Aleksandar
Vučić, il primo ministro nazionalista serbo, è arrivato ieri a Srebrenica per
la conferenza di due giorni sullo sviluppo della città e ha portato con sé la
promessa di versamento di 5 milioni di euro e una corona di fiori. Il denaro è
solo una prima trance dei circa 30 milioni
di euro che Belgrado deve da anni a Srebrenica per l’allagamento di ampie
porzioni del territorio sotto l’amministrazione della città al fine di creare
un bacino idrico a vantaggio della confinante Serbia. I fiori sono invece stati
deposti nel memoriale di Potočari per rendere omaggio alle 10.701 vittime del
genocidio consumato da serbo-bosniaci e serbi nel luglio del 1995, ma che per Belgrado
sono “solo” circa 7.000. “Per quanto mi riguarda non mi sono mai preoccupato di
esprimere pubblicamente la mia opinione su quanto è accaduto a Srebrenica. Ma
il modo in cui inchino il capo davanti alle vittime dimostra il rispetto che ho
per loro”, ha affermato Vučić. Dicendo, di fatto, ben poco, perché ancora una
volta ha evitato accuratamente di pronunciare quella che per i nazionalisti
serbi (e non solo per loro, basti pensare ai turchi di “re” Erdogan) è una
parola tabù, che va troppo in profondità nella loro coscienza, ovvero “genocidio”.
Con Vučić
ha partecipato alla piccola cerimonia anche Bakir Izetbegović, presidente
musulmano bosniaco della presidenza tripartita bosniaca, uno dei maggiori
responsabili politici del disastro politico, economico e sociale in cui versa
la Bosnia Erzegovina in questo tormentato e interminabile dopo-guerra. Ma fin
qui, probabilmente, le povere vittime di Srebrenica avranno anche portato la
necessaria pazienza. Certo che si siano rivoltate nella loro piccola bara di
legno verde sapendo che della delegazione di politici in visita mediatica a Potočari
facevano parte anche i due signori del negazionismo serbo-bosniaco, ovvero il
pachidermico presidente miliardario Milorad Dodik e il suo fedele paggio, la
prima ministra serbo-bosniaca Željka Cvijanović, che tuttavia
qualche idea di fare le scarpe a Dodik la accarezza da tempo, pur non avendone
ancora i numeri (e la forza).
Oggi
si conclude la due giorni di conferenza per lo sviluppo di Srebrenica. Poi
tornerà l’oblio?