martedì 31 maggio 2016

Burundi, la terra del dolore e del silenzio

Infinito edizioni - novità in libreria
  
di Maria Ollari
Introduzione di Marco Deriu

Guerra, intrighi e sangue sconvolgono il Burundi da decenni. Dal colpo di stato militare del 31 ottobre 1993 il Paese africano non conosce pace e i ripetuti massacri su base etnica hanno provocato almeno 50.000 morti e la fuga di centinaia di migliaia di persone. Tra costoro, l’ex ministro Jean-Marie Ngendahayo, politico discendente dalla famiglia reale burundese che intreccia una profonda relazione affettiva con l’autrice del libro e combatte per la democrazia. Sullo sfondo, missionari coraggiosi, violenze contro i più deboli, trame e incomprensioni che portano fino a oggi, con le fiamme tornate a bruciare il Burundi.
“Un futuro migliore arriverà sicuramente per questo popolo, ma passando ancora attraverso ingiustizie indicibili, orrori inenarrabili, speranze tarpate. Arriverà perché questa terra di dolore e di troppo silenzio è capace di resistenza strenua ed è al tempo stesso aperta al perdono e alla riconciliazione”. (dalla prefazione di un missionario attivo in Burundi)
Questo libro è un’occasione. Non solo per il Burundi e i burundesi, ma anche per noi lettori italiani o europei. Un’occasione per interrogarci sul­la nostra storia passata e sul presente. Ancora una volta oggi il Burundi è sotto il terrore e la repressione di regime e vive sull’orlo di una guerra civile. La storia ci insegna che i più grandi crimini sono resi possibili dai grandi silenzi. Così molto di quel che succederà dipenderà dall’attenzio­ne e dalla reazione della comunità internazionale. Un popolo intero vive e cammina a ridosso di un precipizio. Sta a noi cercare il modo di tendere una mano. (Marco Deriu)

lunedì 30 maggio 2016

A grande richiesta, torna in libreria "100 ottime ragioni per non amare Roma"

A grande richiesta (delle librerie) ecco le tre pile di 100 OTTIME RAGIONI PER NON AMARE ROMA appena partite per rinforzare il mercato in vista del voto amministrativo, romano e non. Il libro ha qualche anno, ma è come se lo avessi scritto... domani. Tragicamente attuale.
Averlo ripreso in mano mi ha ricordato le presentazioni romane del libro, con gli sgherri di Alemanno sguinzagliati a fare confusione. Il più forte di tutti fu un ragazzo sulla venticinquina, camicia nera vera, ma di quelle moderne, che confondeva incredibilmente via Ardeatina con la Cristoforo Colombo... quella sì che era gente pronta ad amministrare... soprattutto le municipalizzate...
Comunque: a breve, di nuovo in grande spolvero in libreria, 100 OTTIME RAGIONI PER NON AMARE ROMA e almeno due per adorarla alla follia!

La rana e la pioggia. L’Iran e le sfide del presente e del futuro

Infinito edizioni - novità in libreria

Di Antonello Sacchetti
Prefazione di Farian Sabahi

Iran, tra tradizione e modernità

Secondo una credenza popolare del nord dell’Iran, quando tre rane cantano, vuol dire che sta per piovere. “La pioggia quando arriva?”, chiede Nima Yooshij alla rana in una sua celebre poesia del 1952: una metafora della rivoluzione, ma anche una premonizione. Di lì a poco, infatti, l’Iran avrebbe conosciuto il golpe anti-Mossadeq, la “rivoluzione bianca” voluta dallo scià per modernizzare il Paese, la rivoluzione del 1979 e la nascita della Repubblica islamica. Un Novecento vivace e drammatico ha portato nel terzo millennio un Iran con un’identità forte e apparentemente immutabile. E oggi? All’indomani dello storico accordo sul nucleare, la Repubblica islamica sembra in procinto di entrare definitivamente nel mercato globale. Ma quali sfide e quali compromessi comporta tutto questo per la cultura e il popolo iraniano? Insomma: “La pioggia quando arriva?».
La rana e la pioggia è un viaggio nell’Iran dei nostri giorni, attraverso il complesso e affascinante rapporto tra Paese e modernità.
“Sacchetti offre al lettore tanti diversi frammenti. Appassionato di cultura persiana, ne ha studiato la lingua e – come gli iraniani – intercala prosa e poesia. Il risultato è una lettura scorrevole, piacevole. Con la politica a fare da filo conduttore con i suoi protagonisti”. (Farian Sabahi)

sabato 28 maggio 2016

La candela che illumina il buio compie 55 anni

Il 28 maggio 1961 nasceva a Londra Amnesty International.
Il suo fondatore, l’avvocato Peter Benenson, non si rese immediatamente conto di aver creato ciò che oggi è definito un social network ma ebbe da subito la convinzione che, se l’indignazione isolata avrebbe provocato solo frustrazione, quella mobilitata e organizzata in campagne e appelli di massa avrebbe potuto produrre un cambiamento nella vita delle persone.
Proprio il cambiamento, in meglio, nella vita delle persone, nel loro accesso ai diritti fondamentali e nella rivendicazione di questi ultimi, è stato l’obiettivo di Amnesty International in questi 55 anni e lo sarà fino a quando ce ne sarà bisogno.
Come sempre, ogni vigilia di anniversario è segnata da avvenimenti di segno opposto: due giorni fa, la liberazione in Azerbaigian di una delle più note prigioniere di coscienza, la giornalista indipendente Khadija Ismayilova; ieri, la scoperta che decine di persone stanno lentamente morendo di fame, sete e mancanza d’aria in container da trasporto marittimo in un centro di detenzione del Sud Sudan. In mezzo, naufragi in serie di migranti e richiedenti asilo, torture ed esecuzioni.

