Si
sono svolte senza incidenti – ma con il divieto di fare cortei e ben duemila
poliziotti schierati in strada – le due manifestazioni del fine settimana a
Banja Luka: quella dell’opposizione, convocata contro il governo presieduto dal
milionario Milorad Dodik, e quella filo-governativa, voluta dallo stesso tycoon per puntellare il suo traballante
esecutivo. Sconosciuti i dati di affluenza alla seconda, contestati quelli alla
prima: 15-20.000 presenti secondo gli organizzatori, 6-10.000 secondo il
governo.
Gli
organizzatori della manifestazione anti-governativa hanno appellato come “ladro”
il presidente-padrone Dodik e hanno definito la protesta del week-end come il primo atto di coloro
che vogliono “liberare la Repubblica serba di Bosnia dai tycoon, dai debiti e dalla corruzione”.
Di
segno chiaramente opposto le affermazioni di Dodik, che si è presentato sul
palco della manifestazione filo-governativa accanto ai figli di Radovan Karadžić,
recentemente condannato tra l’altro per genocidio dal Tribunale per i crimini
di guerra nella ex Jugoslavia, e di Ratko Mladić, che dovrebbe seguire a breve lo
stesso destino. L’“orso” Dodik ha definito “traditori che vanno a Sarajevo e
dicono di sì chinando la testa” i suoi oppositori scesi in piazza, per il fatto
che i partiti che hanno dato vita all’Alleanza per il cambiamento sostengono il
governo nazionale di coalizione, contro il quale invece Dodik è da sempre
schierato a priori in uno spossante braccio di ferro che dura da vent’anni, con
conseguenze laceranti per l’intero Paese.