Un
numero non precisato di “tifosi” serbi presenti a Berlino alla gara valida per
i Campionati europei di basket tra Serbia e Turchia si è presentata sugli
spalti indossando t-shirt nere con
sopra l’immagine del boia di Srebrenica (e dell’intera Bosnia Erzegovina) Ratko
Mladić, lasciandosi inoltre andare ad atteggiamenti estremistici, quale in
particolare l’abusato saluto četnico
delle tre dita sollevate in alto, a significare Dio, patria e famiglia. La
Serbia ha meritatamente vinto la partita contro la Turchia, con un rotondo 91-72,
trascinata da un superbo Milos Teodosić, talento puro, autore
di 17 punti e 13 assist.
Purtroppo la Serbia non sembra
sappia (o voglia) liberarsi degli ultras fascisti e negazionisti che seguono
tutte le sue rappresentative, sia in patria che all’estero, provocando spesso
incidenti e determinando non di rado sanzioni per la rappresentativa nazionale.
Il senso di vestire una maglia con
sopra la rubiconda e sanguigna figura di Mladić presentava in questo caso per quei
fascisti travestiti da supporter un
valore in più: dall’altra parte c’erano i turchi, nemici giurati di Mladić,
accostati dagli ultranazionalisti serbi ai musulmani bosniaco-erzegovesi,
oggetto di persecuzioni, stupro etnico e stragi ripetute nel corso della guerra
del 1992-1995 da parte delle belve dall’aspetto umano agli ordini proprio di Mladić.
Insomma,
un misto di guerra di religione, ignoranza, estremismo fascista e razzismo
(quattro elementi che da sempre convivono perfettamente e si sostengono a vicenda)
è andato in scena sugli spalti di Berlino. Ora si tratta di capire se la
polizia tedesca e la federazione cestistica internazionale intendono chiudere
gli occhi o agire nei confronti di quei personaggi e della federazione serba. È
noto come il negazionismo sia al potere in Serbia, con l’accoppiata Nikolić-Vucić.
Una qualche azione esemplare non sarebbe male. Almeno per dare un segnale
positivo, ogni tanto.