lunedì 25 settembre 2017

In Bosnia vincono come sempre criminali di guerra e negazionisti

Il Parlamento nazionale bosniaco erzegovese ha respinto le due proposte socialdemocratiche che intendevano negare ai criminali di guerra la possibilità di candidarsi a cariche rappresentative e che puntavano, al contempo, a introdurre il reato di negazionismo del genocidio di Srebrenica, con pene previste tra sei mesi e tre anni di reclusione.
Nel primo caso, il parlamento si è espresso con 16 voti a favore della non candidabilità dei criminali di guerra, con 17 contrari e un astenuto. Nel secondo caso, è finita in perfetta parità, 17 a 17, ciò che ha reso impossibile introdurre nel codice penale il reato di negazione del genocidio.
A fare la differenza sono stati, come facilmente prevedibile, i deputati serbo-bosniaci, che hanno votato in massa contro le due proposte di legge.
I socialdemocratici, incassate le due sconfitte, hanno chiesto All’alto rappresentante della comunità internazionale di “uscire dal letargo” e di adoperarsi per fare in modo che la Bosnia adotti le due proposte di legge e torni a essere presentabile a livello internazionale. Finché questo non dovesse avvenire, continueranno a sedere sui banchi del parlamento sia negazionisti sia politici con le mani sporche di sangue, cosa che di solito coincide. Tutti sanno chi sono, incluso l’Alto rappresentante, ma in quasi cinque lustri nessuno ha pensato di adoperarsi affinché questa vergogna a cielo aperto abbia fine.