giovedì 24 dicembre 2015

Un Natale 2015 “caldo” per non dimenticare

Sono circa un migliaio i gruppi armati impegnati a vario titolo nel mondo in guerre ad alta, media e bassa intensità che stiamo per traghettare dal 2015 al 2016. E sono centinaia di milioni gli esseri umani nel mondo interessati a vario livello dalle conseguenze degli scontri attivi, al momento, in almeno 57 Paesi o Regioni.
Proviamo a fare una lista di Paesi caldi, regione per regione. Consapevole di averne dimenticato qualcuno. E forse ci renderemo conto che questo Natale sarà sereno, per nostra somma fortuna, per noi e per pochi altri sulla faccia del pianeta. Tiriamo da questa evidenza la certezza d’essere fortunati e lo stimolo a fare qualcosa di più per chi sta peggio di noi, non solo nello spirito del Natale, ma in quello di una fratellanza universale che non può e non deve essere solo un modo di dire, ma un impegno per fare. Prima di tutto per i bambini. Per loro, mai nessuno sforzo può o deve essere vano. Poi per tutti gli altri che stanno soffrendo situazioni spaventose, che spesso non siamo neppure in grado d’immaginare.
Africa: Algeria, Angola, Burundi, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Libia, Mali, Mauritania, Mozambico, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo (solo qui sono attivi non meno di una quarantina di gruppi armati e negli ultimi vent’anni sono morte alcuni milioni di persone), Somalia, Sudan, Sud Sudan, Tunisia, Uganda.
America: Colombia, Messico, Perù.
Asia: Afghanistan, Bangladesh, Birmania, Cina, Filippine, India, Indonesia, Kazakistan, Kirgyzstan, Nepal, Pakistan, Sri Lanka, Tagikistan, Thailandia, Uzbekistan.
Europa: Abkhazia, Azerbaigian (Nagorno-Karabach), Cecenia, Daghestan, Georgia, Kosovo, Macedonia, Ossezia del Sud, Transnistria, Ukraina.
Medio Oriente: Arabia Saudita, Iraq, Libano, Palestina-Israele, Siria, Turchia, Yemen.
La lista è aperta e può essere aggiornata in qualsiasi momento. Andrebbe aggiunta ad esempio la Bielorussia, dittatura europea in cui – unico caso nel continente – è ancora attiva la pena di morte. Ma anche altri Paesi (penso, per dirne qualcuno, a Cile e Venezuela, ma anche al Bhutan e al Sahara Occidentale, per non tacere del Tibet), in cui i diritti della persona sono quotidianamente oggetto di restrizioni e di negazione.
Non credo in Dio, ma se volessi vedere un presepe, quest’anno, mi viene da pensare a un campo profughi, in cui magari sta nascendo uno dei tanti, troppi bambini destinati a essere crocifissi sulla croce della povertà per la sola sfortuna d’essere nati “dalla parte sbagliata” del pianeta. Non è detto che tra loro vi sia un Gesù Cristo. Ma tutti sono sicuramente piccoli che hanno il diritto di vivere e di partecipare alla lotta quotidiana per rendere migliore questo pianeta.
A loro, soprattutto a loro, oggi più che mai va ogni mio pensiero, oltre alla consapevolezza che almeno parte della loro sofferenza dipende dalla nostra apatia e dal nostro egoismo.
Sarà bene dare una svegliata alle coscienze. E non solo per Natale.

Bosnia, Natale di arresti, terroristi, smog, esplosivi e propaganda

Undici arresti tra presunti fiancheggiatori dello Stato islamico (Is) hanno scosso la vigilia natalizia di una Sarajevo chiusa al traffico per smog a causa sia della circolazione automobilistica che della combustione di qualsiasi oggetto bruciabile nelle stufe di persone che ormai, a causa della crisi economica persistente, stanno regredendo quasi ai tempi della guerra del 1992-1995.
Gli arresti, realizzati tutti nella periferia sarajevese, riguardano, come indicato dalla Procura, “persone sospettate di terrorismo, di finanziamento e di preparazione di un attacco terroristico, oltre che di avere istigato aspiranti jihadisti a raggiungere fronti di guerra all’estero”. Almeno altri quattro ricercati sarebbero al momento sfuggiti alla polizia bosniaca, che continua a indagare.
Immancabilmente, la notizia non ha lasciato indifferente Milorad Dodik, il padre-padrone dell’Entità della Repubblica serba di Bosnia, che in una conferenza stampa svoltasi ieri a Banja Luka non ha perso occasione per gettare benzina sul fuoco (attività in cui da sempre eccelle), sostenendo che in Bosnia vi sarebbero almeno 3.500 persone pronte a eseguire attentati terroristici suicidi. Dodik non ha rivelato le fonti di quella che sembra l’ennesima sparata propagandistica.

mercoledì 23 dicembre 2015

Secondigliano, finalmente chiuso il primo Opg della vergogna

Nove mesi dopo la scadenza della data stabilita dalla legge (31 marzo 2015), il primo Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg), una vergogna tutta italiana, è stato chiuso. Ne dà notizia il Comitato nazionale StopOpg (http://www.stopopg.it). A ottenere quello che è un primato non da poco, per un Paese che vuol continuare a definirsi civile, è Secondigliano (Napoli), che si spera sia d’esempio per le amministrazioni che devono chiudere gli altri quattro Opg ancora aperti: Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto.
Nei mesi necessari alla chiusura della struttura di Secondigliano le persone internate nel locale Opg – in gran parte residenti nel Lazio e in Campania – sono state progressivamente trasferite nelle Rems (le Residenze regionali per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), strutture in condizioni più decorose degli Opg, ma sempre di tipo detentivo, che non possono perciò rappresentare l’alternativa definitiva ai manicomi giudiziari.
Da molte parti ci si chiede che cosa aspetti il governo italiano a nominare il commissario nelle regioni inadempienti che non hanno ancora accolto i loro pazienti in strutture diverse e più umane degli Opg, dando così attuazione alla nuova legge 81. Il superamento degli Opg non può e non deve, infatti, risolversi con la sola apertura delle Rems (o peggio, come a Castiglione delle Stiviere), strutture che la nuova legge considera una extrema ratio, ma devono essere privilegiate misure alternative alla detenzione, nello spirito della legge 180, che, abolendo il manicomio, ha indicato come centrali gli interventi terapeutico riabilitativi di comunità, fuori dalla logica della custodia e dell’esclusione sociale.
Sull’argomento consigliamo vivamente la lettura del libro di Angelo Lallo, “Mala dies” (Infinito edizioni, 2014).

martedì 22 dicembre 2015

Saranno famosi: se la figlia di Karadžić diventa vice-presidente del parlamento serbo-bosniaco…

