Clamoroso
colpo di scena ieri in Bosnia Erzegovina dopo il precedente annuncio della
rottura delle trattative per trovare un accordo sulla metodologia di
elaborazione dei dati raccolti in occasione del censimento del 2013. In un post di ieri ho raccontato ragioni e
retroscena della rottura tra Repubblica serba di Bosnia e Federazione di Bosnia
Erzegovina, le due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina. Proprio ieri,
in seguito alla mediazione dell’Unione europea e allo scalpore che aveva
destato in patria l’ipotesi che ben 25 milioni di euro – il costo del
censimento – potessero andare in fumo a causa della mancanza di volontà
politica dei rappresentanti delle due Entità, a sorpresa il direttore dell’agenzia
di statistica centrale della Bosnia Erzegovina, il serbo-bosniaco Velimir
Jukić, ha apposto la sua firma su un atto che decreta l’adozione delle stesse
metodologie in tutte e due le Entità. In palio, in particolare, come spiegavamo
ieri, ci sono circa 196.000 cittadini bosniaco-erzegovesi la determinazione
della cui appartenenza “etnica” e “religiosa” è in dubbio. La notizia è stata
riferita ieri dall’agenzia di stampa “Fena”. Se non ci saranno nuovi colpi di
scena in chiave nazionalista, i risultati del censimento saranno resi noti
entro il 1° luglio 2016, ben tre anni dopo essere stati rilevati.