Un
sabato pomeriggio di riposo dal lavoro, finalmente, ed ecco come ritrovi l’ufficio
quando ripassi. Quello che vedete in foto è solo uno scorcio. In undici anni di onorata attività ci siamo dovuti confrontare
con ladri d’ogni genere, in linea con il Paese e i tempi in cui viviamo.
Speravamo però che lasciata la Capitale almeno il problema dei ladri in ufficio
e in casa fosse risolto definitivamente. Sbagliavamo. In Italia sbagli sempre.
E la “civiltà” ti raggiunge inevitabilmente, ovunque tu vada. È sempre
quesitone di tempo. Ormai, sempre di poco tempo. Purtroppo da qualche mese,
direi più di un anno, qui in Emilia è in corso una vera e propria ondata di
furti. Nessuno fa nulla, in perfetta chiave italica. Gli amministratori locali
se ne lavano le mani. Le forze dell’ordine ci provano e gliene va dato atto, ma
sono alla canna del gas anche loro. La polizia locale non ha fondi e personale.
Perché gli amministratori se ne lavano le mani, appunto. Gli ultimi governi
sono stati duri con tutti, tranne che con i ladri. Forse per una questione di
somiglianze tutt’altro che marginali. I furti continueranno. Fanno bene al Pil,
d’altronde. Allarmi, grate, sbarre, cani e serrature d’ultima generazione che
dopo sei mesi vengono aperte come grissini che s’infilano nel formaggio fuso. E
via a rimettere mano al portafogli. Fa bene al Pil…
A noi
è andata anche bene: furto del cellulare dell’ufficio stampa e circa duecento
euro. Spaccate due porte e tre serrature. Spaccate due librerie. Distrutti, con
gli scarponi, libri per un migliaio di euro. Forse questa è la cosa che fa più
male, oltre al fatto che dei figli di puttana sono entrati in casa tua, nel tuo
mondo, nel carcere in cui hai scelto di rinchiuderti per fare cultura e lavorare
i primi nove mesi dell’anno per pagare le tasse. Che dovrebbero servire per
darti sicurezza. E invece, col cavolo. I libri. Mentre aspettavo i carabinieri
per sporgere l’inutile denuncia – due ragazzi carissimi, sensibili e gentili,
gliene va dato atto e merito – e mi aggiravo furibondo tra le macerie, la cosa
che forse più di tutte mi ha fatto male è stato vedere le impronte degli
scarponi sporchi di fango impresse sui libri in terra, contorti in gesti di
dolore fatti di copertine piegate, fogli calpestati, carta deformata. Una forma
di violenza nella violenza. I libri sono sacri. Chi li calpesta, li distrugge,
li profana, è veramente una bestia. Peggio, anzi.
Ora
metto in preventivo almeno due notti di veglia in ufficio, con le porte che ho
risistemato alla bene e meglio, improvvisandomi fabbro, falegname e un po’
muratore. Due notti insonni di lavoro, se va bene. Col rischio che diventino di
più, se lunedì il fabbro dovesse farsi pregare.
Il
mio augurio, oggi, è che quel che rubano vada loro tutto in vena in eroina
tagliata male. Domani non credo che me ne sarò pentito. Ho visto il terrore
negli occhi delle mie figlie che erano con me. Ricordo ancora il primo furto in
casa, da bambino. Fu un piccolo trauma che durò mesi e non fu semplice da superare.
Io sono obiettore di coscienza per scelta e pacifista per convinzione. Sono di
sinistra e contrario a forme di estremismo di stampo leghista e forcaiolo
destraiolo. Ma ho un vicino di casa armato e bellicoso. E forse, stasera, un po’
lo capisco. Quando riavrò una porta e potrò tornare a dormire, forse passerà.
Ma mi aspetta una nottata di giramenti niente male.
Buona
notte a voi che potete dormire, sogni d’oro. E mettete l’allarme, le sbarre, i
lucchetti, i chiavistelli, i ponti levatoi, i paramilitari, i cani a tre teste.
Magari vostra suocera di guardia, se è una bellicosa…