È proprio
il caso di dire che in Bosnia piove sempre sul bagnato. Dopo le due tremende
alluvioni del 2014, che a maggio e a settembre hanno colpito il nord e l’est
della Bosnia, provocando la morte complessivamente di quasi quaranta persone e
lasciando senza casa migliaia di famiglie, ieri stessa sorte, ma per fortuna in
modo assai meno drammatico, è toccata ai sobborghi di Sarajevo nella zona dell’aeroporto
e del popolare e popoloso quartiere di Ilidža (circa
72.000 abitanti censiti nel 2013).
Fortunatamente non sembrano esservi vittime
ma il fiume – che vicino a Ilidža ha
le sue fonti in un uno dei più bei parchi naturali urbani del mondo – è entrato
nei pian terreni e nelle cantine di centinaia di case. Il che deve portare a far
riflettere, una volta di più, non solo sulla sfortuna ma anche sulla stupidità
umana. Oltre a essere storicamente colpita dall’abusivismo edilizio, quella di Ilidža e dei quartieri limitrofi è una zona
in cui nasce un fiume, appunto la Bosna, e al contempo ve ne confluiscono altri
due, la Miljacka, il corso che per lunghi tratti divide in due la città (la cui altezza è oltre i due metri e ormai lambisce i ponti, come si vede dalla foto, e rischia di esondare nel centro storico), e lo Željeznica, che nasce ai piedi del monte
Treskavica, in un contesto naturale straordinario, e che dà il nome a una delle
più famose squadre di calcio cittadine. Come dire che, purtroppo, tutto il
mondo è paese e che nemmeno nella Jugoslavia socialista – e, a maggior ragione,
nella Bosnia dilaniata dai nazionalismi e dalla corruzione – si è prestata e si
presta la necessaria attenzione al delicato rapporto tra ambiente ed esseri
umani.