mercoledì 23 dicembre 2015

Secondigliano, finalmente chiuso il primo Opg della vergogna

Nove mesi dopo la scadenza della data stabilita dalla legge (31 marzo 2015), il primo Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg), una vergogna tutta italiana, è stato chiuso. Ne dà notizia il Comitato nazionale StopOpg (http://www.stopopg.it). A ottenere quello che è un primato non da poco, per un Paese che vuol continuare a definirsi civile, è Secondigliano (Napoli), che si spera sia d’esempio per le amministrazioni che devono chiudere gli altri quattro Opg ancora aperti: Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto.
Nei mesi necessari alla chiusura della struttura di Secondigliano le persone internate nel locale Opg – in gran parte residenti nel Lazio e in Campania – sono state progressivamente trasferite nelle Rems (le Residenze regionali per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), strutture in condizioni più decorose degli Opg, ma sempre di tipo detentivo, che non possono perciò rappresentare l’alternativa definitiva ai manicomi giudiziari.
Da molte parti ci si chiede che cosa aspetti il governo italiano a nominare il commissario nelle regioni inadempienti che non hanno ancora accolto i loro pazienti in strutture diverse e più umane degli Opg, dando così attuazione alla nuova legge 81. Il superamento degli Opg non può e non deve, infatti, risolversi con la sola apertura delle Rems (o peggio, come a Castiglione delle Stiviere), strutture che la nuova legge considera una extrema ratio, ma devono essere privilegiate misure alternative alla detenzione, nello spirito della legge 180, che, abolendo il manicomio, ha indicato come centrali gli interventi terapeutico riabilitativi di comunità, fuori dalla logica della custodia e dell’esclusione sociale.
Sull’argomento consigliamo vivamente la lettura del libro di Angelo Lallo, “Mala dies” (Infinito edizioni, 2014).