Non sono impazzito a causa del caldo. Almeno non ancora.
Undici pomodorini e una melanzana è il raccolto di ieri del nostro orto in vaso, piantato per gioco allo scopo (ufficialmente) di mostrare alle bambine come si fa a far crescere - e a raccogliere - i prodotti della natura che vedono in vendita al mercato o al supermercato ma anche per permettere a loro padre, ovvero chi scrive, di baloccarsi rinverdendo oramai antiche radici contadine, delle quali andare fieri.
Non ho il terreno né più la forza fisica per esercitare l'arte tutt'altro che vaga della vanga e del rastrello, ormai sono un mezzemaniche da scrivania che coltiva in vaso: però il contatto con la natura, con la terra, resta uno dei più grandi giochi della mia vita. E vedere la gioia dei bambini - una gioia così piccola e naturale, così spontanea e bella - nel cogliere quei pomodorini è stata una grande ricompensa umana, una medaglia da appuntarsi per l'eternità.
Certo, non è stato un gran pasto, in fatto a quantità. Ma non si pensava certo di sfamare la truppa con il raccolto dell'orticello. Ma com'è diverso il sapore, e la consistenza della buccia, di un pomodoro curato e cullato in casa rispetto a uno di quelli comprati fuori. Le bambine se ne sono accorte e hanno commentato la cosa. E' stata una bella soddisfazione anche questa. Ora bisogna pensare a come cucinare la melanzana e prepararsi alla raccolta degli altri pomodorini e dei pomodori cuore di bue, ancora belli verdi ma in clamorosa crescita. Unico cruccio: la zucca non ce l'ha fatta ed è marcita sulla pianta. Ma ce n'è un'altra in arrivo. Speriamo in una miglior fortuna... E che le zucchine si mettano a fare il loro dovere...