venerdì 27 maggio 2016

Buon compleanno Khadija Ismayilova, giornalista azera (e anche un po' nostra) scarcerata il 25 maggio

Andrea Camilleri, Erri De Luca, Dacia Maraini, Giulia Quintavalle, Luca Leone e Riccardo Noury hanno aderito alla richiesta di Amnesty International Italia di donare un loro libro alla giornalista investigativa e scrittrice dell’Azerbaigian Khadija Ismayilova, che oggi compie 40 anni.
I libri avrebbero dovuto essere spediti in carcere ma il 25 maggio, dopo 537 giorni di prigionia e una serie di appelli di Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani e la libertà di stampa, Khadija Ismayilova è stata rimessa in libertà.
Per questo, i regali di compleanno verranno inviati alla sua abitazione nella capitale Baku.
Khadija Ismayilova è autrice di numerosi articoli e saggi sulle violazioni dei diritti umani e la corruzione in Azerbaigian.
Le autorità avevano dapprima dato vita a una prolungata campagna diffamatoria sui media e successivamente l’avevano incriminata per reati inventati, tra cui evasione fiscale e appropriazione indebita, condannandola a sette anni e mezzo di carcere.
Il 25 maggio un tribunale ha commutato il resto della pena a un periodo di tre anni di libertà condizionata. Amnesty International continua a chiedere che Khadija Ismayilova sia prosciolta da ogni accusa.
Nonostante il recente rilascio di una quindicina di prigionieri di coscienza al centro di una campagna di Amnesty International, in Azerbaigian la libertà di espressione rimane assai limitata.
I regali di compleanno per Khadija Ismayilova sono: “Questo mondo un po’ sgualcito” di Andrea Camilleri (con Francesco De Filippo), “La parola contraria” di Erri De Luca (in edizione francese), “La lunga vita di Marianna Ucria” (in edizione inglese) di Dacia Maraini, “La Signora del judo” di Giulia Quintavalle (con Chiara Di Cesare) e “Srebrenica. La giustizia negata” di Luca Leone e Riccardo Noury.

Uranio, una settimana rivoluzionaria

Una settimana rivoluzionaria. Una settimana dove in certi momenti abbiamo stentato a credere ai nostri occhi. Una settimana che stavamo aspettando da tanto tempo. Sedici anni, per l’appunto. È iniziata venerdì scorso, con una sentenza definita storica, senza esagerazioni. Il ministero della Difesa è stato condannato a pagare 1,8 milioni di euro alla famiglia Vacca. Si ipotizza un omicidio colposo: Tore, così come lo chiamavano gli amici, non aveva ricevuto le giuste protezioni e le precauzioni.
Perché Tore nel settembre 1999 è morto a causa dell’uranio impoverito.
C’è scritto nero su bianco nel dispositivo della sentenza d’appello e quindi ora si può dire ufficialmente.
Nel 2005 abbiamo scelto proprio la sua storia, e quella di sua mamma Giuseppina, una donna forte e coraggiosa, per aprire il nostro libro di inchiesta sull’uranio impoverito (“Uranio, il nemico invisibile”). Giuseppina, la sua forza, la sua tenacia hanno scoperchiato il vaso di Pandora di questa vicenda che in questi anni ci ha fatto vivere di tutto: l’omertà, le bugie, le deviazioni, le ammissioni. E le sentenze. Ce ne sono state più di 40 favorevoli alle vittime, ma questa è la più forte di tutte. Si dice senza mezzi termini che il soldato Salvatore Vacca morì a causa dell’uranio impoverito. E che la letteratura scientifica internazionale in questi anni ha dimostrato con così tanta chiarezza il nesso tra le malattie e l’uso di uranio che non è più neanche il caso di doverlo dimostrare in ogni procedimento giudiziario.
“La sentenza non mi restituirà mio figlio, ma giustizia è stata fatta”, ha detto mamma Giuseppina.

