Per me è molto importante ricevere le lettere dei miei lettori. Talvolta leggerle e rileggerle è quasi un rito. Poi arrivano lettere come quella che pubblico qui e mi sento premiato come se avessi vinto il premio più importante della galassia. Perché chi fa il mio lavoro non vive di certezze ma di dubbi continui. E sentirsi sostenuti e compresi è qualcosa di incredibilmente prezioso.
Grazie!
Grazie davvero anche a nome di Riccardo Noury!
Mi
è piaciuto molto il libro, Luca.
È
un ottimo lavoro, complimenti. E di dubbi che potesse esserlo o non esserlo, in
tutta onestà, non ne avevo neanche uno.
Mi
piace tantissimo la "modalità dialogante" che avete scelto. Può
essere percepita in modi diversi, credo. Ad esempio: a tratti vi ho visti
seduti a un tavolo di una sala da the discorrere amabilmente. Altre volte vi ho
visualizzato dietro una scrivania, ognuno nel suo studio, a scrivervi epistole,
a porvi domande, a suggerirvi risposte, la notte, quando il ritmo frenetico
delle giornate allenta un po' la morsa. Il punto è che, qualsiasi sia il
contesto, lo scenario, il modo in cui il vostro botta e risposta viene
visualizzato, il lettore se ne sente parte, si sente incluso, partecipa, vi
ascolta, capisce.
"Capisce".
Questo è il nodo.
Il
vostro testo fa comprendere cosa è successo a Srebrenica venti anni fa senza
spiegare, senza essere didascalico. Il lettore capisce, e non è poco. Il
lettore capisce Srebrenica, ed è un'enormità. Il lettore capisce prendendo
parte alla discussione, ed è meraviglioso avvicinare il concetto di dialogo all’orrore
che è Srebrenica, alle divisioni che è Srebrenica, alla distanza che è
Srebrenica, all’assenza di comunicazione che è Srebrenica.
Potenza
del dialogare!
Io
credo che "Srebrenica, la giustizia negata" sia parte della stessa
svolta de "I bastardi di Sarajevo". È la svolta nella modalità del
comunicare che ti sei inventato. Mi piace: arrivi diretto, scarno, semplice,
accessibile sempre, rendendo possibile quell’alchimia meravigliosa che è
rendere comprensibili fatti/eventi/storie/persone/orrori della storia complessi
e ostici.
Io
credo che sia precisamente questo che uno scrittore che si occupi di storia, di
società, di economia, di politica, di vita deve sapere fare. Quindi, mi viene
da dire che hai centrato l'obiettivo. Obiettivo centrato che non è solo quello
focalizzato sulla tua ultima fatica letteraria, ma che, più diffusamente, si
estende a te come scrittore.
E
comunque ho appena scritto una cosa bruttissima, ti chiedo scusa. Uno scrittore
non dovrebbe raggiungere mai alcun obiettivo. Uno scrittore deve stare
eternamente in una condizione di tensione al meglio, al più bello, al più
brutto, al più morbido, al più duro, al più. Uno scrittore deve anelare.
Sempre. Quando smette e sente di essere arrivato, ha smesso di essere uno
scrittore. Ed è proprio questo che ti auguro: anelare eternamente.
Tornando
al libro: fa godere la tua preparazione, il tuo grado di confidenza con le
tematiche bosniache, balcaniche più in generale, di Srebrenica più nel
particolare. E lo so, non è una novità...per fortuna!
Per
quanto uno possa conoscere ciò che è successo con un buon grado di precisione e
di dettaglio, tu riesci a raccontarne sempre un pezzo in più. I tuoi libri
materializzano quell’adagio popolare secondo cui "non si smette mai di
imparare". È bello, è utile, trovo che renda il senso del
"commemorare ancora", del "parlarne ancora", nonostante gli
anni che trascorrono dallo svolgimento degli eventi (naturalmente di ragioni
per parlare di Srebrenica ce ne sono tantissime, come sottolinei nel libro, sia
chiaro...).
Fa
godere il coraggio. Perché ci vuole coraggio a parlare di genocidio di
Srebrenica. Ci si schiera, ci si espone, si sceglie una parte "dietro la
Linea Gotica". È il coraggio dell'onestà e delle "battaglie"
condotte con purezza e coerenza. E ben sappiamo, entrambi, quanto sia difficile
di fronte agli orrori dei '90 balcanici schierarsi e, in più, nutrendo la
volontà di rimanere onesti con se stessi e coerenti.
Prescindendo
da Srebrenica per un attimo, è sempre difficile parlare di genocidio.
Mediamente l'umanità non è neanche portata a riconoscerne l'esistenza. Forse
perché l'uomo inconsciamente sa di poter perpetrare lo stesso terribile
delitto, ovunque, in tutte le epoche, a tutti gli stadi di sviluppo economico e
culturale. È agghiacciante, ma è così. Verificare quali e quanti genocidi
vengano ufficialmente riconosciuti in quali e quanti Paesi nel mondo è operazione
che fa accapponare la pelle. Terribile scoprire che, per ben che vada, ognuno è
pronto a riconoscere il "genocidio degli altri" e non il suo. È la
ferma garanzia che un nuovo genocidio si ripeterà ancora.
Pertanto,
complimenti anche per il coraggio e l'onestà che sta nella volontà precisa di
parlare di genocidio.
Mi
è piaciuta molto la sostituzione terminologica (cui corrisponde una
sostituzione anche di "sostanza") di "terrorista" con
"nazista". È un'analisi acuta. È di nazismo che si tratta, a cui però
toglierei ogni attributo religioso o culturale, perché nazismo è assenza di
cultura, assenza di capacità di dialogare e assenza del più infinitesimale
senso del sacro. Nazismo è assenza (mi piace l'idea di definire il nazismo per
sottrazioni. Non voglio concedere la soddisfazione di un processo che non sia
negativo, anche solo a livello linguistico).
Nazismo
è nazismo. E in quanto tale è da combattere, da debellare e i nazisti vanno
catturati e puniti tutti severamente, senza concedergli il privilegio di
potersi definire null'altro se non nazisti.
Che
i nazisti provengano da Serbia, Bosnia, Croazia, dalle nazioni dell'Europa
occidentale, dalle Americhe o dagli Orienti, poco importa: nella feralità,
nella cattiveria, nella crudeltà, nell'avidità, nell'idiozia del delirio della
volontà di supremazia non v'è differenza fra gente e gente. E poco importa se
portino un turbante o un copricapo da cetnico, l'importante è che esista chi
indossi il cappellino da partigiano, l'importante e che ci sia la Resistenza.
Intesa come resistenza al male e come ricerca della giustizia.
E
il vostro libro è Resistenza.
Mi
fermo qui, perché sono già stato lunghissimo e so quanto il tempo ti sia
risorsa decisamente scarsa.
Grazie
Luca. Finire di leggere ogni tuo ultimo libro mette la voglia di iniziare a
leggere il prossimo. Anela, amico mio...
Giuseppe Modica,
Torino