Piglio e capigliatura sono quelli del padre. Di somiglianza, però, mica tanta, se non fosse per la stazza “importante”. Parliamo della figlia di Radovan Karadžić, psichiatra ultranazionalista passato alle cronache della storia per essere stato il primo e auto-proclamato presidente dell’auto-proclamata Repubblica serba di Bosnia, entità dell’attuale Bosnia Erzegovina nata e basata sulla pulizia etnica. Di cui Jovan Rašković, grande maestro di Radovan, era stato ideologo e “profeta”, e Karadžić attuatore su larga, larghissima scala.
Ora, se a molti è sfuggito che Radovan – da otto anni alla sbarra all’Aja con accuse quali genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità – ha una figlia, a pochi da oggi deve sfuggire che codesta rampolla, medico (ah, i geni di famiglia…), 48 anni, iscritta al Partito democratico (ma solo a parole) serbo di Bosnia fondato dal padre, da poche ore è stata eletta vice-presidente del parlamento dell’Entità della Repubblica serba di Bosnia. Tanto per ribadire, ce ne fosse mai il bisogno, come la pensa la maggioranza dei serbi di Bosnia. Perché se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, Sonja Karadžić Jovičević – queste le generalità della neo-eletta – da che parte sta l’ha reso noto da anni al mondo, visto che ancora molto giovane, già durante la guerra, faceva parte del gabinetto “ideologico” di papà Radovan e in quanto figlia di cotanto personaggio era stata arruolata dal ministero dell’Informazione del gabinetto di guerra serbo-bosniaco, diventando, guarda un po’, direttamente braccio destro del ministro. Donna di propaganda, la dottoressa Sonja, e donna d’estrema destra, forse implicata in primissima persona nella rete di protezione stesa attorno a papà Radovan durante la lunga e vergognosa latitanza di uno dei devastatori della Bosnia Erzegovina e di tre popoli che, con tutti i limiti del caso, fino al 1992 ne costituivano uno solo.
Gente così nell’Europa di oggi fa carriera, grazie anche alle protezioni russe di cui la famiglia ha sempre potuto godere. Bisognerà vedere fino a che punto quest’anno appannato di negazionismo e di ultranazionalismo riuscirà a splendere, prima di trasformarsi nel buco nero della storia che è papà Radovan.

mercoledì 16 dicembre 2015

Sport Media Pearl Award, il nostro Campione del Mondo Dario Ricci

Grande soddisfazione per Dario Ricci, nostro autore e giornalista di Radio24-IlSOle24Ore, voce e mente della trasmissione Olympia, che ha vinto il primo premio assoluto degli Sport Media Pearl Awards 2015, gli Oscar del giornalismo sportivo mondiale, promossi dall'Aips (l'Associazione Internazionale della Stampa Sportiva), assegnati ieri ad Abu Dhabi. La puntata vincitrice è quella dedicata a Rocky Marciano, il grande campione dei pesi massimi di origine italiana che chiuse la sua strepitosa carriera con 49 successi su altrettanti match, con 43 ko. La puntata, trasmessa il 12 aprile 2015, racconta la storia di un mito del ring, ma anche la storia dell'emigrazione italiana verso l'America a inizio Novecento.
«Essere finalista in un contesto così prestigioso è un riconoscimento non solo per Olympia – sottolinea Ricci – ma per l'intero lavoro della redazione di Radio24, dai giornalisti agli assistenti ai programmi e ai tecnici. È un grande onore per me essere parte di questo gruppo».
Olympia, la trasmissione di Dario Ricci su Radio24, ripercorre, tra attualità e memoria, le pagine epiche della storia dello sport e i momenti più drammatici ed emozionanti dello sport contemporaneo. La trasmissione prende il nome dalla storica città della Grecia, culla dei Giochi Olimpici, luogo simbolo dello sport e dei valori più alti che esso rappresenta. Per ascoltare e scaricare la puntata di Olympia dedicata a Rocky Marciano fate clic qui.

Parigi, Cop21: risultati (mediocri) e interrogativi (letali)

A Parigi per diversi giorni si è parlato di cambiamenti climatici: la Cop21, convocata dall’Onu, era iniziata con aspettative e speranze, ma anche con molto scetticismo sulle reali prospettive di impegno da parte dei Paesi maggiori inquinatori del pianeta. Pesava l’esperienza del Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, otto anni dopo la sua approvazione, senza l’adesione degli Stati Uniti e di altri Paesi grandi inquinatori quali Cina e India, responsabili in totale del 40 per cento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.
Da più parti la discussione sui metodi per ridurre il tasso di crescita della temperatura sul pianeta e iniziare una retromarcia è stata incentrata sul ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. Un futuro completamente senza combustibili fossili è il desiderio delle organizzazioni non governative (ong), dei movimenti ambientalisti e di gran parte della popolazione dei Paesi più industrializzati e di conseguenza più inquinanti, ormai consapevole della necessità di un cambiamento radicale del modo di produrre e consumare energia.

venerdì 11 dicembre 2015

Germania, sì del tribunale di Dortmund all’estradizione di Paraga in Italia

Il tribunale competente della città tedesca di Dortmund ha dato luce verde ieri sera, 10 dicembre (forse non a caso Giornata mondiale per i diritti umani), all’estradizione in Italia di Hanefija Prijić, detto Paraga, durante la guerra del 1992-1995 comandante del terzo battaglione della 317ma brigata della Armija BiH, ovvero l’esercito regolare della Bosnia Erzegovina.
Paraga è accusato dell’omicidio di tre pacifisti italiani – Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti – il 29 maggio 1993, all’inizio del secondo anno di guerra in Bosnia Erzegovina.
Nel 2001 Paraga fu condannato da una corte bosniaca a 15 anni di reclusione per la strage dei volontari italiani, perpetrata nelle vicinanze di Gornji Vakuf. Tra i testimoni, faccia a faccia col carnefice, c’erano Agostino Zanotti e Christian Penocchio, scampati all’eccidio, che riconobbero davanti ai giudici il carnefice dei loro compagni. La pena fu poi ridotta a 13 anni in appello, ma dopo alcuni anni di reclusione il condannato era stato ammesso ai benefici della semilibertà.
L’avvocato difensore di Paraga ha provato a far valere proprio questa condanna per evitare l’estradizione del suo assistito, sostenendo che l’accusato non possa essere processato due volte per lo stesso crimine per il quale già ha scontato una sentenza.
Probabile ora un ricorso da parte della difesa di Paraga che, se estradato in Italia, sarà quasi di sicuro giudicato da un tribunale di Brescia, città d’origine delle tre vittime.

giovedì 10 dicembre 2015

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti

Tutto nasce da qui:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
(Dichiarazione universale dei diritti umani, 10 dicembre 1948, articolo 1)

mercoledì 9 dicembre 2015

Due ore e mezzo alla Stazione Termini in stato d’assedio e l’italiano medio

Piccola vedetta ferroviaria a causa di un errore di calcolo nella partenza e di un appuntamento saltato. La mia tarda mattinata romana – l’ultima per molto tempo – si complica improvvisamente. Troppo tardi per sentire qualsiasi amico romano. Ma anche troppo stanco, sfibrato, appesantito, dopo cinque giorni di fiera del libro, per poter pensare di intavolare con chicchessia una discussione mediamente interessante (per l’interlocutore). Decido allora di andare incontro al destino. Sarà quel che sarà.
Alle 12,20 salgo sulla Metro B ala stazione di Eur Fermi, direzione Jonio, destinazione Termini. All’ingresso della metro due militari armati di fucile mitragliatore, in mimetica. Giovani, sguardo duro. Tranne quando c’è da seguire un bel sedere femminile. Timbro il biglietto. La mia metropolitana arriva subito, insieme a quella con destinazione Laurentina, sul binario prospiciente. In un attimo, dalla parte opposta della banchina, un ragazzotto probabilmente nordafricano, poco più che maggiorenne, cicca accesa in bocca, si guarda intorno furtivo, salta il tornello e s’infila in uno dei vagoni del convoglio. Dall’altra parte non ci sono militari? E se c’erano, guardavano sederi? Comunque, meglio far prendere loro aria e sole che tenerli sull’attenti in caserma, avrà pensato qualcuno.
A Termini devo aspettare oltre due ore prima di prendere il mio treno per Napoli Centrale. Non ce la faccio a stare fermo, quindi giro quasi ininterrottamente, salvo ogni tanto mettermi in osservazione in qualche punto strategico, spizzicando la mia pizza “scrocchiarella” romana, una delle poche cose che mi manca della mia ex città.
Cerco differenze con l’anno precedente. Cerco di capire che cosa ha cambiato rispetto al solito lo stato d’assedio in cui improvvisamente hanno deciso di farci vivere, da mandria di vacche quale ormai irrimediabilmente siamo.
La prima differenza è che nel piazzale esterno all’ingresso di piazza dei Cinquecento non ci sono più le camionette di polizia e carabinieri ma tre blindati dell’esercito. A terra soldati con fucili mitragliatori bene in vista. Una città in guerra. Ma contro quale fantasma?

