Ricevo da StopOpg e volentieri pubblico.
A poco meno di sei mesi dal 31
marzo, la data fissata dalla legge per la chiusura degli OPG, 230 persone sono
ancora internate nei cinque manicomi giudiziari superstiti (Reggio Emilia,
Montelupo Fiorentino, Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto) e altre 220
sono internate a Castiglione delle Stiviere, l’ex OPG che ha solo cambiato
targa in Rems. Circa 300 sono gli internati detenuti nelle Rems attivate in
alcune regioni, mentre non è noto quante siano le persone destinatarie di una
misura di sicurezza non detentiva (che pure dovrebbe essere la norma e
non l’eccezione !).
E’ vero che la legge 81, una vera e
propria riforma che ha cambiato radicalmente “bussola” per la chiusura degli
Opg, è recente (maggio 2014). Sappiamo che serve tempo per “digerirla” e
renderla operativa, ma vi sono ritardi e atteggiamenti intollerabili da parte
di chi dovrebbe attuarla.
Assistiamo ad un boicottaggio (volontario
o involontario ?) che sta ostacolando la chiusura degli OPG e l’avvio della
riforma. Ritardi vergognosi, in particolare di alcune Regioni; ed è facile
vedere quali: chi non ha accolto subito i propri pazienti lasciandoli rinchiusi
in Opg. Ma quasi tutte le regioni hanno interpretato male la legge 81,
concentrandosi sull’attivazione delle Rems. Quando invece è l’offerta di
Progetti terapeutici individuali, preparati dai Dipartimenti di Salute Mentale,
che permette alla magistratura di evitare la misura detentiva in Rems e optare
per misure alternative, certamente più efficaci per la cura e la
riabilitazione.
Invece, concentrandosi solo sulle
Rems, queste sono diventate “calamite” che attraggono persone: molte in misura
di sicurezza provvisoria (si arriva fino ai 2/3 delle presenze) o per
trasferimenti dal carcere. Le stesse dimissioni dagli attuali Opg destinano
quasi sempre alla detenzione in Rems invece che a misure alternative. In questo
la responsabilità della magistratura, sia giudicante che di sorveglianza, è
palese.
L’insensatezza delle Rems come
risposta alla chiusura degli Opg è sempre più evidente, come abbiamo più volte
denunciato. E ancor più evidente è il rischio che le Rems si moltiplichino,
diventando il nuovo, e improprio, contenitore neo manicomiale a disposizione
(vedi il caso Chiatti). Quando invece le Rems devono diventare residuali,
seguendo lo spirito riformatore della legge 81.
A questo punto è indispensabile un
intervento forte e autorevole del Governo. In questo senso è preziosa l’azione
costante di verifica e di stimolo che sta svolgendo la Commissione Sanità del
Senato, dove in questi giorni è intervenuto in audizione il direttore del DAP
Santi Consolo.
Cosa bisogna fare:
1. Procedere con l’immediato Commissariamento delle
regioni inadempienti, per riportare nei binari giusti il
processo di chiusura-superamento degli Opg. Si tratta di organizzare le
dimissioni dagli Opg, per chiuderli davvero e rapidamente, e di attuare
correttamente la legge 81: privilegiando percorsi di cura con misure
alternative alla detenzione in Rems (o in carcere). Il che implica un lavoro
con la magistratura e i servizi. E la
destinazione delle risorse (finanziarie, strutturali, di personale, ecc)
piuttosto che alle Rems ai servizi socio sanitari di salute mentale per
garantire progetti di cura e riabilitazione.
2. Approvare un atto che impedisca - o
renda eccezionale - l’invio della misura
di sicurezza provvisoria in Rems, già così calerebbero
drasticamente le presenze.
3. Avviare la discussione per abolire il “doppio binario”,
retaggio del codice Rocco, che separa il “reo folle” dal “reo sano”, destinando
l’uno all’Opg/Rems l’altro al carcere.
Come per la chiusura dei
manicomi la vera sfida è costruire nelle comunità l’alternativa all’esclusione
sociale.
p.
stopOPG
Stefano Cecconi,
Patrizio Gonnella, Vito D’Anza, Denise Amerini
www.stopopg.it