Infinito edizioni novità in
libreria
(€ 10,00 – pag. 96)
Di Gianluca Paciucci
Prefazione di Francesco Improta
Quando un essere umano rifiuta l’orrore, qualcosa
che è impossibile da accettare o da far presente alla memoria, spesso rimuove
il dolore e il suo ricordo, ingannando se stesso e la sua mente per poter
vivere e andare avanti. Il gesto, quindi, è quello del chiudersi in se stessi,
di “non guardare” e di fuggire lontano. È qui, però che sta la forza impavida
dei poeti.
Nel libro Rictus
delle verità sociali Gianluca Paciucci, poeta fortiniano, riversa in una
prorompente e roboante poesia, gridata e urlata ad alta voce, una cruda
denuncia contro gli orrori del presente. Nei suoi versi il lettore si scontra
con tematiche sociali scottanti e scomode, dai corpi degli immigrati, che popolano di
sangue e cadaveri il nostro mare, alla contenzione dei malati psichiatrici, ai
mattatoi dei centri di identificazione e di espulsione italiani, alle morti
violente nelle carceri, facendo riferimento a fatti di cronaca vera e recente.
All’umanità che non vuole vedere e che si
nasconde dietro una maschera di ipocrisia, Paciucci risponde con una potente
espressione di atroce fissità del viso, il rictus
appunto, e con una serie di immagini scattate da Guido Penne, dove la
fragilità e la forza della nudità del corpo esprime l’eterna battaglia
dell’uomo, in bilico tra luce e tenebre.
“Come
quella di Franco Fortini, anche la poesia di Gianluca Paciucci è poesia civile,
permeata da una passione profonda e da una straordinaria lucidità, in cui si
ritrovano istanze contrapposte: Etica ed Estetica; Marxismo e Cristianesimo;
Onirismo e Pragmatismo, un fiume magmatico che scorre e ribolle in queste
pagine”. (Francesco Improta)
L’autore
Gianluca Paciucci è nato a Rieti nel 1960. Laureato in Lettere, è insegnante dal 1985. Come operatore culturale ha lavorato e lavora tra Rieti, Nizza e Ventimiglia, dove è stato presidente del Circolo “Pier Paolo Pasolini”. Dal 2002 al 2006 ha svolto la funzione di Lettore con incarichi extra-accademici presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sarajevo e presso l’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina, come Responsabile dell'Ufficio culturale. In questa veste è stato tra i creatori degli Incontri internazionali di Poesia di Sarajevo. Ha curato Sarajevo. Guida storico-turistica (2005), ha pubblicato due raccolte di versi, Fonte fosca (1990) e Omissioni (2004), e suoi testi sono usciti nell’Almanacco Odradek. Redattore del periodico Guerre&Pace, scrive articoli su immigrazione/razzismi, Israele e Palestina, Balcani e Francia. Ha tradotto Sarajevo, mon amour (Infinito edizioni, 2007), e curato la raccolta di versi La polvere sui guanti del chirurgo (Infinito edizioni, 2007) di Senadin Musabegović.
Per Infinito edizioni ha pubblicato Erose forze d'eros.
Gianluca Paciucci è nato a Rieti nel 1960. Laureato in Lettere, è insegnante dal 1985. Come operatore culturale ha lavorato e lavora tra Rieti, Nizza e Ventimiglia, dove è stato presidente del Circolo “Pier Paolo Pasolini”. Dal 2002 al 2006 ha svolto la funzione di Lettore con incarichi extra-accademici presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sarajevo e presso l’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina, come Responsabile dell'Ufficio culturale. In questa veste è stato tra i creatori degli Incontri internazionali di Poesia di Sarajevo. Ha curato Sarajevo. Guida storico-turistica (2005), ha pubblicato due raccolte di versi, Fonte fosca (1990) e Omissioni (2004), e suoi testi sono usciti nell’Almanacco Odradek. Redattore del periodico Guerre&Pace, scrive articoli su immigrazione/razzismi, Israele e Palestina, Balcani e Francia. Ha tradotto Sarajevo, mon amour (Infinito edizioni, 2007), e curato la raccolta di versi La polvere sui guanti del chirurgo (Infinito edizioni, 2007) di Senadin Musabegović.