Il carcere è cambiato? Istantanee da un passato prossimo: Galere d’Italia.
Dodicesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione“52.475. Questo il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane al 31 gennaio 2016. Un numero che all’apparenza dice poco, e che denuncia comunque il perdurare di una condizione di sovraffollamento del nostro sistema penitenziario, se è vero che alla stessa data la capienza regolamentare era di 49.480 posti.
Dodicesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione“52.475. Questo il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane al 31 gennaio 2016. Un numero che all’apparenza dice poco, e che denuncia comunque il perdurare di una condizione di sovraffollamento del nostro sistema penitenziario, se è vero che alla stessa data la capienza regolamentare era di 49.480 posti.
Nella realtà, tuttavia, le cose
stanno in modo significativamente diverso. Il livello di presenze attuali è il
più basso registrato da molti anni. Solo subito dopo l’indulto del 2006 la
popolazione detenuta aveva registrato numeri più bassi, cifre che prima di
allora non si vedevano dalla fine degli anni Novanta, quando la frenetica
crescita della popolazione detenuta aveva fatto per sempre dimenticare i numeri
della “prima Repubblica” (32.336 detenuti alla fine del 1960, addirittura
19.161 alla fine del 1970).
Ma oggi si registra anche la
capienza più alta mai raggiunta in Italia. Alla fine del 2010, a fronte del
numero di detenuti riportato sopra, la capienza regolamentare era di 45.022
posti. C’erano allora dunque quasi 15.500 detenuti in più, e 4.400 posti in
meno.
È scontato allora
porsi una domanda: l’Italia pare aver superato la prova dalla “sentenza
Torreggiani”, molte riforme sono state messe in moto e altre sono
all’orizzonte. Ma allora il carcere di oggi è proprio diverso rispetto a quello
di qualche anno fa?”.
Le condizioni
detentive in Italia: storie, vicende e dati sono il cuore del Rapporto di
Antigone onlus sulla realtà penitenziaria nazionale. Ci si chiede se si
è usciti dall’emergenza del sovraffollamento delle carceri, si indaga sull’idea
– ancora ben radicata nel pensiero collettivo – che una società sicura sia una
società con più carcere. Focus del lavoro sono la chiusura degli ospedali
psichiatrici giudiziari, la sorveglianza dinamica, lo stigma che resta dopo il
periodo di restrizione della libertà personale, il rapporto tra i detenuti e i
loro cari, i casi di violenza e di rivolta dietro le sbarre su cui non si
accendono i riflettori e la detenzione
di chi è ancora presunto innocente.
“È
necessario vedere cosa accade in una qualsiasi delle carceri italiane – le
eccezioni sono pochissime – dove i detenuti non hanno spazio vitale, non hanno
acqua calda, non lavorano, non hanno prospettive e sono in balìa delle
organizzazioni criminali, che tendono a strutturarsi ovunque, e tra i disperati
gettano reti per nuova mano d’opera, nuovi affiliati, carne da macello in
cambio di protezione, in cambio di ciò che serve alla sopravvivenza”. (dalla
prefazione di Roberto Saviano)
L’autore
Antigone è un’associazione che da tanti anni si
occupa di giustizia, di diritti umani e di carceri, ed è più longeva del più
vecchio partito politico italiano. Si chiama Antigone perché, come
l’omonima eroina della tragedia greca, si batte per una legge che non abbia il
volto truce della vendetta. Oltre alla sede centrale, Antigone ha diverse
sedi regionali grazie alle quali è presente su tutto il territorio nazionale.