580
megawatt: è questa la potenza che dalla fine del 2016 o al massimo dall’inizio
del 2017 potrà essere prodotta dal gigantesco impianto fotovoltaico che il governo
marocchino sta facendo costruire ai bordi del deserto del Sahara, fuori dalla splendida
città turistica di Ouarzazate. Quando sarà completato, l’impianto sarà esteso per decine di ettari, all'incirca quanto la città marocchina di Rabat, e sarà uno dei pochi manufatti umani
perfettamente visibili dallo spazio.
Al
momento la centrale già produce circa 160 megawatt e a regime potrà fornire oltre il triplo di elettricità, con un risparmio energetico e ambientale immenso.
Basti pensare che al momento il Marocco è dipendente dalle importazioni di combustibili
fossili per il 97 per cento della produzione di energia. Ebbene, quando l’impianto
andrà a regime, l’anno prossimo, il Marocco potrà auto-produrre il 41 per cento
del proprio fabbisogno energetico, arrivando a produrne il 53 per cento entro
il 2030.
Il
costo dell’intera operazione è di soli 9 miliardi di dollari, con un impatto
ambientale pressoché nullo.
Questo
è il futuro. È vero che il Marocco nella zona sahariana ha un’insolazione circa
tre volte maggiore rispetto all’insolazione media italiana (circa 3.000 ore l'anno contro circa 1.000 ore in Italia), ma anche il nostro
Paese potrebbe produrre centinaia di megawatt con un impatto ambientale
immensamente più basso rispetto a quello derivante dall’uso di combustibili
fossili, se solo questo punto fosse nella scadente agenda delle nostre scadenti
forze politiche.