mercoledì 16 dicembre 2015

Parigi, Cop21: risultati (mediocri) e interrogativi (letali)

A Parigi per diversi giorni si è parlato di cambiamenti climatici: la Cop21, convocata dall’Onu, era iniziata con aspettative e speranze, ma anche con molto scetticismo sulle reali prospettive di impegno da parte dei Paesi maggiori inquinatori del pianeta. Pesava l’esperienza del Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, otto anni dopo la sua approvazione, senza l’adesione degli Stati Uniti e di altri Paesi grandi inquinatori quali Cina e India, responsabili in totale del 40 per cento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.
Da più parti la discussione sui metodi per ridurre il tasso di crescita della temperatura sul pianeta e iniziare una retromarcia è stata incentrata sul ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. Un futuro completamente senza combustibili fossili è il desiderio delle organizzazioni non governative (ong), dei movimenti ambientalisti e di gran parte della popolazione dei Paesi più industrializzati e di conseguenza più inquinanti, ormai consapevole della necessità di un cambiamento radicale del modo di produrre e consumare energia.
Il risultato della Cop21 segnala l’approvazione del documento finale da parte di 195 Paesi e questo traguardo è stato salutato come un risultato eccezionale. Ciò nonostante i motivi per esultare sono davvero pochi. Innanzitutto, l’accordo non mira a ridurre le emissioni, ma punta a far sì che nel 2030 si mantengano ai livelli attuali, in modo da contenere l’aumento delle temperature nei limiti dei 2°C (e non è detto che sia sufficiente). Inoltre, i 29 articoli dell’accordo si limitano a raccomandare agli Stati di tenere comportamenti virtuosi, ma non prevedono sanzioni, quindi quello che è stato salutato come un momento epocale non è altro che uno scambio di vaghe promesse il cui rispetto è rimesso alla piena discrezione degli Stati.
In definitiva, pare evidente che i governi del pianeta e i gruppi economici e lobbistici che purtroppo li sostengono non sono minimamente interessati al futuro ma solo al loro presente, sotto forma di massimizzazione del loro guadagno, arrivando probabilmente a considerare le catastrofi naturali del futuro come una potenzialità di guadagno e non come dei disastri collettivi.
Se mai l’umanità ha dimostrato di avere dei governanti incompetenti e privi di etica, lo ha fatto di sicuro a Parigi in occasione della Cop21.

Ricordiamo su questo argomento l’inedito, disponibile solo in e-pub, di Andrea Merusi dal titolo La sfida di oggi.