“Se vinci, non gloriarti della tua vittoria; se perdi, non lasciarti
scoraggiare. Quando sei al sicuro non essere imprudente; quando sei in pericolo
non avere paura. Continua semplicemente a percorrere la strada che hai davanti
a te”.
Queste parole
del creatore del Judo, il giapponese Jigoro Kano, sembrano perfette per
descrivere lo stato d’animo e la determinazione dell’arciere modenese Graziano
Torricelli, uno dei dieci arcieri specialisti di arco nudo più bravi del mondo,
come hanno decretato senza possibilità d’errore i recenti campionati mondiali
di 3D, svoltisi in Umbria all’inizio di settembre.
Con Graziano
– che per me è anche compagno di squadra, oltre che faro sempre acceso e
dispensatore generoso di consigli – avevamo fatto una chiacchierata prima che
partisse per la sua meravigliosa avventura mondiale. Era stato al campo di tiro
con l’arco di Formigine, durante un pranzo della Compagnia degli Arcieri e
Balestrieri della Torre. Ci è sembrato giusto fare anche due chiacchiere per
sancire la chiusura del progetto Mondiali e inaugurare la nuova stagione,
quella che, tutti lo speriamo, porterà Graziano Torricelli a difendere di nuovo
i colori azzurri, questa volta – si vocifera – in Croazia.
“I
Mondiali hanno rappresentato un’esperienza bellissima, emozionante. Mi sono
trovato a competere e allo stesso tempo a fare amicizia, nel pieno spirito del
tiro con l’arco, coi migliori tiratori del mondo, atleti che ho sempre sognato
di incontrare. Io ho iniziato a tirare guardando su internet i video del mio
compagno di squadra in Nazionale Giuseppe Seimandi. E trovartici a cena insieme
e poi a gareggiare per difendere la maglia azzurra è stata una cosa fantastica,
che non ha prezzo. Sia Seimandi che Giannini, l’atro mio compagno di arco nudo
in Nazionale durante i Mondiali, si sono rivelati ragazzi veramente disponibili
e mi ha fatto molto piacere”, spiega Torricelli. Che forse era arrivato in
Nazionale con qualche piccolo timore. “Al di fuori della Nazionale, sui campi
di gara di tutte le domeniche – confessa – si parla di un ambiente un po’
ostico. Io ho potuto toccare con mano che non è affatto così. Mi sono stati
riconosciuti i meriti acquisiti col duro lavoro sul campo e sono stato
convocato addirittura per i Mondiali. E una volta arrivato in Umbria, mi sono
ritrovato in un ambiente protettivo, caldo, gentile, completamente
collaborativo. Davvero, come stare a casa propria fin dal primo istante. E non
solo con i miei compagni di arco nudo, ma anche con i compagni di Nazionale
delle altre specialità. Persone speciali davvero. Come anche gli allenatori”.
Graziano
Torricelli nell’ambiente degli arcieri oltre a essere stimato e apprezzato per
le sue doti tecniche, è amato per la sua umanità e per la riservatezza. In
effetti, Graziano è un uomo di silenzio e di sentimenti profondi, che esprime
con la dolcezza e la delicatezza di occhi che sanno accendersi di affetto come
a volte di rimprovero. Ma senza che mai una sola parola possa finire fuori
posto o i toni rischino di accendersi. Eppure, qualche dubbio sulla tenuta dei
suoi nervi lo aveva anche un atleta posato come Graziano. Perché la posta in
gioco era davvero enorme. Come i rischi. “Sono riuscito a mantenere la calma
nelle due gare eliminatorie, quelle che ci hanno portato dall’essere, da
quarantatré partecipanti, solo in sedici. Ma non immaginavo che la
responsabilità di vestire la maglia della Nazionale potesse essere così forte, a
tratti schiacciante. A quel punto ce l’ho messa tutta per realizzare il mio
sogno: arrivare tra i primi dieci. E ci sono riuscito, seppure a pari merito
con un altro atleta. Per me è stato un grande successo. Davvero il coronamento di
un sogno. Mi hanno fatto i complimenti anche in casa azzurra. Lo ripeto:
nell’ambiente della Nazionale si sente un grande spirito di squadra. Pensa che
chi ha avuto la sfortuna di essere eliminato non ha smesso per un istante di
fare il tifo, anche quando pioveva a catinelle”.
Difficile
dire se vi sia un metodo certo, una regola aurea, per vincere tensione ed
emozione in certi appuntamenti che fanno tremare le vene. “L’emozione l’ho
controllata pensando d’essere in una gara normale, di quelle tra noi qui al
campo o nel fine settimana nei pool di tiro organizzati dalle varie
compagnie dell’Emilia Romagna. E, lo confesso, cercando di guardare il meno
possibile il colore della maglietta che avevo indosso, perché l’idea di
portarla mi dava emozioni incontrollabili, davvero troppo forti. Mi succede
anche ora, quando apro il cassetto a casa e la vedo. Così, ho cercato di
pensare solo al tiro e a nient’altro. Poi va anche detto che si prendono
coraggio e fiducia strada facendo. Devo dire che da subito ho visto che
riuscivo a controllare la tensione e mi sono piaciuto mentre tiravo. Sapevo di
non essere inferiore agli altri, altrimenti non sarei stato convocato. Ma
dovevo stare anche attento al pericolo opposto, ovvero quello di strafare, che
mi avrebbe portato al disastro. Poi è andate come è andata e sono felicissimo. Pensa
che avevo con me in piazzola il recordman
mondiale indoor, lo svedese Erik
Johnson. Il mio allenatore m’ha incitato a fare un punto più di lui. Alla fine io
ho chiuso decimo, lui quindicesimo. Ecco un’altra bella soddisfazione!”.
Ora
ricomincia la stagione delle gare indoor:
palestre, palazzetti dello sport e così via. Poi di nuovo la primavera e il
ritorno del 3D, con tante medaglie, regionali e nazionali, a cui puntare. E il
primato nazionale di 3D da difendere, come campione in carica. E allora è
inevitabile chiudere la nostra chiacchierata parlando di futuro. Sorride,
sbuffa: “Beh – fa dopo un po’ – dopo aver provato un’esperienza così… confesso
che mi ci sono voluti tre o quattro giorni, una volta tornato a casa, per fare
mente locale… beh, pensi di non poterne più fare a meno. Della maglia azzurra,
voglio dire. E allora ho deciso che farò tutto il possibile per tornare a
vestirla e quello sarà il mio obiettivo finché ne avrò la forza. E questo non vuol
dire affatto sminuire le altre gare, perché proprio quelle gare servono per arrivare,
risultato dopo risultato, fino alla Nazionale. Sarà un impegno duro, ma ce la
metterò tutta, investendo tutte le mie energie nel 3D. Ci sono tanti atleti di
grandissimo livello e la competizione è dura”.
Infine
i ringraziamenti. Che, conoscendo Graziano Torricelli, non sono di circostanza,
ma sentiti sul serio. E quelli vanno “a tutti i tifosi a casa, alla mia
famiglia, agli Arcieri della Torre di Formigine, a tutti quelli che hanno fatto
così tanto per me e per permettermi di vestire la maglia della Nazionale”.
Io
aggiungo anche tutti coloro che ci hanno letto. E che, spero, attraverso queste
poche parole, potranno aver conosciuto un uomo e un arciere vero.