martedì 8 dicembre 2015

Chiusa la fiera di Roma, è subito tempo di Nocera Inferiore

Dopo i cinque giorni di fiera più duri della mia carriera di piccolo editore, riprende il viaggio di SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA, che chiude un 2015 fitto di viaggi e bellissimi incontri umani e professionali a Nocera Inferiore con una due giorni che mi darà il colpo di grazia.
Nel dettaglio:
domani, mercoledì 9 dicembre, alle 19,00, sono all'Arci "Antonello Simeon" di Nocera Inferiore (SA), in via G.Matteotti, 46 - Scala A, ingresso libero. L'iniziativa è organizzata dal Gruppo 261 di Amnesty International (Agro Nocerino) in collaborazione con l'Arci UISP "Antonello Simeon" e la Cooperativa Sociale Giovanile. Info: gr261@amnesty.it o 3338693433;
giovedì 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, incontro i ragazzi del Giambattista Vico di Nocera Inferiore (SA); l'incontro, che si svolge al mattino, è riservato agli studenti, a conclusione di un progetto di lettura promosso da un'insegnante. Organizza il Gruppo 261 di Amnesty International (Agro Nocerino).
Speriamo d'essere in tanti e di fare una bella chiacchierata.
Dopo Nocera Inferiore ci fermiamo per qualche settimana, e allora sarà per me un piacere (per chi legge speriamo lo stesso...) cominciare a rivelare cosa bolle in pentola per il 2016, esattamente, per quanto riguarda le mie follie di autore, tra quattro mesi...

mercoledì 2 dicembre 2015

3-8 dicembre: ci vediamo a Roma?

La mia permanenza romana comincia domani, intorno alle 14,00, al Palazzo dei Congressi dell'Eur, dove allestirò lo stand della Infinito edizioni (sala centrale, stand D15, insomma quello degli ultimi anni). Una volta allestito lo stand, sarò con Riccardo Noury alle 19,00 ad Axa, Libreria Arcadia, via Senofane 143, per la quarantaduesima presentazione del libro SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA. Lo stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto, lo scorso anno presentavamo - identico team - I BASTARDI DI SARAJEVO.
Il 4 dicembre, alle 10,00 del mattino, aprono le porte della Fiera nazionale della piccola e media editoria. Credo sia il decimo o undicesimo anno che ci siamo. Insomma, nel Palazzo dei Congressi dell'Eur sono veramente invecchiato... Là sarò presente per tutti e cinque i giorni della Fiera, durante la quale presenteremo dapprima DARK SOUL, il 7 dicembre (ore 19,00, sala Smeraldo), con gli autori Giancarlo De Cataldo, Luca saraceni e Francesca Marchi, poi il giorno dopo, 8 dicembre (ore 17,00, sala Smeraldo), PANE AL PANE, di e con Giovanni Soldati, accompagnato per l'occasione da Enrico Vanzina e Nino Benvenuti. Insomma, mica poco...! Anzi, tantissimo!
Mi sa che vi conviene davvero venire!
Poi, una volta disallestito tutto, la mia avventura continua verso Nocera Inferiore, il 9 e 10 dicembre. Ma di questo parliamo più avanti.
Insomma, vi aspetto a Roma con una novantina di titoli, parecchi autori che passeranno e ripasseranno di lì e tante proposte di ottimi libri per Natale e dintorni. Se siete già in fila... beh, ci vediamo là fuori tra qualche ora...!

De Cataldo-Saraceni-Marchi: "Dark Soul. Viaggio nel mondo invisibile"

Dark Soul. Viaggio nel mondo invisibile
(€ 14.90 – pag. 112 – a colori)
Di Giancarlo De Cataldo e Francesca Marchi
Illustrazioni di Luca Saraceni
Prefazione di Maurizio De Giovanni

Un’affascinante alchimia virale, una graphic novel che rimane nel cuore
La paura, si sa, mangia l’anima. Questo libro nasce dalla necessità degli autori di andare a indagare tra le nostre paure più recondite e dall’urgenza di Luca Saraceni di andare di persona a vedere e toccare tutto quello che generalmente rimuoviamo dalle nostre coscienze di bravi cittadini.
Il Congo, culla dell’umanità, e
la sua contraddittoria capitale, sono il teatro della vicenda di Shako e Lukaya, bambini di strada con una volontà di sopravvivenza che ha più dell'animale che dell'uomo, in una giungla urbana che non ha leggi né valori. Una vita nella rincorsa dell'invisibilità, nel tunnel di un perenne terrore. Shako e Lukaya sono fortunati: trovano sulla propria strada un sapere nuovo e antichissimo, quello di Aristote, a metà tra l'arte e la stregoneria, tra un passato che affonda le radici in credenze che non si rassegnano a scomparire e un presente fatto di ricchi bianchi inconsapevoli che cercano il brivido di una coscienza naif che non conoscono e che nemmeno vogliono conoscere.
Questo libro ci ricorda che non c’è niente da capire, solo da lasciare andare e farsi contaminare dall’incomprensibile, dal mistero dell’altro, dal diverso da te, uguale a te. Qui hai sapore colore disegno immagine racconto odore e di nuovo racconto… gli ingredienti per ogni ricetta artistica. Non lasciarti mangiare l’anima dalla paura, mangiati la paura. Buon appetito!”. (Riccardo Mannelli)

martedì 1 dicembre 2015

Cop21 a Parigi: poche parole, un bel libro e una grande canzone

Il pericolo serio, serissimo, è che si vada incontro a uno sconvolgimento climatico che potrebbe generare molti danni e molti lutti. La causa di tutto questo sono le emissioni inquinanti umane, in costante crescita nonostante il Protocollo di Kyoto preveda esattamente il contrario. Siamo a quota 32,2 miliardi di tonnellate annue di Co2 immesse nell’atmosfera. Un vero suicidio di massa dell’umanità.
Nei prossimi anni la temperatura terrestre potrebbe crescere di due, forse anche tre gradi, con conseguenze tragiche legate allo scioglimento dei ghiacciai montani e dei due poli, all’innalzamento del livello dei mari e all’erosione delle coste, all’impazzimento del tempo meteorologico. E all’aumento esponenziale del numero di migranti per questioni economiche e ambientali. Ci ostiniamo a non volercene rendere conto, ma i profughi per questioni ambientali sono in costante aumento.

