prevalente missione del nuovo esecutivo sarà la costruzione di un sistema
economico stabile che favorisca la crescita e la creazione di nuovi posti di
lavoro. Per accelerare la secessione dalla Bosnia Erzegovina, avrà pensato
sornione il padre-padrone Dodik, il presidente filo-russo che vuole fare della
Rs un Paese indipendente nel panorama dei nuovi fulminati sulla via per il
Cremlino, in spregio al recente passato e agli Accordi di Dayton.