Višegrad è una cittadina della Bosnia orientale che ha vissuto, a partire dalla primavera del 1992, sotto
un regime del terrore e dell’orrore comandato da un gruppo di paramilitari guidato
dai cugini Milan e Sredoje
Lukić. I due cugini si rendono protagonisti, nel corso dell’estate di 25
anni fa, di una serie di episodi orrendi e tremendi, tra cui ricordiamo
dapprima l’uccisione a sangue freddo di sette musulmani-bosniaci
i cui cadaveri sono stati gettati nella Drina, poi di aver costretto circa
settanta persone – tra cui una neonata di 48 ore di vita – a entrare in
un'abitazione di Pionirska ulica nella quale i Lukić lanciano ordigni incendiari uccidendo
barbaramente tutti quanti. L’orrore continua con toni di questo genere per
tutta l’estate 1992, finché la pulizia etnica ai danni
dei musulmani-bosniaci – che costituivano il 63 per cento
della popolazione locale – viene portata a termine con operazioni di
rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di decine di civili all’interno
di case private. Circa tremila persone vengono uccise e
fatte scomparire. Solo il 16 settembre
del 2005 Sredoje Lukić viene
assicurato alla giustizia internazionale; la condanna definitiva arriverà
nel dicembre del 2012 per Sredoje Lukić la pena passa dai 30 anni del primo
grado a 27 anni, con il dissenso dei giudici Pocar e Liu, mentre per Milan Lukić è stato comminato
l’ergastolo.
Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio reportage scritto sul campo dal giornalista Luca Leone racconta le vicende,
raccoglie le testimonianze di tutte le parti e fa il punto
sull’episodio che ha rappresentato la prova generale di ciò che
sarebbe accaduto tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e
in altri luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.
“Venticinque
anni di silenzi complici, di rimozione, di inganni e tradimenti. Di quel
negazionismo spicciolo che si nutre di ‘letteratura’ cospirazionista e che, per
mera affiliazione ideologica, ci spiega ogni tanto con un post tradotto
o scritto pure male, che è tutto falso”. (Riccardo Noury)
“Luca Leone
questa volta si supera in un libro inchiesta che sa di urla nel silenzio, di
disperato tentativo di denuncia; mette in fila nomi e cognomi di chi è stato,
di chi ha eseguito, di chi ha stuprato e ucciso, di chi ha deriso, ma anche di
chi ha salvato a suo rischio e pericolo in quei giorni, mesi, anni tremendi di
morte violenta autorizzata e sdoganata come pratica usuale”. (Silvio Ziliotto)
“Questo libro
è importante perché offre una sponda, una voce e – perché no? – una speranza a
tutte quelle persone in attesa di giustizia, di un riconoscimento del dolore
patito, di pietà umana”. (Marco Travaglini)
“Le ferite
che ci portiamo tutti addosso e dentro facilitano non poco il compito di chi
vuole dividerci con la propaganda di parte. Viviamo, così, solo da un ciclo di
guerra all’altro, mentre quelli sopra stanno bene e noi sotto, purtroppo,
subiamo”. (Rato Rajak)
Vi aspetto oggi a Trieste alla libreria
Lovat (viale XX settembre
20, c/o stabile Oviesse, 3° piano) alle 18,00.
Intervengono
Giancarlo Schiavone, Francesco De Filippo e Gianluca Paciucci.