Il divieto di tortura è
assoluto: questo significa
che un pubblico ufficiale o una persona che agisca a titolo ufficiale non possa
mai infliggere intenzionalmente dolore o sofferenze gravi a un’altra persona
anche in situazioni di emergenza, quali una guerra, una catastrofe naturale o
creata dall’uomo.
Nonostante l’obbligo
per gli Stati parte della Convenzione di considerare reato la tortura, indagare
in modo approfondito e imparziale su qualsiasi denuncia e perseguire i
responsabili, la tortura è ancora oggi molto diffusa; negli ultimi cinque anni Amnesty
International ha registrato casi di tortura in 141 Paesi al mondo.
“Il
23 giugno il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha rassicurato le forze di
polizia che il reato di tortura non è contro di loro”, commenta Riccardo Noury,
portavoce della sezione italiana di Amnesty International. “Ma mai nessuna
delle organizzazioni per i diritti umani che dal 1989 chiedono che l'Italia si
doti di una norma contro la tortura – continua Noury – ha sostenuto che quel
reato dovesse essere usato "contro" la polizia. Piuttosto, dovrebbe
essere usato per tutelare le persone dalla tortura e dare giustizia alle
vittime della tortura.
Nella
stessa occasione il ministro Alfano ha detto che il reato di tortura è giusto,
ci vuole. L'Italia ha assunto un preciso obbligo nel 1989, ratificando la
Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Se spetta al parlamento
approvare finalmente, dopo quattro Legislature, il reato di tortura, è dovere
di un governo dar seguito agli obblighi internazionali assunti. L'uno e
l'altro, dopo 26 anni, – conclude Noury – colmino finalmente questo doloroso
ritardo”.
In occasione della Giornata mondiale il segretario generale
dell’Onu Ban Ki-Moon ha inviato un messaggio nel quale si rileva che
”nonostante l’esistenza di un esauriente quadro giuridico e istituzionale per
la prevenzione della tortura, questa è ancora largamente tollerata o
addirittura praticata dai governi e l’impunità dei responsabili continua a
persistere. L’appuntamento è quindi è un’occasione per riaffermare il diritto
di tutti, uomini e donne, di viveri liberi dalla paura della tortura. Questa,
così come qualsiasi forma di trattamento o punizione crudele, degradante e
inumana, non ha alcuna giustificazione in nessun luogo e in nessuna
circostanza”.
”Esorto tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite che non hanno
ancora provveduto – continua il messaggio – a ratificare e applicare la
Convenzione Onu contro la tortura e le disposizioni del Protocollo Facoltativo.
Inoltre faccio appello a tutti gli Stati membri, affinché supportino le visite
del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura in quei luoghi dove gli
individui sono deprivati della propria libertà nel loro stesso Paese e si
impegnino a promuovere una maggior cooperazione per garantire il completo
accesso”.
Segnaliamo
sul tema:
Anahì del mare,
dedicato alla dittatura in Uruguay e alla terribile repressione
L’Esecutore, sull’abolizione
della pena di morte in Francia, nel 1981
Mala Dies, in
cui si affronta il tema degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia
La trappola, un’odissea
dall’Africa all’Europa
Mass Games, sulla
Corea del Nord, uno Stato prigione
Uomini e belve,
con testimonianze di torture dai Sud del mondo