Il 17 marzo 1945 –
settantuno anni fa – ai lampioni del Campedèl, la piazza principale di Belluno
venivano impiccati quattro partigiani. Il loro capo era il siciliano
ventiquattrenne Salvatore Cacciatore, nome di battaglia “Ciro”, che affrontò la
morte con una dignità e un coraggio fuori del comune. I nazisti avevano
consegnato al più giovane dei quattro una corda alla quale egli avrebbe dovuto fare un nodo
scorsoio che avrebbe poi infilato al collo del suo capo. I due furono fatti
salire su due scale che erano state appoggiate a un lampione e il ragazzo si
mise all’opera. Fece vari infruttuosi tentativi: era terrorizzato e le mani gli
tremavano in continuazione. Guardò il capo come per chiedere aiuto. “Ciro” gli
disse qualcosa e lo incoraggiò con lo sguardo mentre egli faceva l’ennesimo
tentativo. Quando finalmente il cappio fu pronto, fu lo stesso condannato a
porgere la testa.
Dopo la Liberazione, il luogo cambierà nome e si
chiamerà Piazza dei Martiri.
Lo storico Enzo Barnabà ripercorre, nel romanzo
storico Il Partigiano di
Piazza dei Martiri. Storia del siciliano che combattè i nazisti e finì appeso a
un lampione la vicenda di “Ciro”, colmando così un grande vuoto.