venerdì 27 novembre 2015

Per "Srebrenica" oggi Lanciano, poi Roseto e Pavia

SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA continua la sua marcia.
oggi, venerdì 27 novembre, sono a LANCIANO, Libreria D’Ovidio, Corso Trento e Trieste 44, ore 21,00; modera Carlo Spera;
Domani, sabato 28 novembre, sono a ROSETO DEGLI ABRUZZILibreria La cura, Via T. Latini, ore 18,00; modera Roberto Di Giovannantonio.
Domenica 29 novembre infine sono a PAVIA, Sala della Formazione del Centro Servizi di Volontariato (CSV) di Pavia nell’ambito del Festival dei diritti, via Bernardo da Pavia, ore 18,00; organizza l’associazione Il Giardino delle Rose Blu in collaborazione con l’associazione Amici della Mongolfiera.
A dicembre io e Riccardo saremo insieme alla Libreria Arcadia, a Roma. Poi io sarò da solo a Nocera Inferiore e Riccardo andrà a Montebelluna.
Come sempre, vi aspettiamo!
Dal 29 aprile abbiamo presentato il libro 38 volte: Ancona, Attigliano-Guardea (Terni), Bologna, Cagliari (2), Campobasso, Cava de’ Tirreni (SA), Chiari (Bs), Collecchio (PR), Cuneo, Desenzano del Garda (BS), Faenza (2), Fano, Fiorano (MO), Firenze, Giavera del Montello (TV), Guastalla (RE), Lacchiarella (MI), Lecce, Lecco, Macerata, Monteleone di Roncofreddo (FC), Nuoro, Padova, Ponte Samoggia (BO), Ravenna (2), Rosolina Mare (RO), San Benedetto del Tronto, Sassari (2), Teramo, Todi, Torino, Trento, Treviso, Venezia.

mercoledì 25 novembre 2015

25 novembre, Hatiđa lancia un messaggio a nome di tutte le donne

C'è una donna cui voglio un bene particolare, intenso e non descrivibile. Una donna che sento sorella, madre, amica. Si chiama Hatiđa Mehmedović, musulmana bosniaca, presidente delle Madri di Srebrenica e Žepa, sopravvissuta al genocidio che ha decimato la popolazione della sua città, Srebrenica, e a un reiterato tentativo di violenza da parte di un paramilitare serbo. Deve la sua vita a un militare serbo-bosniaco, uno dei pochi tra i suoi che il 12 luglio 1995 non s'è voluto piegare alla logica del devastiamo tutto e facciamolo subito.
Ho incontrato pochissimi giorni fa, di nuovo, Hatiđa a Srebrenica. Ci siamo lungamente abbracciati, con la gioia di ritrovarci. Una musulmana bosniaca che ha perso tutto e un agnostico italiano che da allora cerca di fare qualche passo con lei sulla strada lunga e difficile della memoria e della giustizia.
Ci siamo resi conto che, in tutti questi anni (ci conosciamo dal 2000), non ci siamo mai fatti scattare una foto insieme. E allora eccola qua, la foto. Hatiđa ha incontrato, con la consueta dolcezza e pazienza, un gruppo di persone che ho avuto il piacere di accompagnare a Srebrenica. Ci ha raccontato come sono andate le cose, ha detto che è preoccupatissima per il terrorismo di matrice islamica che sta insanguinando il mondo e ha fatto un'affermazione fondamentale: "Anche se ora, in questo momento, potessi avere tra le mie mani coloro che hanno ucciso mio marito, i miei figli e tutti i miei cari, in quel luglio maledetto a Srebrenica, non li ucciderei e non vorrei mai e poi mai vendetta nei loro confronti. Io tutto quello che chiedo è giustizia. E con me lo chiedono migliaia e migliaia di vedove e di orfane di Srebrenica".
Questo è l'insegnamento di saggezza di Hatiđa, che credo vada diffuso in una giornata simbolica come questa. Ma ricordiamoci che il 25 novembre non è solo oggi, è tutto l'anno. Per Hatiđa e per qualsiasi altra donna nel mondo. Diversamente, staremmo solo facendo - come troppo spesso accade - solo falsa e inutile retorica. Ci comporteremmo, insomma, non da esseri umani ma da politici...

"Srebrenica. La giustizia negata" riprende la marcia!

Dopo la pausa bosniaca e croata, conclusa or ora, SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA e tutto il resto della produzione bosniaca tornano in tour per le ultime date prima del meritato riposo di fine anno. Da domani a domenica io e Riccardo Noury saremo disgiuntamente in ben cinque città. Vediamo quali:
- giovedì 26 novembre, TRENTO, Sala Aurora di Palazzo Trentini, via Manci 27, ore 17.30; intervengono Riccardo Noury (portavoce di Amnesty  International Italia), Lorenzo Ferrari (Amnesty International, gruppo di Trento), Raffaele Crocco (giornalista e ideatore dell'Atlante delle guerre e dei conflitti).
Queste invece sono tutte di mia competenza:
- giovedì 26 novembre, SAN BENEDETTO DEL TRONTO, Liceo scientifico statale “B. Rosetti”, viale De Gasperi 141, ore 15,00;
- venerdì 27 novembre, LANCIANO, Libreria D’Ovidio, Corso Trento e Trieste 44, ore 21,00; modera Carlo Spera;
- sabato 28 novembre, ROSETO DEGLI ABRUZZI, Libreria La cura, Via T. Latini, ore 18,00; modera Roberto Di Giovannantonio.
- domenica 29 novembre, PAVIA, Sala della Formazione del Centro Servizi di Volontariato (CSV) di Pavia nell’ambito del Festival dei diritti, via Bernardo da Pavia, ore 18,00; organizza l’associazione Il Giardino delle Rose Blu in collaborazione con l’associazione Amici della Mongolfiera.
A dicembre saremo insieme alla Libreria Arcadia, a Roma. Poi io sarò da solo a Nocera Inferiore e Riccardo andrà a Montebelluna.
Come sempre, vi aspettiamo!
Dal 29 aprile abbiamo presentato il libro 36 volte: Ancona, Attigliano-Guardea (Terni), Bologna, Cagliari (2), Campobasso, Cava de’ Tirreni (SA), Chiari (Bs), Collecchio (PR), Cuneo, Desenzano del Garda (BS), Faenza (2), Fano, Fiorano (MO), Firenze, Giavera del Montello (TV), Guastalla (RE), Lacchiarella (MI), Lecce, Lecco, Macerata, Monteleone di Roncofreddo (FC), Nuoro, Padova, Ponte Samoggia (BO), Ravenna (2), Rosolina Mare (RO), Sassari (2), Teramo, Todi, Torino, Treviso, Venezia.

Zagabria e quel libraio fuori dalla storia (o forse troppo dentro...)

Un libraio nel centro di Zagabria, a non più di trecento metri dalla cattedrale, espone tra gli altri, questa mattina, questi due libri in vetrina. Il maestro e l'allievo uno accanto all'altro, potremmo dire.
Succede nella cattolicissima Croazia, Stato confessionale nato per mano di un manipolo di militari, di mafiosi e di preti con alta benedizione vaticana. Qui i conti non sono stati mai fatti e non sarebbe male se l'Unione europea alzasse un pochino di più la palpebra sonnolenta sugli sviluppi politici di un Paese che sembra ancora vivere un passato purtroppo tutt'altro che remoto. Ma noi italiani, in effetti, non siamo molto meglio: a poche settimane dal Natale le nostre edicole, anche nell'Emilia rossa che rossa non è più da tempo, espongono in vendita calendari con sopra Mussolini, uno dei quattro signori neri del male, coi i sopraesposti Hitler e Pavelić e insieme a Dragoljub Mihajlović, l'unto del nazismo in chiave serba, il četnico sterminatore. Forse sarebbe il caso di prendersi qualche minuto per riflettere e per provare a capire dove sta andando l'Europa, di questi tempi. Certe strade non hanno uscita, avremmo dovuto impararlo da tempo. Invece...

martedì 24 novembre 2015

Guber a Srebrenica, le terme della speranza e della discordia


Come potete vedere dalle immagini, sono in corso, anche se con lentezza balcanica, i lavori per la costruzione delle nuove strutture ricettive delle storiche terme Guber, quelle che prima della guerra del 1992-1995 richiamavano a Srebrenica/Argentaria migliaia e migliaia di turisti da tutta la Jugoslavia e dall'interno Est europeo.
Nella seconda foto potete vedere il progetto che dovrà essere eseguito e che permetterà - almeno si spera - di creare nuova occupazione e nuove speranze a Srebrenica.
Nelle foto a seguire potete vedere due delle fonti che prossimamente saranno collegate a condotte per permettere al pubblico di curarsi all'interno delle strutture in fase di realizzazione.
Questo, al momento, è però soprattutto un auspicio. Perché, nonostante le parole concilianti del governo serbo di Srebrenica, quelle del governo serbo-bosniaco restano molto dure, come lo sono i fatti. Alla fine dell'estate del 2016 le terme Guber dovrebbero tornare infatti all'antico splendore. Ma una serie di cause legali in corso tra la nuova proprietà e il governo di Banja Luka tengono tutti col fiato sospeso. Perché il presidente serbo-bosniaco Milorad Dodik non ha affatto torto quando dice che la giustizia, a Sarajevo, è in mano ai nazionalisti musulmani. Dovrebbe però  ricordare che a Banja Luka e in tutta la Repubblica serba di Bosnia è lui, e sono i nazionalisti come lui, a dettare legge. La loro legge.

