Non
di rado, leggendo un libro mi sono chiesto come fosse nata l’idea, lo spunto,
lo stimolo a scriverlo.
Mi
rendo conto di essermi sentito rivolgere tante volte domande inerenti il perché
del mio interesse per la Bosnia e per i Balcani nel corso delle centinaia di
presentazioni che ho avuto la fortuna, l’onore e il piacere di poter fare in
pubblico.
Bene,
la genesi di EDEN. IL PARADISO PUÒUCCIDERE è così particolare che credo meriti d’essere raccontata. Perché
curiosa, strana, diversa dal solito e… ma sì, mettiamola così: “furba”.
Non
ci credete?
Vi
spiego.
EDEN nasce per caso nel 2000. Ancora non lo
sapevo, in effetti, ma oggi posso dire con certezza che nasce in un tardissimo
pomeriggio di un giorno umido e uggioso del febbraio del 2000. Il luogo è Roma,
città in cui sono ambientati i primi capitoli del libro. Con precisione, il
luogo è la redazione del giornale per il quale lavoravo allora.
Da
mesi non percepivamo lo stipendio e le spiegazioni erano sempre più o meno le
stesse, decisamente poco convincenti. Eravamo arrabbiati e delusi, più o meno
tutti noi giornalisti di quella testata. Ma resistevamo, perché la sentivamo
casa nostra, la nostra scommessa, la nostra vita.
Quel
tardissimo pomeriggio dovevo spedire dei fax. Pare di parlare di un secolo fa
(e in effetti, il secolo scorso era da poco svanito…), ma a quel tempo le
e-mail erano ancora molto poco utilizzate nelle redazioni e il fax andava per
la maggiore.
In
segreteria di redazione c’erano due apparecchi abilitati a spedire e a ricevere
fax, ma a quell’ora funzionavano a ritmo continuato in entrata perché, come
ogni giorno, arrivavano i materiali per comporre i tamburini delle pagine di
cultura e spettacoli (teatri, cinema, concerti, presentazioni…).
Con
la schiena appoggiata al muro una volta bianco, aspettavo di poter spedire il
mio fax senza neppure il conforto di una chiacchierata con una delle segretarie
di redazione, in particolare la mia favorita.
Cominciai
così, per pura noia, a scartabellare nella pila di fax appena arrivati.
D’altronde, per definizione il giornalista è un ficcanaso…
Ravanando
qua e là, improvvisamente mi ritrovo tra le mani un fax inviato al direttore
della testata per la quale lavoravo dall’Ufficio del turismo malese in Italia.Quest’ultimo invitava il suddetto o un suo rappresentante a un tour di una decina di giorni nel Paese asiatico, a quel tempo alla ricerca di visibilità in Europa per questioni turistiche.
Dapprima
pensai: hai capito che roba? Noi ci facciamo un mazzo tanto gratis e questo lo
invitano a girare gratis il mondo.
Poi
pensai: tanto non parte, e la possibilità va sprecata. Ma, riflettei tra me e
me, se anche gli segnalassi la cosa, a partire sarebbe uno dei baciapile della
redazione, non cerro io…
La
folgorazione.
Senza
pensarci due volte, presi una penna e compilai il formulario, ringraziando e
proponendo me stesso per il viaggio. Cordiali saluti. Così, per ingannare il
tempo e un po’ per sfida contro chi non mi pagava da mesi lo stipendio.
I fax
da spedire ora erano diventati due. Completai la mia operazione e me ne tornai
alla mia scrivania della redazione esteri.
Il
giorno dopo, avevo già dimenticato tutto…
(ps: il cappello di foglie di cocco nella foto, in basso a destra, "vive" con me ormai da sedici lunghi anni...).