Come
ormai noto, domenica 24 aprile Norbert Hofer, il candidato del Partito della
Libertà (Fpö), formazione radical-conservatrice fondata
e amorevolmente allevata dal defunto (2008) Jörg
Haider (che negli ultimi anni della sua vita lasciò il Fpö per fondare la Bzö),
ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali austriache con un ottimo
35% dei voti, contro lo scialbo 21% del principale concorrente, il verde Alexander
van der Bellen. Tutta la destra più o meno populista, xenofoba o razzista
europea si è affrettata a salire sul carro del vincitore, provando a
monetizzare il successo di Hofer, che il 22 maggio è atteso dal ballottaggio
con la prospettiva non remota di sedere sulla poltrona di primo cittadino
austriaco.
La stampa italiana ha riportato le
felicitazioni dei vari leader della
destra anti-migranti e isolazionista europea. Tra le varie, da ricordare senz’altro
quelle del leghista italiano Matteo Salvini e della leader del Fronte Nazionale francese Marine Le Pen.
“Le
mie più sincere congratulazioni ai nostri amici del Fpoe per questo magnifico
risultato. Bravo al popolo austriaco!” ha scritto in un misurato ma esauriente
twit la Le Pen.
Immancabile,
invece, la sbrodolata di parole del barbuto ariano leghista: “Provo immensa
gioia per il grande successo del nostro storico alleato Fpö. È la migliore riposta agli indecisi, a chi tentenna
nel centro-destra italiano. Quel che mi sconcerta e che mi fa incazzare è il
pressapochismo con cui vengono definiti destra xenofoba e razzista dai media. Chiunque chieda libertà, immigrazione controllata e un’Europa
diversa viene subito marchiato. Il ‘politicamente corretto’ uccide la verità e
la realtà”.
Se Salvini ha ragione, vuol dire
almeno due cose. La prima è che per l’estremismo di destra la parola “libertà”
presuppone solo la propria, mai quella degli altri. E questo lo avevamo già
ampiamente capito durante il ventennio fascista e il dodicennio nazista. La seconda
è che basta avere una parola scritta nel nome del proprio partito per poter
immancabilmente essere identificati con quella parola. È un po’ come le scarpe
che porti ai piedi o il vestito che indossi: l’abito fa il monaco. Quindi se
nel nome per partito c’è scritto “libertà”, quel partito è liberale. Se c’è scritto
“democrazia”, quel partito è democratico. E deve per forza essere così. Perché
nel nome del partito guidato dal presidente dall’entità della Repubblica serba
di Bosnia (Rs), Milorad Dodik, detto “l’orso”, la parola “democrazia” in
effetti c’è. Il nome corretto del partito infatti è Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (Savez nezavisnih socijaldemokrata, Snsd).
Insomma: democratici, attenti al sociale e forse pure un po’ socialisti, ma
solo un pochino. Insomma, c’è tutto, nel partito di Dodik. In effetti, manca
solo la democrazia… quella vera. Ma l’importante è che ci sia scritto. Magari
un giorno arriverà…
Sull’exploit assolutamente lusinghiero di Hofer, il leader ultranazionalista serbo-bosniaco ha espresso ieri la sua felicità
“nell'apprendere la notizia”, auspicando “un trionfo
anche al secondo turno”. Infine, Dodik ha esortato “tutti i serbi residenti in
Austria a dare il proprio voto a Hofer”, mettendo così in azione la sua gioiosa
quinta colonna. Probabilmente per avere un alleato in più in sede europea all’atto
di proclamare unilateralmente l’indipendenza dalla Bosnia Erzegovina.
Insomma:
democratici e liberali, questi leader
dell’estrema destra europea. Magari a volte confondono ciò che è liberale con
ciò che è liberista. Magari a volte sostengono la necessità – ma sempre
democraticamente – di una bella pulizia etnica (“terroni”, “africani”, “musulmani”,
“zingari” o altro, che importa?). Ma con le idee ben chiare e pronti ad
approfittare del momento per fare un bel balzo indietro nel tempo. Forse un
giorno fonderanno un Partito nazionalsocialista europeo e avranno perfino qualche
seggio nell’Europarlamento, sognando un nuovo Reich. Ma intanto nessuno sembra
volersi avvedere di quel che sta accadendo in Europa e gli estremismi
guadagnano consenso. Se continueremo a fare finta di non essercene accorti,
arriverà il momento del non ritorno. Intanto, resta da capire chi tra Hofer,
Salvini, Le POen e Hofer sarà ministro della democrazia e della libertà nel
governo del futuro Reich. Magari chiederanno consiglio a Putin e a Berlusconi…