Vedremo. Intanto, però, se vi capita di andare a Srebrenica sappiate che potete fare una scarpinata in salita di un'oretta in un bosco bellissimo e quasi fatato per poi entrare nel cantiere termale e usare l'acqua. Ammesso che sappiate dove si trovi la fonte per gli occhi, quella per la sinusite, quella per curare l'anemia, quella per la pelle, quella per la bellezza...

lunedì 23 novembre 2015

Faruk, l'uomo delle terrecotte e della speranza


Faruk sta lavorando alla sua postazione. La cantina di casa è un ottimo posto per dare libero sfogo all'arte attraverso la dolcezza e la sicurezza della manualità. Da 250 anni la sua famiglia produce terrecotte, sempre e rigorosamente a mano. Per far girare sul piatto la materia da plasmare - terra della montagna e acqua - usa una cinghia collegata al piatto e a un motore di lavatrice. Pochi minuti e il capolavoro è fatto. Poi un mese ad asciugare prima d'infilare tutto nel forno fatto a mano con i mattoni refrattari.
Faruk ha due figli che fanno lo stesso suo lavoro. Il più giovane sogna di aprire una bottega artigiana in Germania. Il ragazzo è in gamba, speriamo ce la faccia. Sempre più ragazzi bosniaci lasciano il Paese col sogno della Germania nel cuore. Tanti vanno a fare gli infermieri, di cui Berlino ha gran fame. Non pochi si affidano ad agenzie interinali: belle proposte economiche sul contratto scritto in bosniaco, condizioni capestro sul secondo, scritto in tedesco, che annulla il primo.
Comunque vada, per il ragazzo le braccia e la cantina di Faruk saranno sempre aperte. L'uomo è rude, ma sotto la scorza ha un amore sconfinato.
Gente come Faruk rappresenta una speranza per il futuro della Bosnia Erzegovina. Gente come Faruk meriterebbe le copertine dei magazine e le prime pagine dei giornali. Quelli come Faruk sono persone vere, altro che storie!

martedì 17 novembre 2015

Dal 16 al 19 novembre ospite di Giorgio Gizzi su Radio Libri

Da ieri, e fino a giovedì 19 incluso, Radio Libri (www.radiolibri.it), la prima Web radio dedicata al mondo dei libri, sta trasmettendo un'intervista fattami da Giorgio Gizzi, che non fatico a definire uno dei più competenti, sensibili e preparati librai italiani. L'intervista va in onda a rotazione ogni tre ore nell'ambito della rubrica condotta da Giorgio, "L'editore al centro", in onda a partire dalle 4,30 del mattino, 24 ore al giorno. Al termine della rotazione delle quattro puntate dell'intervista, la stessa in formato integrale sarà ascoltabile tramite il podcast.
Inutile dire che l'esperimento di Radio Libri è preziosissimo. La nuova emittente sarà presentata ufficialmente al pubblico in occasione di Più libri più liberi, a Roma, dal 4 all'8 dicembre, Palazzo dei Congressi dell'Eur. Nel frattempo, migliaia di persone al giorno ascoltano la radio via Web e partecipano in prima persona a un esperimento davvero importante, cui auguro ogni fortuna e una crescita costante e continua. Grazie Radio Libri!

sabato 14 novembre 2015

Parigi, 13 novembre 2015…

Non mi capitava da anni di trascorrere l’intera notte davanti alla televisione per seguire un avvenimento come quello consumatosi ieri nella tarda serata a Parigi. Lo sbigottimento cresceva ora dopo ora, come anche due certezze: che nel teatro Bataclan sarebbe stato fatto uno scempio orribile, e che i miei colleghi televisivi non agognavano altro, perché il giornalista intriso di adrenalina si sa comportare peggio di un terrorista.
Non è la prima volta che il terrorismo islamico – quello che io chiamo il nazismo islamico – attacca l’Europa. Tutti hanno ricordato ancora Parigi, il Charlie, a inizio 2015, ma non dimentichiamo ciò che fu fatto a Madrid, ad esempio.
In questi casi, credo, è meglio riflettere. Evitare di uscire con titoli di giornale come “Bastardi islamici”, che è non solo folle, ma anche deontologicamente inaccettabile. Ma è partendo da certi atteggiamenti che dobbiamo fare uno sforzo per capire due cose, facendoci un esame di coscienza.
La prima: i terroristi islamici non rappresentano il mondo musulmano, ma solo se stessi. Sono un manipolo di mercenari e di reietti della società, ottimi pagatori quando comprano armi e munizioni, almeno 1.500 dei quali cresciuti nelle periferie parigine, andati ad addestrarsi e a subire l’indottrinamento dell’Isis in Siria o in Iraq, e poi tornati come cellule dormienti. Un governo come quello francese, dei servizi segreti come quelli francesi, dovrebbero saperlo e approntare le necessarie contromisure. Invece sono state ammazzate 128 persone innocenti… in nome di un Dio che con quegli atti non c’entra assolutamente nulla. Io resto sempre dell’avviso che avesse ragione Karl Marx e che la religione sia – inopportunamente confusa con la fede – una sovrastruttura utile per indottrinare e per manovrare le masse, in particolare le parti meno acculturate di quelle. Credo che anche Papa Francesco sia un po’ marxista, anche se non lo può dire. E credo che tutti dovremmo rileggere Marx, per provare a interpretare la realtà che viviamo sotto una lente diversa, ormai da molti erroneamente ritenuta inusuale e inattuale.
La seconda: oggi siamo tutti francesi, ieri sera e per tutta la notte mi sono sentito empaticamente in modo completo e assoluto dalla parte delle vittime, dei parenti, del popolo francese. Per tanti, tantissimi italiani è stato così. Ed è profondamente giusto. Quando ci furono gli attentati ferroviari di Madrid, e quando le Torri Gemelle vennero buttate giù portandosi dietro e dentro circa tremila innocenti, tutti siamo stati dalla parte di quei popoli, di cui siamo e vogliamo essere fratelli. Ma non dobbiamo dimenticare che, volenti o nolenti, siamo fratelli anche dei siriani, che da quasi cinque anni subiscono un destino orribile; siamo fratelli delle donne e dei bambini kurdi, davanti ai cui occhi le bestie dell’Isis massacrano gli uomini per poi vendere madri e figli nei mercati degli schiavi; siamo fratelli dei tanti civili iracheni ammazzati dalla marmaglia estremista islamica; siamo fratelli delle vittime civili ammazzate a mucchi dagli estremisti terroristi e assassini di Boko Haram, e di tutte le vittime civili innocenti di ogni conflitto. Questo per dire che non dobbiamo solo commuoverci per fatti mostruosi che ci toccano in quanto europei, bianchi e cristiani, ma dobbiamo sentirci colpiti e parte in causa per ogni sciagura che riguardi civili inermi, indipendentemente dal loro colore della pelle, dalla loro religione, dalla loro appartenenza etnica o culturale o sessuale. Non possiamo sentirci pietosi solo verso coloro che ci sono simpatici o che sentiamo uguali. La pietà non conosce differenze, così come l’empatia. Piangiamo le vittime di Parigi, perché è giusto. Ma, con loro, piangiamo anche tutte le altre che sono state ammazzate o violate prima di loro. Perché altrimenti non ci riapproprieremo mai e poi mai della nostra umanità. Perché sennò non saremo uomini e donne, ma saremo uomini e donne razzisti. Anche nella pietà.

