Abbiamo
ricevuto un testo molto bello dedicato al libro di Gino Marchitelli dal titolo
“Il barbiere zoppo”, scritta da Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, dell’ANPI
Nova Milanese (Monza e Brianza).
Un
romanzo avvincente, ricco di pathos e
intensità emotiva, “Il barbiere zoppo: 1969, una ragazza e la scoperta
della Resistenza” di Gino Marchitelli, svela fondamentali verità sul ventennio
e sugli orrori del regime nazifascista, attraverso gli occhi veri, puri e ingenui
di ragazze e ragazzi in dialogo tra generazioni.
Siamo
nel 1969.
Lidia,
una giovane del sud, scoprirà il valore della libertà, della lotta partigiana e
dei movimenti pacifisti, politici e sociali degli anni della contestazione,
attraverso l'esperienza di un viaggio iniziatico dalla Puglia a Braccano, un
remoto paesino delle Marche. L'incontro con il vecchio Aurelio conduce Lidia
verso una nuova vita e un'altra storia.
Grazie
ad Aurelio, sopravvissuto ai campi di sterminio, a un diario scritto tra il
1937 e il 1944, all'incontro con un gruppo di giovani, alla musica e alla
conoscenza dell'amore, la vita di Lidia cambierà per sempre. Questo romanzo è
scritto con l'intento di esorcizzare l'enorme ignoranza che permea il nostro
dilaniato Paese su tutte le abominevoli vicende compiute dai soldati italiani e
dal fascismo nelle colonie e nelle guerre imposte prepotentemente dalla follia
di conquista del duce, dal regime e dalla borghesia asservita alla dittatura
per bieco interesse economico. Il nostro Paese non potrà mai essere libero e
democratico se non ammette e non fa i conti con la propria storia e se non
insegna alle nuove generazioni la verità degli eventi.
La
verità è un elemento fondamentale affinché una democrazia viva e si sviluppi
per garantire la libertà e la crescita di un popolo con senso critico, corretto
e coerente. Con questo romanzo, l'Autore inserisce, nella generale finzione
narrativa, diversi elementi e aspetti documentati e reali della nostra storia.
Il romanzo, attraverso la narrazione di diverse generazioni, svela i profondi
contrasti di un popolo sottomesso, manipolato da un dittatore e da un manipolo
di delinquenti, che hanno commesso crimini disumani e di orribile portata, e si
sono arricchiti e hanno distrutto il nostro Paese, gettandolo nel baratro
dell'oppressione, della miseria, delle guerre, della morte. Molte persone
comuni e antifascisti, come i personaggi del libro, hanno resistito e non si
sono piegati alla “vergogna e all'orrore” per tutta la durata della dittatura e
sono in seguito stati protagonisti della Resistenza e della Liberazione. Ma la
nostra democrazia, nata dall'Antifascismo, è oggi debole, labile, corrotta e non
solo nei vertici e in molte organizzazioni politiche, ma anche in molti settori
del commercio, dell'industria, del lavoro. L’ipocrisia xenofoba e razzista,
presente anche nelle istituzioni, istiga all'odio verso l'altro, il più debole,
l'emarginato. La Costituzione, il lavoro, i diritti vengono disattesi e
calpestati.
I
protagonisti del romanzo sono frutto di invenzione narrativa, anche se molti
sono i riferimenti reali e documentati della presenza e della lotta partigiana
del gruppo ribelle di Roti (MC), del prete Don Enrico Pocognoni, che fu vittima
dell’eccidio di Braccano del 24 marzo 1944, e del gruppo dei giovani beat che si riunivano realmente nella
scuola di Braccano.
Con
questa intensa narrazione, l'Autore ha voluto fare memoria dei grandi sentimenti
politici, umani, sociali che hanno contraddistinto un importante periodo della
nostra storia contemporanea, narrando e intessendo il “filo rosso” tra la lotta
di Liberazione e le profonde rivendicazioni sociali e politiche dei movimenti
studenteschi e operai degli anni caldi della contestazione, fino all'attuale
Nuova Resistenza contro le manovre politiche di sopraffazione e sfruttamento
dei popoli da parte delle grandi multinazionali e dei governi asserviti ai
poteri forti, che dominano il pianeta, tramite la finanziarizzazione
dell'economia e le bieche operazioni guerrafondaie.