Viaggio in Bosnia, settembre 2016: dialoghi sul futuro

Dialoghi sul futuro
Incontri a Sarajevo con i cinque grandi gruppi della Bosnia Erzegovina

L’associazione Artidjane di Giavera del Montello, in collaborazione con il giornalista e scrittore Luca Leone, organizza un nuovo viaggio di contatto e di conoscenza in Bosnia Erzegovina.
Questa volta voliamo veramente alto e osiamo tanto. Andiamo a Sarajevo per entrare nel cuore multinazionale e multiculturale della città e della sua incredibile storia e architettura;  percorriamo le sue strade, i suoi ponti, la sua storia secolare. E incontriamo i rappresentanti dei cinque maggiori gruppi della Bosnia Erzegovina – in ordine di grandezza numerica: musulmani bosniaci, serbo-bosniaci, croato-bosniaci, rom, ebrei – per parlare di presente e di futuro, di dialogo sociale e interreligioso, di libertà di espressione e di culto, di nazionalismi e di democrazia.
Saremo non spettatori ma intervistatori attivi e incontreremo i rappresentanti dei cinque gruppi a casa loro, del cuore della loro appartenenza, mettendo a confronti gli uni con altri e noi con ciascuno di loro.
Al termine di questo viaggio – che man mano si arricchirà di ulteriori incontri e suggestioni – potrebbe prendere vita qualcosa di più di semplici appunti e ricordi.
Partiremo da Giavera del Montello la mattina di mercoledì 28 settembre e ripartiremo da Sarajevo domenica 2 ottobre.
Ci sono una quindicina di posti ancora a disposizione; per prenotare preghiamo di fare riferimento al volantino provvisorio che potete scaricare.

giovedì 26 maggio 2016

Egitto, Amnesty chiede alla Ue (e all'Italia) di sospendere i trasferimenti di armi che favoriscono omicidi e torture

Quasi la metà degli stati dell’Unione europea ha violato la sospensione dei trasferimenti di armi all’Egitto decisa dalla stessa Unione europea, rischiando così di rendersi complice di un’ondata di uccisioni illegali, sparizioni forzate e torture.
Nonostante la sospensione, imposta dopo che nell’agosto 2013 centinaia di manifestanti erano stati uccisi in un’esibizione di uso gravemente eccessivo della forza, 12 stati dell’Unione europea su 28 sono rimasti tra i principali fornitori di armi ed equipaggiamento di polizia all’Egitto. Vi è il timore che i ministri degli Esteri dell’Unione europea decidano presto di abolire l’attuale, già insufficiente, sospensione.
“Quasi tre anni dopo il massacro che spinse l’Unione europea a chiedere agli stati membri di sospendere i trasferimenti di armi all’Egitto, la situazione dei diritti umani nel paese è peggiorata” – ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
“La repressione interna da parte delle forze di sicurezza resta elevata e praticamente nessuno è chiamato a risponderne. L’uso eccessivo della forza, gli arresti arbitrari di massa, la tortura e le sparizioni forzate fanno ormai parte del modus operandi delle forze di sicurezza” – ha proseguito Mughrabi.
“Gli stati membri dell’Unione europea che trasferiscono armi ed equipaggiamento di polizia alle forze egiziane, responsabili di sparizioni forzate, torture e arresti arbitrari di massa, stanno agendo in modo sconsiderato e rischiano di rendersi complici di queste gravi violazioni dei diritti umani” – ha aggiunto Mughrabi.

26 maggio 2011, l’arresto di Mladić: una riflessione di Riccardo Noury

Presunto genocida. Una definizione che offende.
Nelle figurine dell’orrore delle guerre dell’ex Jugoslavia, sotto il nome di Ratko Mladić compare quella parola.
È probabilmente destinata a rimanerci un po’. Altri mesi, almeno, fino a quando la sentenza di primo grado nei confronti dell’ex generale delle forze serb-bosniache non sarà stata emessa.
Di Mladić, oggi, ricorre il quinto anniversario dell’arresto, avvenuto esattamente il 26 maggio 2011: 16 anni dopo il genocidio di Srebrenica, che costituisce uno degli 11 capi d’accusa di cui Mladić deve rispondere e che comprendono anche la “serbizzazione” di altre zone della Bosnia nonché gli attacchi contro i civili di Sarajevo.
Sedici anni di ritardo, 16 anni di protezioni e complicità, 16 anni di mancata giustizia.
I sopravvissuti al genocidio di Srebrenica e ai crimini di guerra e contro l’umanità e, con loro, i familiari delle vittime, aspettano ancora, così come hanno aspettato il verdetto di primo grado nei confronti dell’altro “presunto” genocida (Radovan Karadžić, che è ancora tale dato che l’appello contro il verdetto di primo grado deve ancora iniziare).
Aspettano e sperano che il Tribunale per l’ex Jugoslavia riesca a emettere una sentenza definitiva di colpevolezza, a cancellare quel “presunto”, quella offensiva definizione. Sempre che il Tribunale non chiuda prima. Sempre che Mladić non muoia prima. Sempre che…
Quella per la Bosnia è una giustizia condizionata da troppi “sempre che”.

Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International e coautore di “Srebrenica. La giustizia negata” con Luca Leone (Infinito edizioni, 2015).

