Un episodio di storia dimenticato da una parte e
strumentalizzato dall’altra, un accurato lavoro di ricerca e ricostruzione dei
fatti sono alla base del nuovo libro di Enzo Barnabà dal titolo “Aigues-Mortes, il
massacro degli Italiani”. Pubblichiamo qui un estratto della prefazione
di Stefania Parmeggiani.
Aigues-Mortes, il massacro degli Italiani di Enzo Barnabà è un
saggio che ricostruisce il massacro avvenuto ad Aigues-Mortes, nella regione
francese della Linguadoca-Rossiglione, il 17 agosto 1893 e lo inquadra in un
contesto politico e sociale: le tensioni tra Francia e Italia, la paura di un
conflitto bellico, la guerra doganale, gli equilibri interni al nostro Paese,
la depressione economica, le ideologie nazionaliste, le contraddizioni del
movimento operaio e socialista europeo. In realtà, oltre alla verità dei fatti,
racconta un’altra storia. Interessante per gli italiani di oggi che reagiscono
con rabbia e paura alla convivenza con immigrati economici e profughi politici.
Ai
lettori propongo un esercizio. Leggete questo breve libro tre volte. La prima
lasciandovi andare alla narrazione. Vi ritroverete nelle saline francesi a
respirare l’odore della fatica, dell’umiliazione e della necessità che impregnavano
i vestiti di quei nostri lontani parenti. Insieme a loro stringerete i denti e
accetterete condizioni salariali pessime, ignorerete gli insulti di chi vi
accusa di rubargli il lavoro, di non avere coscienza sindacale e dignità. (…)
Poi una mattina sentirete le voci farsi più minacciose, sarete circondati da
una folla di uomini e ragazzini armati di randelli, forconi, pale. Scapperete
tra i vigneti, verrete inseguiti e abbattuti.(...) Per dieci non ci sarà nulla
da fare. Sette saranno seppelliti di notte in una fossa comune. Come se fossero
dei ladri, dei senza Dio, dei paria. Arrivati alla fine del libro vi
sarete fatti strada tra le nebbie che oggi avvolgono il massacro di
Aigues-Mortes, uno dei più feroci che la nostra storia di emigranti abbia mai
vissuto.
Ricominciate
a leggere, concentrando la vostra attenzione sulle dichiarazioni dei testimoni
e sulle parole delle autorità. Vi suoneranno famigliari: ricordano la psicosi
dell’invasione e i fantasmi che da anni si aggirano nel nostro Paese: gli extracomunitari
che sottraggono il lavoro, che occupano le case popolari, che rubano e
violentano, che fanno proselitismo, che sono terroristi, che ci colonizzano e
stravolgono la nostra identità; «Che si ammazzino tra di loro o che
affondino in mezzo al mare».
Ascoltate
il silenzio della maggioranza, di quegli abitanti che non alzarono un dito per
difendere gli italiani, che assistettero passivi alla violenza o che parteciparono
alle manifestazioni contro gli stranieri. Quel silenzio somiglia terribilmente
a quello che oggi accompagna le stragi nel Mediterraneo.
Leggete
una terza volta, ma soffermandovi sugli articoli di giornale che l’autore del
saggio non solo cita tra le fonti, ma chiama sul palcoscenico della storia.
Come il fornaio, il parroco, il sindaco, il prefetto, il procuratore generale
di Nîmes, il giudice istruttore, le vittime e gli assassini. Attori non
testimoni. E osservate quegli articoli con gli occhi di Walter Lippmann, il
giornalista americano due volte premio Pulitzer, precursore degli studi
sulla manipolazione mediatica. (…)
Vedrete
il massacro di Aigues-Mortes con altri occhi, come prodotto non solo della
crudeltà di quegli anni e della guerra tra poveri che si consumava nelle saline
francesi, ma anche come la conseguenza drammatica di una visione distorta e
semplificata degli emigrati italiani. Capirete quanto può essere devastante
uno stereotipo e l’uso politico che ne viene fatto, come la cronaca possa
essere manipolata a beneficio delle politiche di un Paese, di un governo o di
una parte politica. Capirete infine perché l’autore del saggio evita ogni tentazione
letteraria, pur avendo tra le mani un dramma che tanto si presta
all’affabulazione. Non è solo rispetto per la Storia, ma anche volontà di
sottrarre quel massacro all’emotività. I fatti di Aigues-Mortes sono stati a
lungo ostaggio dei sentimenti, occultati dalla Francia, minimizzati dagli
organi filogovernativi del governo Giolitti ed enfatizzati dall’opposizione
crispina. Con Aigues-Mortes, il massacro degli Italiani s’interrompe il
corto circuito della razionalità e del senso critico che si protrae da più di
un secolo e si scopre nella riflessione un antidoto ai moderni stereotipi
sociali.