La
campagna elettorale bosniaca in vista delle elezioni politiche e presidenziali
del 12 ottobre procede tra bugiarde promesse, tensioni sociali, scoramento dei
più e difficoltà per molti a mettere insieme il pranzo con la cena o ad avere
un tetto sulla testa, come nel caso degli alluvionati di maggio e di settembre.
In
questo contesto già di per sé poco edificante – come sempre è quando si ha a
che vedere con i politicanti in campagna elettorale – giunge da Sarajevo una
notizia poi quasi subito smentita da Banja Luka che fa non poco pensare.
Secondo
notizie di stampa bosniaca (quindi, vatti a fidare…), poi rimbalzate da alcuni
media internazionali, lo scorso 28 settembre sarebbe giunto in Republika Srpska
di Bosnia (Rs) una folta delegazione di russi in odore di inglobare elementi
riconducibili ai corpi speciali e di intelligence.
Notizia che ha diffuso non poca preoccupazione, anche perché giunta pochi
giorni dopo il rientro di Milorad Dodik, il presidente secessionista ed
estremista della Rs, dall’ennesimo viaggio di pellegrinaggio al cospetto del
suo modello, protettore e mentore russo Vladimir Putin. Ieri da Banja Luka è
giunta la secca smentita, sostenendo che la delegazione russa di cui sopra
sarebbe composta “prevalentemente da artisti” giunti in Repubblica serba di
Bosnia per partecipare a vario titolo a non meglio specificate celebrazioni
nell’ambito del centenario dallo scoppio della Grande Guerra. Tutta colpa di
Gavrilo Princip, insomma, si potrebbe concludere, uno non meno serbo-bosniaco e
non meno estremista di Dodik…
La
chiosa più interessante, invece, potrebbe essere: e chi ci crede? Può darsi che
i soldi del petrolio russo possano permettere a ben 140 persone di recarsi
nella colonia serbo-bosniaca per delle curiose celebrazioni. Ma tutti – almeno coloro
che vogliono vedere – abbiamo davanti agli occhi l’aggressione russa all’Ucraina
e le crescenti ambizioni putiniane di far tornare la Russia a essere una
potenza mondiale di primo piano (cosa che oggi, decisamente, non è, per quanto
usurpi un seggio permanente – come anche ad esempio le stra-decadute Francia e
Gran Bretagna – nel Consiglio di sicurezza dell’Onu). Siamo al corrente anche
che Putin è uno con parecchio pelo sullo stomaco, come sanno ad esempio anche
georgiani e ceceni, tra gli altri. E che allo “zar” con scarsa auto-ironia
farebbe comodo avere in una Rs indipendente e controllata e in una Serbia
colonizzata le sue teste di ponte armate verso l’Europa centrale e occidentale.
Se due più due fa ancora quattro, allora ribadisco: e chi ci crede?
Putin
e Dodik stanno spudoratamente avviando le operazioni per la secessione della Rs,
seguendo il modello ucraino, che ha dolorosamente messo in luce l’incorporeità
dell’Unione europea e l’inconsistenza degli Stati Uniti. Ora bisogna vedere
quanto ci metteranno a capirlo i politici ciechi, muti e sordi di Bruxelles e
gli Yankees. Ai quali le guerre piacciono perché fanno alzare il prodotto
interno lordo e fanno piacere alle lobby
dei produttori di morte, è vero. Ma qualcuno ha pensato di chiedere ai bosniaci
di tutte e tre le nazionalità, e agli altri, come vedrebbero una nuova guerra,
stavolta per la secessione di una Entità, la Rs, pur sempre nata dallo stupro
etnico e dalle fosse comuni? E chissà che non escano fuori risposte decisamente
orientate contro ogni guerra e secessione?
Ministro/commissario
Mogherini, se almeno intuisce dove si trovano i Balcani, batta un colpo (prima
o poi, se riesce almeno a centrare la porta…)! Ma non di cannone, grazie…