Anticipo
solo che domani mattina ne parlerò alle 6,20 su Radio Uno a Voci del mattino, la trasmissione
condotta da Paolo Salerno.
Partito
di maggioranza relativa è, come sempre, quello dell’astensionismo: 46 per
cento, contro uno striminzito 54 per cento che è andato a votare. L’affluenza è
decisamente più alta, circa dieci punti, rispetto a quella delle passate
elezioni amministrative, ma il dato mostra una sempre più marcata e ormai
consolidata disaffezione e sfiducia dei bosniaci erzegovesi verso la politica e
i politici. Dei circa 3,2 milioni di votanti, in definitiva, su base nazionale
poco più di 1,7 milioni sono andati a esercitare il loro diritto-dovere.
Relativamente
ai parziali degli spogli, i dati più significativi sono al momento quelli delle
elezioni per la presidenza tripartita che, giunti oltre il 90 per cento dello
scrutinio, danno per la parte musulmana
bosniaca (dieci candidati) in testa il presidente uscente Bakir Izetbegović, con il 32,7 per
cento dei voti contro il 27 per cento di Fahrudin Radončić, il
Berlusconi musulmano di Bosnia. Buon terzo, con il 15 per cento dei voti, l’outsider Emir Suljagić, ex giornalista,
sopravvissuto di Srebrenica, che si sperava potesse togliere il monopolio del
potere al populismo e al nazionalismo dei partiti a matrice musulmana di Izetbegović (Sda)
e di Radončić (Sbb).
Per l’elezione del candidato croato-bosniaco (quattro candidati), ha corso
praticamente da solo e vinto il favorito Dragan Čović, nazionalista “moderato” dell’Hdz
BiH, partito d’ispirazione nazionalista filo-croato. A lui oltre il 50 per cento
dei voti, contro il 38 circa dell’altro nazionalista, Martin Raguž, candidato
dell’Hdz 1990.
Per l’elezione del presidente serbo-bosniaco della presidenza tripartita, al 90 per
cento circa dello spoglio appassionante testa a testa tra Mladen Ivanić e la
candidata di Milorad Dodik, il potentissimo signore e padrone della Repubblica
serba di Bosnia, ovvero la premier dell’entità serbo-bosniaca Željka Cvijanović.
Il primo è per ora accreditato di un 48,3 per cento dei voti, la seconda del
48,14 per cento.
Per quanto riguarda il parlamento nazionale, va ricordato che gli scrutini vengono svolti
contemporaneamente in tutte e due le Entità ma i partiti presentatisi nelle due
Entità sono diversi, a parte alcune eccezioni, il che determina una
frammentazione ancora maggiore dei dati finali e impone ancor più difficoltà
nel mettere insieme una maggioranza che possa sostenere un governo.
Con il 90 per cento circa dei voti scrutinati, questa
la situazione.
In Federazione
di Bosnia Erzegovina (FBiH, l’Entità a maggioranza musulmana e cattolica), su
22 partiti che hanno presentato candidati, in testa l’Sda di Izetbegović con il
27,8 per cento dei voti, secondo il Fronte democratico, con il 15 per cento,
terza l’Sbb del magnate dei media e degli alberghi Radončić con il 14 per
cento, quarta una composita coalizione di partiti e partitini erzegovesi
croato-bosniaci, con il 12 per cento, quindi i socialdemocratici (decisamente
ridimensionati rispetto al voto di quattro anni fa a causa di corruzione e
cambi di poltrone) con il 9,7 per cento dei voti. Il partito meno votato, il
Pdp-Ndp, ha preso 138 voti, pari allo 0,02 per cento. Il Partito comunista s’è
fermato in diciannovesima posizione, con lo 0,36 per cento.
In Repubblica
serba di Bosnia erano ben 29 i partiti candidatisi per comporre la nuova assemblea
del popolo, come è denominato il parlamento locale. Nettamente in testa, con il
33 per cento, i nazionalisti del Snsd di Dodik, seguiti dai nazionalisti del
Sds, con il 27 per cento. Agli altri, solo le briciole.
I dati relativi ai parlamenti delle due Entità, fermi al 70 per cento dello scrutinio
circa, ricalcano abbastanza fedelmente i dati nazionali.
Ultimo dato per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica serba di Bosnia. Su 19 candidati,
a scrutinio da ultimare è, a sorpresa, in testa di poche spanne il presidente
uscente, Milorad Dodik, grande fautore della secessione dell’Entità a
maggioranza serbo-bosniaca e amico personale di Vladimir Putin. Dodik ha fin
qui accreditato il 47 per cento dei voti, contro il 45 per cento dello sfidante
Ognjen Tadić. Agli altri, da divedersi il poco non andato ai due sfidanti.
Possibile che già domani si abbiano tutti i risultati
definitivi.