martedì 24 maggio 2016

25 maggio, Giornata dell’Africa

Il 25 maggio, su iniziativa dell’Unione Africana (UA), si celebra la Giornata mondiale dell’Africa. La ricorrenza coincide con l’anniversario della fondazione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA), avvenuta il 25 maggio del 1963, giorno in cui i leader di 30 dei 32 Stati indipendenti del continente firmarono lo statuto ad Addis Abeba (Etiopia). L’OUA è stata poi  sostituita, nel 2002, dall’Unione Africana.
Vogliamo festeggiare questo compleanno in modo nuovo e speciale, dando il via a una nuova collana che avrà proprio il nome Afriche. Ci pensiamo da anni. E se avessimo dato vita prima a questa collana oggi conterebbe già parecchi titoli. Da oggi il libri sulle tante Afriche che compongono quel meraviglioso continente avranno una precisa collocazione. E ne siamo davvero felici e orgogliosi.
L’Africa, la culla dell’umanità, racchiude in sé tante diverse luci, ricchezze, possibilità e, allo stesso tempo, ombre, povertà estreme e grandi disparità. Afriche racconterà le storie di donne e uomini di un continente unico, nei suoi mille colori, iniziando dal Burundi, con il libro di Maria Ollari dal titolo Burundi, la terra del dolore e del silenzio”, appena arrivato in libreria, e proseguendo con uno straordinario titolo sul Burkina Faso in giugno. In autunno sarà poi la volta di due autobiografie: una ambientata in Marocco, l’altra tra Senegal e Italia.

Continuate a seguirci, molto presto nuovi arrivi in Afriche!

lunedì 23 maggio 2016

Sulla scrivania dell'editore per maggio

Sulla scrivania dell'editore questa mattina sono comparsi i quattro titoli nuovi per maggio 2016. Comparsi non miracolosamente, perché prima l'editore medesimo (il cui piedone compare in basso in questa immagine) se li è anche scaricati.
Come sempre, grandi titoli e grandi argomenti. In ordine sparso:
Maria Ollari, BURUNDI. LA TERRA DEL DOLORE E DEL SILENZIO, un capolavoro autobiografico con presenza molto importanti, primo libro della nuova collana Afriche;
Antonello Sacchetti, LA RANA E LA PIOGGIA, lo splendido quinto titolo di un grande esperto italiano di Persia;
Luciano Garofano e Lorenzo Puglisi, LA PREPOTENZA INVISIBILE, grande saggio su bullismo e cyberbullismo;
Gaia Gentile, IO E TE FRA TRAMONTO E ALBA, opera terza di una giovane e grande poetessa.
Speriamo li leggerete e che vi piaceranno!

venerdì 20 maggio 2016

Censimento in Bosnia, il colpo di scena: i risultati entro il 1° luglio

Clamoroso colpo di scena ieri in Bosnia Erzegovina dopo il precedente annuncio della rottura delle trattative per trovare un accordo sulla metodologia di elaborazione dei dati raccolti in occasione del censimento del 2013. In un post di ieri ho raccontato ragioni e retroscena della rottura tra Repubblica serba di Bosnia e Federazione di Bosnia Erzegovina, le due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina. Proprio ieri, in seguito alla mediazione dell’Unione europea e allo scalpore che aveva destato in patria l’ipotesi che ben 25 milioni di euro – il costo del censimento – potessero andare in fumo a causa della mancanza di volontà politica dei rappresentanti delle due Entità, a sorpresa il direttore dell’agenzia di statistica centrale della Bosnia Erzegovina, il serbo-bosniaco Velimir Jukić, ha apposto la sua firma su un atto che decreta l’adozione delle stesse metodologie in tutte e due le Entità. In palio, in particolare, come spiegavamo ieri, ci sono circa 196.000 cittadini bosniaco-erzegovesi la determinazione della cui appartenenza “etnica” e “religiosa” è in dubbio. La notizia è stata riferita ieri dall’agenzia di stampa “Fena”. Se non ci saranno nuovi colpi di scena in chiave nazionalista, i risultati del censimento saranno resi noti entro il 1° luglio 2016, ben tre anni dopo essere stati rilevati.

giovedì 19 maggio 2016

Bosnia, il censimento del 2013 potrebbe essere annullato

1° luglio 2016: è la data ultima entro la quale devono essere pubblicati i dati raccolti durante il censimento del 2013, il primo mai realizzato in Bosnia Erzegovina dal 1991, costato la bellezza di 25 milioni di euro.

La pubblicazione dei dati del censimento slitta mese dopo mese da quasi tre anni, ma ormai si è forse arrivati al punto di non ritorno. Secondo quanto rivelato dal quotidiano bosniaco “Nezavisne novine”, l’ultimo tentativo di mediazione tra i gruppi nazionalisti al potere nelle due Entità che dal 1995 costituiscono la Bosnia Erzegovina sarebbe fallito poiché le due parti non riescono a mettersi d’accordo sulla metodologia di elaborazione dei dati raccolti. La sostanza è che ci sarebbero problemi nell’individuare o nel determinare l’appartenenza “etnica” e “religiosa” di circa 196.000 cittadini. E ciascuno dei gruppi nazionalisti al potere nelle due entità sta tirando per la giacchetta quelle persone per fare in modo che entrino a ingrossare i numeri del proprio schieramento. A questo si aggiunge la volontà dei serbi di Bosnia di usare quei dati per dimostrare che, secondo loro, le vittime del conflitto bosniaco-erzegovese sarebbero state 96.000 e non 254.000, come denunciato dai musulmani di Bosnia, che a loro volta avrebbero l’interesse a incrementare il numero delle loro vittime e, secondo i serbo-bosniaci, e ridurre quello dell’altra parte. Insomma, una situazione difficilissima, figlia ancora una volta dell’idiozia nazionalista di tutte le parti, che rischia non solo di mandare in fumo una cifra enorme per i magri conti bosniaco-erzegovesi, ma anche di rinfocolare vecchi rancori e allontanare ancora di più la Bosnia dall’Unione europea. Circostanza, quest’ultima, particolarmente gradita al momento soprattutto al nazionalismo serbo-bosniaco. La Ue media, ma la situazione pare difficile da modificare. Al momento, l’unica speranza parrebbe essere quella di rinviare al 31 dicembre 2016 la scadenza per la pubblicazione dei dati, così da provare a intavolare nuove trattative. Ma non è ben chiaro se tutte le parti siano disposte a questo slittamento.

