martedì 22 dicembre 2015

Saranno famosi: se la figlia di Karadžić diventa vice-presidente del parlamento serbo-bosniaco…

Piglio e capigliatura sono quelli del padre. Di somiglianza, però, mica tanta, se non fosse per la stazza “importante”. Parliamo della figlia di Radovan Karadžić, psichiatra ultranazionalista passato alle cronache della storia per essere stato il primo e auto-proclamato presidente dell’auto-proclamata Repubblica serba di Bosnia, entità dell’attuale Bosnia Erzegovina nata e basata sulla pulizia etnica. Di cui Jovan Rašković, grande maestro di Radovan, era stato ideologo e “profeta”, e Karadžić attuatore su larga, larghissima scala.
Ora, se a molti è sfuggito che Radovan – da otto anni alla sbarra all’Aja con accuse quali genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità – ha una figlia, a pochi da oggi deve sfuggire che codesta rampolla, medico (ah, i geni di famiglia…), 48 anni, iscritta al Partito democratico (ma solo a parole) serbo di Bosnia fondato dal padre, da poche ore è stata eletta vice-presidente del parlamento dell’Entità della Repubblica serba di Bosnia. Tanto per ribadire, ce ne fosse mai il bisogno, come la pensa la maggioranza dei serbi di Bosnia. Perché se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, Sonja Karadžić Jovičević – queste le generalità della neo-eletta – da che parte sta l’ha reso noto da anni al mondo, visto che ancora molto giovane, già durante la guerra, faceva parte del gabinetto “ideologico” di papà Radovan e in quanto figlia di cotanto personaggio era stata arruolata dal ministero dell’Informazione del gabinetto di guerra serbo-bosniaco, diventando, guarda un po’, direttamente braccio destro del ministro. Donna di propaganda, la dottoressa Sonja, e donna d’estrema destra, forse implicata in primissima persona nella rete di protezione stesa attorno a papà Radovan durante la lunga e vergognosa latitanza di uno dei devastatori della Bosnia Erzegovina e di tre popoli che, con tutti i limiti del caso, fino al 1992 ne costituivano uno solo.
Gente così nell’Europa di oggi fa carriera, grazie anche alle protezioni russe di cui la famiglia ha sempre potuto godere. Bisognerà vedere fino a che punto quest’anno appannato di negazionismo e di ultranazionalismo riuscirà a splendere, prima di trasformarsi nel buco nero della storia che è papà Radovan.