venerdì 13 novembre 2015

Domenica 15 novembre ospite di Scrittorincittà, Cuneo

Con immenso piacere, domenica 15 novembre sarò ospite della XVII edizione di "Scrittorincittà", storico festival letterario della città di Cuneo. Gli organizzatori mi hanno detto qualche giorno fa che l'incontro al quale parteciperemo io e la collega Christiana Ruggeri, moderati dal collega giornalista Gianfranco Maggi, è stato uno di quelli i cui biglietti d'ingresso sono andati esauriti per primi. Il posto è la sala polivalente Cdt, enorme sala dove già in passato ho avuto il piacere di partecipare a un paio di incontri cuneesi in un contesto diverso. E devo dire che fa impressione pensare che così tante persone abbiano deciso di pagare un biglietto per venire a sentire anche me. Una bella sensazione davvero.
Qui di seguito gli estremi dell'incontro cuneese e di quelli a seguire, fino alla metà di dicembre. Poi si ricomincia nel 2016. Da ora in poi io e Riccardo Noury parteciperemo insieme a un solo incontro, quello del 3 dicembre a Roma. Per il resto, Riccardo parteciperà da solo agli incontri di Firenze, Trento e Montebelluno, io a Cuneo, San Benedetto, Lanciano, Roseto, Pavia e Nocera Inferiore (qui ancora non sappiamo se gli incontri saranno uno o due).
Novembre:
- domenica 15 novembre, CUNEO, Scrittorincittà, sala polivalente Cdt, ore 15,00, con Christiana Ruggeri, autrice per Giunti di “Dall’inferno non si ritorna”; modera Gianfranco Maggi (www.scrittorincitta.it);

giovedì 12 novembre 2015

Il premier serbo Vučić torna a Srebrenica con 5 milioni e una corona di fiori

Aleksandar Vučić, il primo ministro nazionalista serbo, è arrivato ieri a Srebrenica per la conferenza di due giorni sullo sviluppo della città e ha portato con sé la promessa di versamento di 5 milioni di euro e una corona di fiori. Il denaro è solo una prima trance dei circa 30 milioni di euro che Belgrado deve da anni a Srebrenica per l’allagamento di ampie porzioni del territorio sotto l’amministrazione della città al fine di creare un bacino idrico a vantaggio della confinante Serbia. I fiori sono invece stati deposti nel memoriale di Potočari per rendere omaggio alle 10.701 vittime del genocidio consumato da serbo-bosniaci e serbi nel luglio del 1995, ma che per Belgrado sono “solo” circa 7.000. “Per quanto mi riguarda non mi sono mai preoccupato di esprimere pubblicamente la mia opinione su quanto è accaduto a Srebrenica. Ma il modo in cui inchino il capo davanti alle vittime dimostra il rispetto che ho per loro”, ha affermato Vučić. Dicendo, di fatto, ben poco, perché ancora una volta ha evitato accuratamente di pronunciare quella che per i nazionalisti serbi (e non solo per loro, basti pensare ai turchi di “re” Erdogan) è una parola tabù, che va troppo in profondità nella loro coscienza, ovvero “genocidio”.
Con Vučić ha partecipato alla piccola cerimonia anche Bakir Izetbegović, presidente musulmano bosniaco della presidenza tripartita bosniaca, uno dei maggiori responsabili politici del disastro politico, economico e sociale in cui versa la Bosnia Erzegovina in questo tormentato e interminabile dopo-guerra. Ma fin qui, probabilmente, le povere vittime di Srebrenica avranno anche portato la necessaria pazienza. Certo che si siano rivoltate nella loro piccola bara di legno verde sapendo che della delegazione di politici in visita mediatica a Potočari facevano parte anche i due signori del negazionismo serbo-bosniaco, ovvero il pachidermico presidente miliardario Milorad Dodik e il suo fedele paggio, la prima ministra serbo-bosniaca Željka Cvijanović, che tuttavia qualche idea di fare le scarpe a Dodik la accarezza da tempo, pur non avendone ancora i numeri (e la forza).
Oggi si conclude la due giorni di conferenza per lo sviluppo di Srebrenica. Poi tornerà l’oblio?

mercoledì 11 novembre 2015

Zelenkovac, Bosnia Erzegovina: un luogo, un progetto, una speranza

Quest'oggi a Napoli, alla presenza dei tre autori (Daniele Canepa, Luca Fiorato e Michele Giuseppone) e grazie all'invito di Amnesty Internetional, abbiamo presentato in anteprima il documentario ZELENKOVAC. UN'ALTRA BOSNIA ERZEGOVINA. Personalmente non c'ero, ma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, presente, mi ha raccontato che ci sono stati tanti, tantissimi applausi.
Napoli è stata una delle fondamentali tappe di avvicinamento a una data importante, gennaio, che vedrà uscire con il logo Infinito edizioni il cofanetto con libro + DVD dal titolo, appunto, ZELENKOVAC. UN'ALTRA BOSNIA ERZEGOVINA.
Per me la gioia è doppia perché di questo progetto sono anche protagonista, visto che appaio ripetutamente nel film, nel quale mi occupo di (provare a) spiegare la realtà politica ed economica del Paese, e che una parte del libro è dedicata alla versione integrale dell'intervista che ho rilasciato qualche mese fa ai tre autori, esattamente pochissimi giorni prima del Natale 2014.
Il progetto è bellissimo, come lo è il sogno che c'è dietro all'eco-villaggio di Zelenkovac. Speriamo che trovi l'attenzione del pubblico. Ma Zelenkovac è davvero un punto di svolta, per tante ragioni.
Segnalo, nel film, la presenza del sognatore-fondatore di Zelenkovac, il pittore Borislav “Boro” Janković, e di Riccardo Noury. Da gennaio in libreria, forse da dicembre (se riusciamo a completare in tempo il lavoro) in anteprima sul sito www.infinitoedizioni.it!