mercoledì 18 maggio 2016

Il carcere è cambiato? Istantanee da un passato prossimo

Il carcere è cambiato? Istantanee da un passato prossimo: Galere d’Italia.
Dodicesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione
“52.475. Questo il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane al 31 genna­io 2016. Un numero che all’apparenza dice poco, e che denuncia comunque il perdurare di una condizione di sovraffollamento del nostro sistema penitenziario, se è vero che alla stessa data la capienza regolamentare era di 49.480 posti.
Nella realtà, tuttavia, le cose stanno in modo significativamente diverso. Il livello di presenze attuali è il più basso registrato da molti anni. Solo subito dopo l’indulto del 2006 la popolazione detenuta aveva registrato numeri più bassi, cifre che prima di allora non si vedevano dalla fine degli anni Novanta, quando la frenetica crescita della popolazione detenuta aveva fatto per sempre dimenticare i numeri della “prima Re­pubblica” (32.336 detenuti alla fine del 1960, addirittura 19.161 alla fine del 1970).
Ma oggi si registra anche la capienza più alta mai raggiunta in Italia. Alla fine del 2010, a fronte del numero di detenuti riportato sopra, la capienza regolamentare era di 45.022 posti. C’erano allora dunque quasi 15.500 detenuti in più, e 4.400 posti in meno.
È scontato allora porsi una domanda: l’Italia pare aver superato la prova dalla “sen­tenza Torreggiani”, molte riforme sono state messe in moto e altre sono all’orizzonte. Ma allora il carcere di oggi è proprio diverso rispetto a quello di qualche anno fa?”.

Ingrata Milano, non ci avrai (19 maggio 1869)!

Appassionati di vicende sportive e cultori della storia, preparatevi a un viaggio lungo due secoli per terra, per acqua e nel cielo di una Milano in continua e impetuosa trasformazione. Ci accompagnerà in questa accurata ricostruzione il libro di Felice Fabrizio dal titolo Storia e leggenda dello sport milanese . Le attività fisico-sportive a Milano dal 1735 al 1915.
Regaliamo oggi ai nostri lettori un breve estratto del libro che ci racconta dell’amore di Milano per il velocipede.“Il velocipede Michaux è la grande attrazione dell’Esposi­zione Universale tenuta a Parigi nel 1867. Subito drizza le antenne il mondo dinamico dell’artigianato milanese e, nel breve volgere di due anni, l’armaiolo Giovanni Greco, il costruttore di carrozze Francesco Belloni, i meccanici Barto­lomeo Balbiani, Luigi Figini, Turro e Porro sfornano i primi prodotti indigeni.
Ad inforcarli, guardando con spregio dall’alto in basso gli attoniti passanti, è la frangia più eccentrica della nobiltà me­neghina che, dopo la mongolfiera e il velocimano, ha scoper­to un terzo trastullo.

lunedì 16 maggio 2016

Banja Luka: l’opposizione in piazza, il presidente Dodik a fianco dei figli di Karadžić e Mladić

Si sono svolte senza incidenti – ma con il divieto di fare cortei e ben duemila poliziotti schierati in strada – le due manifestazioni del fine settimana a Banja Luka: quella dell’opposizione, convocata contro il governo presieduto dal milionario Milorad Dodik, e quella filo-governativa, voluta dallo stesso tycoon per puntellare il suo traballante esecutivo. Sconosciuti i dati di affluenza alla seconda, contestati quelli alla prima: 15-20.000 presenti secondo gli organizzatori, 6-10.000 secondo il governo.
Gli organizzatori della manifestazione anti-governativa hanno appellato come “ladro” il presidente-padrone Dodik e hanno definito la protesta del week-end come il primo atto di coloro che vogliono “liberare la Repubblica serba di Bosnia dai tycoon, dai debiti e dalla corruzione”.
Di segno chiaramente opposto le affermazioni di Dodik, che si è presentato sul palco della manifestazione filo-governativa accanto ai figli di Radovan Karadžić, recentemente condannato tra l’altro per genocidio dal Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, e di Ratko Mladić, che dovrebbe seguire a breve lo stesso destino. L’“orso” Dodik ha definito “traditori che vanno a Sarajevo e dicono di sì chinando la testa” i suoi oppositori scesi in piazza, per il fatto che i partiti che hanno dato vita all’Alleanza per il cambiamento sostengono il governo nazionale di coalizione, contro il quale invece Dodik è da sempre schierato a priori in uno spossante braccio di ferro che dura da vent’anni, con conseguenze laceranti per l’intero Paese.

