Bronte
a parte, in Italia non abbiamo forse un’idea precisa del mondo incredibile – e del
mercato immenso – che gira intorno al pistacchio, questo meraviglioso seme per
il palato raccolto dall’albero delle anacardiacee.
Da
qualche giorno in Iran è cominciata la raccolta del pistacchio, settore che
ormai ha da tempo abbandonato la tradizione famigliare per diventare un immenso
business. L’Iran è infatti, a oggi,
il principale sfidante della California nella produzione mondiale di pistacchio
e, in questa competizione, è abbondantemente in testa, con oltre il 50 per
cento della produzione planetaria.
I
numeri, come sottolinea l’agenzia di stampa pubblica iraniana Irna (che va ovviamente presa con le
dovute cautele), sono impressionanti. Nel 2016 gli alberi iraniani hanno
prodotto circa 170.000 tonnellate di pistacchi. La raccolta del 2017, che si
protrarrà per quasi tutto settembre, dovrebbe fruttare 235.000 tonnellate. Se
lo scorso anno l’export iraniano in
materia ha superato le 130.000 tonnellate, per introiti pari a 1,2 miliardi di
dollari, nel 2017 è atteso un incremento rispettivamente a 150.000 tonnellate e
a 1,5 miliardi di dollari. Tra i principali importatori, tra l’altro, oltre all’Italia
ci sono proprio gli Stati Uniti, nonostante la produzione californiana.
E se prima
o poi scoppiasse una pace verde al gusto di pistacchio?