L’Ufficio
federale di giustizia (Ufg) di Berna ha autorizzato con procedura semplificata l’estradizione
di Orić in Bosnia Erzegovina, facendo riferimento a una seconda richiesta di
estradizione, successiva a quella di Belgrado, presentata alle autorità
elvetiche da Sarajevo, in riferimento a un procedimento per crimini di guerra contro
la popolazione aperto ai danni di Orić nel 2009 e mai giunto a sentenza.
La
procedura semplificata è stata permessa, come ha spiegato in una nota l’ufficio
federale di giustizia, dal fatto che nell’audizione successiva all’arresto Orić
si è opposto all’estradizione in Serbia ma ha acconsentito alla richiesta di
estradizione bosniaca. Questo ha permesso all’Ufg di autorizzare l’estradizione
in Bosnia con procedura semplificata (e con un sospiro di sollievo…), dando
priorità alla Bosnia sulla base dei criteri fissati dalla Convenzione europea
sull’estradizione. Nello specifico, poiché tutte e due le richieste di
estradizione riguardavano fatti commessi in Bosnia Erzegovina, ed essendo Orić
cittadino di quello Stato, è stata data precedenza alla richiesta di Sarajevo e
con rito semplificato.
Non è
stata resa nota la data del trasferimento di Orić in Bosnia per questioni di
sicurezza e di rispetto della privacy.
Orić,
48 anni, è un personaggio da sempre molto discusso. Ex guardia del corpo del
presidente serbo Slobodan Milošević, allo scoppio del conflitto in Bosnia
Erzegovina si mette a capo della difesa di Srebrenica, per quanto non fosse un
soldato di professione e la sua figura risultasse non gradita allo Stato
maggiore bosniaco di Sarajevo. Considerato un eroe da molte donne di
Srebrenica, è stato arrestato nel 2004 ed estradato all’Aja con l’accusa di
essere responsabile delle violenze ai danni di civili serbi, e dell’omicidio di
molti di loro, nei villaggi intorno a Srebrenica assediata tra il 1992 e il
1993. Condannato a due anni di detenzione dal Tribunale per i crimini di guerra
nella ex Jugoslavia (Tpi) nel 2006, è stato contemporaneamente rilasciato
poiché aveva già scontato la pena attraverso lo strumento del carcere
preventivo. L’entità della condanna scatenò le ire dell’estrema destra serba, che
considerò la pena irrisoria e offensiva. La sentenza del processo d’appello,
nel 2008, lo scagionò definitivamente dall’accusa di non aver fatto quanto in
suo potere per impedire le uccisioni di civili serbi nell’area intorno a
Srebrenica, riabilitandolo.
Per chi volesse sapere di più sulla discussa figura di Orić,
consiglio il mio SREBRENICA. I GIORNI DELLA VERGOGNA e il nuovissimo SREBRENICA.LA GIUSTIZIA NEGATA, scritto a quattro mani con Riccardo Noury.