venerdì 13 maggio 2016

Grande Guerra, 15 maggio 1916, l’Austria lancia la Strafexpedition

13 maggio di cent’anni fa, siamo nel pieno della Grande Guerra: gli austriaci concentrano truppe in Trentino, in preparazione della grande battaglia degli Altipiani, la Strafexpedition, che fu combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico. La furiosa battaglia lasciò sul campo 230.545 uomini. Partecipa alla Strafexpedition, tra gli altri, Giuseppe Sinigaglia, il comasco campione di canottaggio che conquistò i trofei internazionali più prestigiosi alla vigilia della prima guerra mondiale. Ora l’Italia, la Patria, non chiede solo vittorie sportive, bensì vite da spendere per trionfare nel gioco più grande, in quella Grande Partita che è la guerra. La vicenda di Sinigaglia così come quella di tanti altri campioni sono raccontate da Dario Ricci e Daniele Nardi in La migliore gioventù. Vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande Guerra.
Sabato 14 maggio, in occasione dell’89° adunata nazionale degli Alpini che si terrà ad Asti, il giornalista Dario Ricci riceverà il Premio Giornalista dell’anno 2015 conferitogli dall’Associazione Nazionale Alpini. La cerimonia di premiazione si terrà presso il teatro Alfieri alle 18,30.

giovedì 12 maggio 2016

Repubblica serba di Bosnia, a Banja Luka e Belgrado la piazza fa paura

Sabato 14 maggio Banja Luka vedrà sfilare per le strade due manifestazioni che si preannunciano imponenti e non prive di grattacapi per la dirigenza dell’Entità della Repubblica serba di Bosnia (Rs). Una delle due manifestazioni sarà contro l’operato dell’onnipotente presidente-padrone Milorad Dodik e del suo governo, la seconda sarà invece a supporto dell’esecutivo. Dodik e i suoi non sono abituati a fronteggiare un’aperta contestazione popolare (aperta ma sapientemente orchestrata dall’opposizione politica) e questo preoccupa non poco anche Belgrado, la sorella maggiore serba. Il primo ministro serbo Aleksandar Vučić, fresco dominatore delle elezioni politiche e astro ormai consolidato del nazionalismo di governo di Belgrado, ieri ha espresso le sue preoccupazioni, invitando “tutti i politici della Rs a pensare con senso di responsabilità al futuro della Rs e a rendersi conto che scontri e incidenti potrebbero mettere in pericolo l’esistenza stessa della Republika Srpska, ponendo al tempo stesso la Serbia in una situazione difficile”.

mercoledì 11 maggio 2016

A Fez, in Marocco, riapre la più antica biblioteca del mondo

Dopo quattro anni di lavori sta per riaprire in Marocco (succederà entro il mese di maggio), nella città di Fez, al-Qarawiyyin, la più antica biblioteca del mondo, costruita nell’859 da Fatima El-Fihriya, donna mecenate figlia di un ricco mercante tunisino.
La biblioteca – parte di un enorme complesso architettonico che ospita anche una moschea e un’università, quest’ultima per l’Unesco tra i più antichi centri d’insegnamento al mondo – contiene centinaia di migliaia di volumi, molti rari o in copia unica al mondo, e tra questi i manoscritti degli storici e filosofi Ibn Khaldun (XIV secolo) e Inb Al-Arabi (XII secolo), risalenti anche a circa 1.000 anni fa.
La nuova al-Qarawiyyin – ristrutturata dall’architetto Aziza Chaouni – è stata dotata di una nuova sala conferenze, di un laboratorio per il restauro di documenti e libri antichi, di un centro amministrativo e di una caffetteria. È inoltre previsto dal progetto di restauro che, per la prima volta dalla sua fondazione, la biblioteca sia sede di mostre d’arte sia permanenti che temporanee, l’incasso dei cui biglietti d’ingresso sarà sempre impiegato per la manutenzione ordinaria della struttura, e in particolare dei tanti dipinti e mosaici.

lunedì 9 maggio 2016

Banja Luka: inaugurata la moschea Ferhadija ricostruita

Esattamente 23 anni dopo la sua distruzione (7 maggio 1993), domenica 7 maggio 2016 la moschea Ferhadija di Banja Luka ricostruita è stata inaugurata alla presenza di qualche autorità locale e del primo ministro turco Ahmet Davutoglu, in città in qualità di rappresentante del principale Paese finanziatore.
La moschea, costruita originariamente nel 1579, era patrimonio dell’umanità, come sancito dall’Unesco. Il 7 maggio 1993 fu minata dalle forze serbo-bosniache nell’ambito della campagna di pulizia etnica ormai in corso da oltre un anno e fatta parzialmente crollare. Successivamente, i resti furono abbattuti del tutto e le macerie furono smaltite in discarica o usate come massicciata per la costruzione di un ampio parcheggio. L’opera di pulizia etnica a Banja Luka non si fermò alla sola moschea, il cui vero nome era Ferhat-pašina džamija, in onore del bej bosniaco Ferhat paša Sokolović che ne volle l’edificazione. Con la moschea, in quegli spaventosi anni d’odio, fu anche abbattuto l'antico orologio Sahat-kula e altre 15 moschee che prima della guerra del 1992-1995 facevano di Banja Luka non la centrale balcanica della pulizia etnica ma un luogo di culto multiconfessionale.
Per ricostruire l’antica moschea Ferhadija sono occorsi 15 anni di lavori e 5 milioni di euro di finanziamenti. La cerimonia di inaugurazione si è svolta in condizioni di massima sicurezza, con polizia e servizi segreti schierati in grande stile.

