Appassionati di vicende
sportive e cultori della storia, preparatevi a un viaggio lungo
due secoli per terra, per acqua e nel cielo di una Milano in continua e
impetuosa trasformazione. Ci accompagnerà in questa accurata ricostruzione il
libro di Felice Fabrizio dal titolo Storia e leggenda dello
sport milanese . Le attività fisico-sportive a Milano dal 1735 al 1915.
Regaliamo oggi ai nostri lettori un breve estratto del
libro che ci racconta dell’amore di Milano per il velocipede.“Il velocipede Michaux
è la grande attrazione dell’Esposizione Universale tenuta a Parigi nel
1867. Subito drizza le antenne il mondo dinamico dell’artigianato milanese e,
nel breve volgere di due anni, l’armaiolo Giovanni Greco, il costruttore di
carrozze Francesco Belloni, i meccanici Bartolomeo Balbiani, Luigi Figini,
Turro e Porro sfornano i primi prodotti indigeni.
Ad inforcarli,
guardando con spregio dall’alto in basso gli attoniti passanti, è la frangia
più eccentrica della nobiltà meneghina che, dopo la mongolfiera e il
velocimano, ha scoperto un terzo trastullo.
Si pedala ai
Boschetti e sui bastioni, dal momento che le autorità cittadine si sono
affrettate ad interdire l’uso del mostruoso apparecchio entro la cerchia
urbana, infliggendo salatissime ammende ai trasgressori e scoraggiando la pratica
tramite l’imposizione, nel 1870, di una tassa annuale di dodici lire.
Per meglio
esercitarsi, gli irriducibili si radunano in un maneggio situato a Porta
Tenaglia e, pedala che ti pedala, avvertono l’esigenza di cimentarsi in una
competizione. L’occasione è fornita dalla Società dei Meneghini, che nel
programma del carnevalone del 1869 ha inserito una “corsa di velocipedi a due
ruote” con partenza dalla barriera di Porta Vittoria e arrivo a Porta Nuova. La
Commissione “terrà dietro ai corridori con fuori tanto di lingua oppure
delegherà i giudici per l’ordine della corsa e per l’aggiudicazione dei
premi”. Si iscrivono al volo i conti Dal Verme, Resta, Pallavicino, Barbaran di
Belgioioso e il barone Cantoni. Che si avvedono con sgomento che in palio,
oltre alle bandiere d’onore, sono state poste (quale orrore!) 75 bottiglie di
buon vino. A fronte di tanta bassezza, gli aristocratici pedalatori battono in
ritirata. Ma l’appuntamento è rimandato solo di poco, perché un manipolo di
animosi raggiunge Pavia per darvi luogo, il 19 maggio 1869, ad una nobile tenzone
allestita in occasione della fiera della Pentecoste nel Campo di Marte e che ha
come presidente di giuria Angelo Genolini.
Vanno ricercati qui
i 17 “soci azionisti” che il 17 marzo 1870, riuniti a Porta Tenaglia, pongono
le basi del Veloce Club Milano, il secondo sodalizio ciclistico in Italia dopo
l’analoga associazione fiorentina, creata due mesi prima”.
Con
il patrocinio del Cus Milano e della SISS
Felice Fabrizio, milanese, classe 1950, felicemente pensionato dopo aver insegnato materie letterarie in numerosi istituti medi della città e della provincia, s’è accostato alla storia dello sport nel corso dei suoi studi in lettere moderne all’Università Cattolica, culminati in una tesi in Storia contemporanea sulla politica sportiva del regime fascista che ha rappresentato il punto di partenza di moltissime pubblicazioni dagli anni Settanta a oggi. Ama le lunghe passeggiate in montagna, la musica brasiliana, i gatti.