A Formigine sabato parliamo di Chernobyl: testi e immagini trent’anni dopo

 All’una e 26 minuti della notte del 26 aprile 1986 la centrale nucleare di Chernobyl, costituita da quattro reattori realizzati tra gli Anni ‘70 e ’80, esplode lanciando nell’atmosfera venti milioni di Curie di materiali radioattivi. La nube tossica raggiunge dapprima i Paesi scandinavi, poi il resto dell’Europa, con il governo ucraino che comunica solo con colpevole ritardo l’immane tragedia verificatasi a Pripyat, dove vivevano circa cinquantamila persone. Che cosa ne è, oggi, di Chernobyl?
“Tutto intorno a noi è foresta. La selva che stiamo attraversando nelle immediate vicinanze della centrale è chiamata Red Forest: era una pineta grande come una nostra media città, situata nell'area compresa in un raggio di dieci chilometri del sito nucleare di Chernobyl, che in seguito all’incidente subì un fallout radioattivo fino a 4,81 GBq/m² che la fece dapprima virare verso il colore rosso. quindi morire. Tuttavia, grazie all'assenza di qualsiasi attività umana l'area della foresta rossa è oggi diventata una vera e propria oasi ecologica e un rifugio unico per la fauna selvatica. Stiamo tagliando un deserto, un rigoglioso deserto verde. Un’enorme e tranquilla campagna dove la natura è esplosa negli anni. Ogni tanto incrociamo una strada, un piccolo paese. Le vie sono vuote, i vetri rotti, le case abbandonate. Tutto intorno a noi è disseminato di cartelli nell’erba che indicano un’elevata presenza di radiazioni”.
Il libro CHERNOBYL. SCATTI DALL'INFERNO viene presentato sabato 14 novembre alle 18,00 presso il Cea, Centro di Educazione Ambientale “Il Picchio” del Comune di Formigine, via S. Antonio 4. Partecipano l’Assessore all’Ambiente Giorgia Bartoli e Paolo Fontana. Dialoga con l’autore Pierluigi Senatore.

“Il barbiere zoppo. 1969, una ragazza e la scoperta della Resistenza”, una intensa recensione

Abbiamo ricevuto un testo molto bello dedicato al libro di Gino Marchitelli dal titolo “Il barbiere zoppo”, scritta  da  Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, dell’ANPI Nova Milanese (Monza e Brianza).

Un romanzo avvincente, ricco di pathos  e  intensità emotiva, “Il barbiere zoppo: 1969, una ragazza e la scoperta della Resistenza” di Gino Marchitelli, svela fondamentali verità sul ventennio e sugli orrori del regime nazifascista, attraverso gli occhi veri, puri e ingenui di ragazze e ragazzi in dialogo tra generazioni.
Siamo nel 1969.
Lidia, una giovane del sud, scoprirà il valore della libertà, della lotta partigiana e dei movimenti pacifisti, politici e sociali degli anni della contestazione, attraverso l'esperienza di un viaggio iniziatico dalla Puglia a Braccano, un remoto paesino delle Marche. L'incontro con il vecchio Aurelio conduce Lidia verso una nuova vita e un'altra storia.
Grazie ad Aurelio, sopravvissuto ai campi di sterminio, a un diario scritto tra il 1937 e il 1944, all'incontro con un gruppo di giovani, alla musica e alla conoscenza dell'amore, la vita di Lidia cambierà per sempre. Questo romanzo è scritto con l'intento di esorcizzare l'enorme ignoranza che permea il nostro dilaniato Paese su tutte le abominevoli vicende compiute dai soldati italiani e dal fascismo nelle colonie e nelle guerre imposte prepotentemente dalla follia di conquista del duce, dal regime e dalla borghesia asservita alla dittatura per bieco interesse economico. Il nostro Paese non potrà mai essere libero e democratico se non ammette e non fa i conti con la propria storia e se non insegna alle nuove generazioni la verità degli eventi.

martedì 10 novembre 2015

Summit Ue-Africa a Malta, Amnesty International: “Sono operazioni di controllo delle frontiere, non chiamatele cooperazione”

In vista del “Summit sull’immigrazione” tra i leader dell’Unione europea e i capi di stato africani, in programma a Malta l’11 e il 12 novembre, Amnesty International ha messo in guardia i partecipanti sui pericoli posti da accordi sulla gestione delle frontiere e dell’immigrazione che non includano garanzie sui diritti umani. 
Il Summit dovrebbe concludersi con una dichiarazione congiunta relativa al salvataggio di vite umane, alla protezione dei rifugiati, allo sviluppo, all’immigrazione legale e al movimento delle persone. 
Finora però, sottolinea Amnesty International, la risposta dell’Unione europea e dei suoi stati membri all’afflusso di migranti e rifugiati si è basata sulla priorità di tenerli fuori, ostacolando il loro arrivo e facilitando il loro rimpatrio, senza che venisse presa alcuna misura degna di nota per favorire il movimento e mettere a disposizione dei rifugiati percorsi sicuri e legali. È difficilmente immaginabile che il Summit di Malta cambi le cose, così come quello immediatamente successivo dei leader europei. 
“Gli annunci relativi agli impegni in favore dei diritti umani che il Summit di Malta dovrebbe assumere resteranno parole vuote se non verrà deciso l’incremento dei posti disponibili per il reinsediamento e non verranno affermate rigorose garanzie per i diritti umani in ogni eventuale accordo sulla gestione delle frontiere e dell’immigrazione” – ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice ad interim dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee. 
“Dal programma e dalla bozza di dichiarazione del Summit di Malta mancano proposte chiare e concrete su percorsi sicuri e legali, mentre gli accordi bilaterali che si profilano dietro le quinte rischiano di avere un impatto profondamente negativo sui diritti umani. La mancanza di trasparenza su molti di questi accordi è già un segnale allarmante” – ha sottolineato McGowan. 
Nell’ultimo decennio l’Unione europea e i suoi stati membri hanno intrapreso accordi di cooperazione con i paesi vicini e quelli africani, con l’obiettivo di rafforzare i controlli alla frontiera e facilitare il rimpatrio dei migranti. Alcuni di questi accordi hanno causato arresti arbitrari, maltrattamenti e casi di refoulement di migranti e richiedenti asilo nei paesi beneficiari della cooperazione.

Il Ponte di Mostar...

Il giorno dopo l'anniversario dell'abbattimento del ponte di Mostar da parte di qualche fascista cattolico croato, mi sembra utile spendere qualche parola con santa calma.
Siccome però quest'anno non voglio essere io a parlare, lascio la parola a uno dei fascisti cattolici croati che nel 1993 parteciparono all'abbattimento dello Stari Most, e ne gioirono.
Si chiama Dubravko e vi propongo un pezzetto del suo monologo pubblicato ne I BASTARDI DI SARAJEVO. Da leggere con calma, rilassati, senza correre. Proviamo, che ne dite?


Zenica, da qualche parte in città, maggio

 – “Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui s’incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio”. Bello, eh? Poi continua così, ascolta: “I grandi ponti di pietra, grigi ed erosi dal vento e dalle piogge, spesso sgretolati nei loro angoli acuminati, testimoni delle epoche passate, in cui si viveva, si pensava e si costruiva in modo differente: nelle loro giunture e nelle loro invisibili fessure cresce l’erba sottile e gli uccelli fanno il nido”. Questa parte mi fa venire sempre la pelle d’oca. Notevole, no? E ancora… aspetta che mi concentri… ah, sì: “I sottili ponti di ferro, tesi come filo da una sponda all’altra, che vibrano ed echeggiano con ogni treno che li percorre, come se aspettassero ancora la loro forma e perfezione finale. La bellezza delle loro linee si svelerà del tutto solo agli occhi dei nostri nipoti. I ponti di legno all’entrata delle cittadine bosniache le cui travi traballano e risuonano sotto gli zoccoli dei cavalli, come le lamine di uno xilofono. E, infine, quei minuscoli ponti sulle montagne, spesso solo e unico grande tronco ovale, massimo due, inchiodati uno accanto all’altro, gettati sopra qualche ruscello montano che senza di loro sarebbe invalicabile…”.
Poi continua ancora.
Ti piace? Sai chi ho citato a memoria?
Dai, almeno muovi la testa avanti e dietro per dire di sì, a destra e a sinistra per dire di no… neanche quello? Eppure hai gli occhi aperti… ma sei vivo? Mi pare di sì… vivo e cosciente, direi…
Chi l’avrebbe mai detto… un omone come te… così attivo! Così perspicace…! E così pesante, aggiungerei…
Come cambiano le cose, vero?
Cambiano anche le prospettive, in questo momento. Almeno le tue… o no?
Dai, te lo dico… ho citato Ivo Andrić. I ponti, una cosa di inizio anni Sessanta del Novecento, pubblicata nei Racconti di Bosnia… non che vada pazzo per Andrić, eh… precisiamo. Poi lui era di Travnik… bella città, mica no… la nostra antica capitale… o forse dovrei dire la vostra…? Ma io sono di Mostar, e quelli di Travnik mi stanno un po’ lì… abbi pazienza… e poi ormai sparare alla memoria del povero Andrić è diventato sport nazionale… quindi…
Eh già… tu hai scritto di Mostar, amico mio? Durante la guerra, intendo… Chissà cosa avrebbe tirato fuori, Andrić, se ci fosse stato…! Ci sarebbe stato da ridere. Io c’ero, sai? Me lo ricordo come fosse oggi: 9 novembre 1993. Boom! E il ponte non c’è più. E Predrag Matvejević e tutti questi intellettualoni… pare che abbiano scritto, e scritto, e scritto… e che sarà mai stato? Il ponte turco prima c’era, un attimo dopo, diradatasi la polvere e spentasi l’eco del boato, non c’era più.