venerdì 6 maggio 2016

Ospedali psichiatrici giudiziari, chiude Reggio Emilia

Il Commissario per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) Franco Corleone ha annunciato la chiusura della struttura di Reggio Emilia, che segue la via di Secondigliano. La buona notizia è commentata dal Comitato StopOpg in una nota in cui si sottolinea la necessità di chiudere le strutture rimaste attive (Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa e Montelupo Fiorentino), dove restano meno di 80 persone internate. StopOpg pone l’attenzione, inoltre, sulla realtà di Castiglione delle Stiviere, dove l’Opg ha solo cambiato targa diventando una mega Rems con oltre duecento internati, come denuncia lo stesso Corleone. Infine, sottolinea StopOpg, a Reggio Emilia è venuta alla luce la situazione, drammatica e finora sottovalutata, dei detenuti con sopravvenuta malattia mentale, che finora erano trasferiti dal carcere per finire rinchiusi in opg, e per i quali invece devono essere garantite cure adeguate, che spesso – in carcere come in opg e nelle “istituzioni totali” –  non si è in grado di assicurare.
Segnaliamo su questo argomento la novità dal titolo Galere d’Italia, il Rapporto dell’Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, e Mala Dies, la splendida e appassionata denuncia sugli opg di Angelo Lallo.

giovedì 5 maggio 2016

Cosa bolle nella pentola editoriale?

I lettori più appassionati lo sanno: ogni tanto bisogna dare un'occhiata alla sezione In pubblicazione del nostro sito www.infinitoedizioni.it. E ai visitatori, appassionati e curiosi, non sarà sfuggito come ci siano due titoli ad animare la sezione, il nuovo libro di Antonello Sacchetti sull'Iran dal bellissimo e poetico titolo LA RANA E LA PIOGGIA e il libro di Maria Ollari BURUNDI, LA TERRA DEL DOLORE E DEL SILENZIO, che apre una nuova collana, che abbiamo chiamato Afriche (e di cui diremo meglio più avanti). Manca un altro libro, sempre in quella sezione, che pubblicheremo presto. Siamo in attesa di una risposta...
Le novità non finiscono qui, perché freschi freschi di realizzazione, abbiamo i nuovi epub ad arricchire il nostro catalogo: sono GALERE D'ITALIA di Antigone onlus, MAMMA VIENE A MORIRE DA NOI DOMENICA, di Pat Patfoort, STORIA E LEGGENDA DELLO SPORT MILANESE di Felice Fabrizio e il mio EDEN.
Continuate a seguirci, altre sorprese e novità in arrivo!

mercoledì 4 maggio 2016

4 maggio 1980, in Jugoslavia muore il maresciallo Tito

Il 4 maggio del 1980 si spegne nel poli­clinico di Lubiana, dopo una lunga agonia, il maresciallo Tito. Tre giorni prima del suo 88° compleanno, dopo 35 anni di potere incontrastato e più di 40 di presenza nella Storia. Tutto il Paese si ferma. Masse di cittadini attendono il passag­gio del treno che riporta il feretro a Belgrado. Ogni stazione ha una scritta inneggiante al “compagno Tito”. Ripercorriamo il racconto del funerale di Tito con Bruno Maran che in Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti ripercorre gli ultimi decenni della storia jugoslava, anno per anno, giorno per giorno.
“Ai solenni funerali arrivano quattro re, 31 presidenti, 22 primi ministri e 47 ministri degli Esteri, provenienti da 128 Paesi. Sono presenti, tra l’altro, Sandro Pertini, Enrico Berlinguer, Bettino Craxi, il leader palestinese Yasser Arafat, la premier britannica Margaret Thatcher, la presidente del Parlamen­to europeo Simone Weil, il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, il primo ministro indiano Indira Gandhi, Andrej Gromiko e Leonid Brežnev in rap­presentanza dell’Urss. Dalla Francia arrivano François Mitterand e Lionel Jospin in rappresentanza del Partito socialista francese. Non partecipano il presidente statunitense Jimmy Carter e quello francese Giscard d’Estaing, quest’ultimo per l’appoggio prestato dalla Jugoslavia al Fronte di liberazione algerino. Assente anche il premier albanese Enver Hoxha per i noti antichi dissidi col Maresciallo. L’omaggio dei tanti capi di Stato e autorità è l’estre­mo riconoscimento a un vero punto di riferimento nelle relazioni interna­zionali, all’uomo che si oppose a Hitler e seppe dire di no a Stalin. Con la sua morte nel Paese si apre un periodo di grave incertezza”.

