Un
titolo non può evidentemente riassumere correttamente un intero mondiale. Graziano
Torricelli è undicesimo (per una manciata di punti dall’ottavo) e torna a casa
a Formigine. Questo è il dato statistico e giornalistico. Poi c’è quello
sportivo e umano. E lì è Campione del Mondo.
L’arciere
formiginese ha dimostrato che nulla può prevalere sulla forza di volontà, sul
sacrificio, sull’applicazione, sull’amore. È, questo, un esempio per i meno
giovani e per i più giovani, indifferentemente. Ma bisogna saperlo cogliere. E
bisogna saperlo valorizzare. La Compagnia degli Arcieri e Balestrieri di
Formigine lo saprà fare, su questo non c’è dubbio.
Niente
finali, dunque, ma fa venire i brividi anche a me pensare che oggi Graziano
Torricelli è l’undicesimo arciere specializzato in arco nudo più forte del
mondo. Fino a quattro anni fa, quando ha cominciato, a “ben” 49 anni,
probabilmente neppure nei suoi sogni più sfrenati se lo sarebbe aspettato.
L’undicesimo
posto della Cascata delle Marmore, dunque, non rappresenta per Graziano uno
stop, ma un vero grande inizio. Parte da primo in Italia e da undicesimo nel
mondo, pagando probabilmente il peso della responsabilità della maglia azzurra,
mai vestita prima e indossata per la prima volta per disputare un Mondiale.
Chi è
l’esempio? La nazionale italiana di calcio che – con fior di milionari in campo
– batte per pura fortuna con un gollettino la piccola Malta o un operaio di
mezza età che con sole, pioggia o neve non salta un allenamento e la mattina
dopo, all’alba, è al lavoro?
Graziano c’insegna che c’è una grande differenza tra un atleta e un giocatore. Lui è un atleta. Quei milionari senza cuore e senza attributi per i quali si sgolano in milioni sono giocatori. E infatti giocano coi sentimenti e con le aspettative di chi ancora li segue.
Graziano c’insegna che c’è una grande differenza tra un atleta e un giocatore. Lui è un atleta. Quei milionari senza cuore e senza attributi per i quali si sgolano in milioni sono giocatori. E infatti giocano coi sentimenti e con le aspettative di chi ancora li segue.
Meglio
spegnere la tv, uscire di casa e andare a fare sport. A qualunque età. Invece
che rincoglionirci, potremmo ritrovarci a un certo punto a vivere un sogno
Mondiale. Un sogno vero. O, semplicemente, stare meglio con noi stessi e fare
nuovi amici e nuove esperienze.
Grazie
anche per questo, Graziano. Dal quale, ora, non ci aspettiamo solo una conferma
sul campo ma anche uno dei suoi pranzi luculliani. Perché Graziano Torricelli è
anche un grande cuoco. E perché prima o dopo un mega-pranzo con Graziano ai
fornelli, arco, frecce e buon umore non mancano mai.
Grazie
Graziano, continua così!
Ps:
negli ultimi giorni, colpevolmente, ho dimenticato di citare il grande lavoro
fatto su Facebook dall’amico arciere Nino Mirulla, che ha creato una pagina ad
hoc per seguire le imprese di Graziano e degli azzurri. Grazie Nino e scusa per la dimenticanza! Per andaresulla pagina, fate clik qui.