venerdì 6 novembre 2015

Bosnia, l’imam salafita Bosnić condannato a sette anni: “Reclutava uomini per l’Is”

Una corte bosniaca ha condannato in primo grado a sette anni di reclusione l’imam salafita bosniaco Husein Bosnić (questo il suo vero nome, al quale ha aggiunto il soprannome con cui è conosciuto negli ambienti estremistici islamici, ovvero Bilal). Per la giustizia bosniaca Bosnić, classe 1972, nato nella Bosnia nord-occidentale ma cresciuto in Germania, “tra il 2013 e il 2014, approfittando della sua posizione di autorità religiosa, ha coscientemente reclutato uomini e organizzato un gruppo terroristico”.
Arrestato nel settembre del 2014, Bosnić era sospettato di agire come reclutatore per lo Stato islamico (Is), per il quale inviava volontari a combattere tra le file dei terroristi sia in Siria sia in Iraq. Poco prima d’essere tratto in arresto, aveva compiuto un giro nei Paesi scandinavi per finanziare la sua attività. Da uno di questi finanziatori avrebbe ricevuto una somma di centomila dollari.
La difesa di Bosnić ha parlato di un “processo politico” e ha annunciato ricorso in appello.

Fine settimana bresciano tra Desenzano e Rassegna della Microeditoria di Chiari

Mi aspetta un bel fine settimana lungo nel bresciano, tra laghi e rassegne del libro. Niente vacanze, ma tanto lavoro, che è sempre il benvenuto, soprattutto quando si tratta di incontrare persone e confrontarsi.
Se siete nei paraggi, allora, mi permetto di invitarvi agli appuntamenti come da locandine qui sotto.
Oggi, venerdì 6 novembre, sono a DESENZANO SUL GARDA (BS), presso la Libreria Castelli Podavini, via Roma 20, alle 21,00, per presentare SREBRENICA. I GIORNI DELLA VERGOGNA; organizza il Gruppo locale di Amnesty International; interviene Simone Rizza (Amnesty International Lombardia); modera Veronica Zubani (Amnesty International Brescia).
Domani, sabato 7 novembre, si apre la tredicesima edizione della Rassegna della Microeditoria di Chiari, oramai un appuntamento fondamentale e imperdibile nel panorama editoriale italiano, al quale partecipiamo credo dalla sua quarta edizione, nel bellissimo scenario di Villa Mazzotti.
Sarò lì due giorni, al pianterreno, accanto al tavolino di Amnesty International, con il nostro stand: porto con me un'ottantina di libri, ovvero tutte le ultime nuove uscite, i classici e qualcos'altro. Sconti, ottimi libri e chiacchierata assicurati!
Nel contesto della Rassegna presentiamo, quest'anno, due libri.
Domenica 8 novembre, alle 16,00, presentiamo SREBRENICA. I GIORNI DELLA VERGOGNA, scritto da me e da Riccardo Noury. Con me interviene Simone Rizza (Amnesty International Lombardia) e modera Veronica Zubani (Amnesty International Brescia).



Sempre domenica 8 novembre, ma alle 16,30, presentiamo FINALMENTE HO PERSO TUTTO, libro autobiografico del grande chitarrista bresciano Giulio Tampalini. Con lui il coautore, Marcello Tellini, e la fedele chitarra di Giulio, per un'ora magica insieme attraverso la musica classica italiana e internazionale.
Poiché il mio incontro durerò mezz'ora, niente di più facile che seguirli, in fila, tutti e due!
Vi aspettiamo!

giovedì 5 novembre 2015

Srebrenica, fine settimana di presentazioni tra Desenzano, Lecce e Chiari

Fine settimana da "separati" per i due autori di SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA.
Riccardo Noury sarà, infatti, sabato 7 a Lecce, in compagnia del nostro Pierfrancesco Curzi, fresco autore di IN BOSNIA; io sarò domani, venerdì 6, a Desenzano sul Garda, e domenica 8 presenterò a Chiari, nell'ambito della Fiera della Microeditoria.
Siete tutti invitati, vi aspettiamo!
Novembre:
- venerdì 6 novembre, DESENZANO SUL GARDA (BS), Libreria Castelli Podavini, via Roma 20; ore 21,00; organizza il Gruppo locale di Amnesty International; interviene Simone Rizza (Amnesty International Lombardia); modera Veronica Zubani (Amnesty International Brescia);
- sabato 7 novembre, LECCE, quarta edizione della rassegna “Conversazioni sul futuro”, Libreria Ergot, ore 17,30; organizza l’associazione Diffondere Idee di Valore; in definizione; modera Raffaele Gorgoni;
- domenica 8 novembre, CHIARI (BS), Fiera della Microeditoria, ore 16,00; interviene Simone Rizza (Amnesty International Lombardia); modera Veronica Zubani (Amnesty International Brescia);
- domenica 15 novembre, CUNEO, Scrittorincittà, ore 15,00, con Christiana Ruggeri, autrice per Giunti di Dall’inferno non si ritorna, in definizione (www.scrittorincitta.it);

Sei nuovissimi e-book Infinito edizioni in tutti gli store on line!

Continua ad arricchirsi la proposta di titoli non solo in cartaceo ma anche in epub e mobi del catalogo Infinito edizioni.
 
In questi giorni le novità che abbiamo inserito hanno toccato la Bosnia con IN BOSNIA di Pierfrancesco Curzi,










i miti nel cielo con Daniele Scaglione e LE STORIE CHE COSTELLANO IL CIELO,










la musica sottile di Susanna Parigi e Andrea Pedrinelli con IL SUONO E L'INVISIBILE










e la musica impetuosa e gioiosa di Giulio Tampalini con Marcello Tellini in FINALMENTE HO PERSO TUTTO,










e un po' di narrativa con il nuovo libro di Riccardo Grassi IL FRUSCIO LIEVE DELLA GIOIA.










Last but not least, da Sarajevo, in inglese, l'interessantissimo lavoro della giornalista Eldina Pleho, dal titolo e sottotitolo EUROPEAN UNION: ISSUES OF SERBIA, KOSOVO AND BOSNIA AND HERZEGOVINA. OBJECTIVES OF ENTERING THE EUROPEAN UNION, CURRENT POSSIBILITIES AND PERSPECTIVES.






Vi aspettiamo sul sito Infinito edizioni e sui migliori store on line nazionali e internazionali!