Una donna serba si fa esplodere una
bomba a mano in seno. Una donna bosniaca con la sua bambina sono vittime
dell’esplosione di una mina mentre visitano la loro casa, abbandonata
all’inizio dell’assedio. Sempre a Ilidža, poliziotti bosniaci sono assaliti da
giovani serbi. Gli episodi di violenza si moltiplicano, bande di bosniaci in
cerca di vendetta e di bottino terrorizzano i serbi rimasti, derubandoli. La
“pulizia etnica” è completata, la separazione è irreversibile, l’apartheid è
l’unico antidoto a nuovi conflitti. Sarajevo è riunificata, ma sfuma la
possibilità di ricostruire la Sarajevo multietnica vissuta fino al ‘92. Se vi
sono ancora dubbi sui risultati della pace di Dayton, questo deserto attorno a
Sarajevo li scioglie tutti.
A Goradže si completa il trasferimento degli abitanti
serbo-bosniaci: la città passa sotto la giurisdizione croato-musulmana. Alla
mezzanotte si concludono anche le operazioni di smilitarizzazione della “zona
di separazione”, una fascia larga quattro chilometri sorvegliata dall’Ifor, che
corre per 1.030 chilometri, dividendo la FBiH dalla Rs.
C’era
una volta la Jugoslavia: dal Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, passando per il
Regno di Jugoslavia, alla tremenda guerra di liberazione dagli invasori
nazi-fascisti. Nacque nel 1947 la Repubblica socialista federativa di
Jugoslavia, guidata dal maresciallo Tito: uno Stato federale esistito fino al
1991, quando scoppia la guerra, che porta nell’Europa della fine del XX secolo
i crimini contro l’umanità, lo stupro etnico, il genocidio, l’urbicidio, la
fuga di milioni di profughi, per concludersi con una pace ingessata, cui è
seguita una guerra… “umanitaria”. Dalla Jugoslavia alle Repubbliche
indipendenti. Cronaca
postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide racconta la storia
di quel Paese, anno per anno, giorno per giorno. Un lavoro certosino di ricerca
per realizzare un libro fondamentale.
Con
il patrocinio dell’Associazione per i Popoli Minacciati
L’autore
Bruno Maran (Padova), fotoreporter di Stampa Alternativa, ha firmato grandi reportage da Bosnia, Macedonia, Croazia, Serbia e Kosovo, India, Sri Lanka. Si occupa di fotografia sociale e reportage, è co-fondatore del Gruppo Controluce e collabora con Radio Cooperativa. Ha preso parte a decine di mostre fotografiche personali e collettive. Ha firmato i documentari Zastava AnnoZero e Trieste-Risiera di San Sabba. Ha pubblicato il saggio Una lunga scia color cenere (La Città del Sole, 2013).
Bruno Maran (Padova), fotoreporter di Stampa Alternativa, ha firmato grandi reportage da Bosnia, Macedonia, Croazia, Serbia e Kosovo, India, Sri Lanka. Si occupa di fotografia sociale e reportage, è co-fondatore del Gruppo Controluce e collabora con Radio Cooperativa. Ha preso parte a decine di mostre fotografiche personali e collettive. Ha firmato i documentari Zastava AnnoZero e Trieste-Risiera di San Sabba. Ha pubblicato il saggio Una lunga scia color cenere (La Città del Sole, 2013).