La distribuzione sta procedendo e oramai il libro è disponibile o prenotabile in molte librerie.
Quello che segue, in sintesi, il contenuto del libro, che gode di importanti contributi.
Srebrenica, Bosnia Erzegovina, 11 luglio 1995: oltre
diecimila maschi tra i 12 e i 76 anni vengono catturati, torturati, uccisi e
inumati in fosse di massa. Stesso destino hanno alcune giovani donne abusate
dalla soldataglia. Le vittime sono bosniaci musulmani, da oltre tre anni
assediati dalle forze ultranazionaliste serbo-bosniache agli ordini di Ratko
Mladić e dai paramilitari serbi.
Quattro
lustri dopo, rimane un profondo senso di ingiustizia e di impotenza nei
sopravvissuti e un pericoloso messaggio di impunità per i carnefici di allora,
in buona parte ancora a piede libero e considerati da alcuni persino degli
“eroi”.
Questo libro è un reportage nel buco nero della guerra e del dopoguerra bosniaco e nel vuoto totale di giustizia che ha seguito il genocidio di Srebrenica, una delle pagine più nere della storia europea del Novecento e sicuramente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale.
Questo libro è un reportage nel buco nero della guerra e del dopoguerra bosniaco e nel vuoto totale di giustizia che ha seguito il genocidio di Srebrenica, una delle pagine più nere della storia europea del Novecento e sicuramente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale.
“L’ipocrisia, il cinismo e l’indifferenza della
politica interessata solo al potere, fanno sì che ancora, a Srebrenica, le
vittime degli orrori debbano vedersi quotidianamente davanti, impuniti,
arroganti, beffardi, minacciosi – spesso trasformati in eroi –, molti dei loro
carnefici o quelli dei loro cari sepolti in fosse comuni o fatti a pezzi e
conservati in frigoriferi, gli stupratori individuali e di massa, e non possano
elaborare immani sofferenze e lutti atroci. Noi piccoli o grandi militanti
della Memoria e attivisti dell’integrità inviolabile dell’uomo, ci sentiamo
presi alla gola da un insopprimibile senso di impotenza sfregiato da
revisionismi e negazionismi. Qualcosa però possiamo farlo!”. (Moni Ovadia)
“Luca
Leone e Riccardo Noury sanno quanto sia importane raccontare ciò che è stato
fatto a Srebrenica e quanto sia vitale che anche gli altri, più persone
possibile, sentano e facciano qualcosa affinché finalmente avvenga quello che
le Donne di Srebrenica da anni chiedono durante le loro proteste non violente,
che si svolgono l’11 di ogni mese a Tuzla: ‘Noi vogliamo verità e giustizia, e
vogliamo condanne per i criminali’”. (Irfanka Pašagić)
“Il
popolo bosniaco va accompagnato e aiutato verso quell’Europa che qui ha
dimenticato a lungo le sue carte dei diritti e da qui deve ripartire in un
cammino, arduo ma possibile, di pace e giustizia”. (Silvio Ziliotto)
“I
bosniaci hanno un cuore grande e meritano un futuro positivo. Spero davvero che
andrà sempre meglio. Io continuerò a fare il massimo per aiutare il mio Paese”.
(Miralem Pjanić)