Una testimonianza diretta della cerimonia funebre del maresciallo Tito ci arriva da Jasmina Tesanovic, che l’ha raccontata per noi nel suo libro dal titolo La mia vita senza di me, una cavalcata  nella storia balcanica lunga mezzo secolo intrisa di nero humour balcanico che vi farà capire, riflettere, ridere, a tratti impressionare.
Quando il corpo senza vita di Tito fu esposto al pubblico, vivevo a Belgrado, dietro il Parlamento. Tutti i diplomatici stranieri passarono per quella stretta stradina per rendergli omaggio. È stato effettivamente la più alta figura planetaria nella diplomazia della guerra fredda, grande per carisma, grande nel sotterfugio… grande nel tenere saldamente al guinzaglio i suoi selvaggi popoli jugoslavi.
Mi misi in spalla la telecamera, pronta a filmare dalla mia terrazza il re di Spagna. Ma arrivò immediatamente la polizia, credendo che la mia telecamera fosse un mitra. La sequestrarono. E siccome m’annoiavo, me ne andai a letto.  I miei genitori cominciarono a urlare: – Sei proprio una bestia! C’è gente che piange in tutto il Paese, e tu te ne stai a dormire!
Avevo un bisogno così urgente di dormire da sentirmi male. Era come una catatonia, non riuscivo a trovare il mio ruolo in quell’isteria collet­tiva. Non sembrava reale, ma non avevo modo di scappare. Il mio unico rifugio era nascondermi in me stessa. Così dormii per ventiquattro ore nonostante le urla, gli strattoni, gli insulti.
Quando mi svegliai, il funerale era finito. Mio padre non mi parlò per una settimana intera mentre mia madre mi trattava da una buona a nulla, da sporca apolitica. Mi sentivo male, ma non ero dispiaciuta. Era il mio coming-out da dissidente”.

martedì 3 maggio 2016

Quando il click è da record

Lo scorso mese di febbraio abbiamo festeggiato in casa editrice il numero record di 32.543 visite mensili sul nostro sito web www.infinitoedizioni.it. Mai avremmo pensato di poter stracciare così presto un dato così rilevante. A marzo, in effetti, il risultato era stato già migliore, ma di poche centinaia di visite. Aprile invece ha chiuso con un dato impressionante: il nostro sito Web (in attesa di alcuni aggiornamenti e potenziamenti, che speriamo di potervi presentare entro l’estate) è stato visitato da 35.985 persone, con una media di 1.199 visite giornaliere e, cosa interessante, più di otto pagine a visita (il che vuol dire che chi ci viene a trovare non se ne va subito, ma rimane il tempo necessario a girarsi un bel po’ di pagine interne, oltre alla homepage). Il picco massimo è stato raggiunto il 26 aprile, il giorno dell’anniversario del disastro di Chernobyl (a cui abbiamo dedicato due libri cartacei e un e-book, un reportage dai luoghi della tragedia firmato da Emanuela Zuccalà proprio per l’occasione), con 1.471 visite. Il che, però, appare sotto una luce diversa se raffrontato con le 1.401 visite del 28 aprile e, a maggior ragione, con le oltre 1.500 del 2 maggio, cioè ieri, normale giorno lavorativo. A questi dati vanno poi aggiunti quelli del nostro blog, Tracce di Infinito edizioni (http://bloginfinitoedizioni.blogspot.it/), che portano le visite complessive oltre le 2.000 unità giornaliere.
Insomma, dopo dodici anni di vita è ancora possibile crescere, il che è particolarmente bello e significativo in un momento di stagnazione per il settore editoriale, quale quello presente (che ormai dura ininterrottamente, senza idee e senza interventi risolutivi dal 2012). Proprio per questo, a breve, annunceremo una nuova collana, l’undicesima, che arriva in ritardo di undici anni ma che era nei nostri pensieri fin da quando siamo nati. Se date un’occhiata nella sezione “In pubblicazione” del sito (prima voce in homepage, in alto a sinistra) potrete trovare non solo le prime novità di maggio, ma anche un indizio molto chiaro sulla nuova collana.
Grazie dunque per l’attenzione e l’affetto con cui ci seguite e… seguiteci ancora di più e più da vicino!

lunedì 2 maggio 2016

Galere d’Italia. Con Roberto Saviano

Infinito edizioni - novità in libreria

 di Associazione Antigone Onlus
A cura di Michele Miravalle, Alvise Sbraccia,
Alessio Scandurra e Valeria Verdolini
Prefazione di Roberto Saviano

Più di cinquanta osservatori sul campo, oltre 150 istituti di pena visitati: sono alcuni dei numeri di questo rapporto sulle condizioni detentive in Italia. Cui si aggiungono storie, vicende, dati e immagini di una realtà penitenziaria che, nonostante i proclami e i progetti di riforma, resta impenetrabile e complessa.
Ci si chiede se si è usciti dall’emergenza del sovraffollamento delle carceri, si indaga sull’idea – ancora ben radicata nel pensiero collettivo – che una società sicura sia una società con più carcere.
Focus del lavoro sono la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, la sorveglianza dinamica, lo stigma che resta dopo il periodo di restrizione della libertà personale, il rapporto tra i detenuti e i loro cari, i casi di violenza e di rivolta dietro le sbarre su cui non si accendono i riflettori e la  detenzione di chi è ancora presunto innocente.
“È necessario vedere cosa accade in una qualsiasi delle carceri italiane – le eccezioni sono pochissime – dove i detenuti non hanno spazio vitale, non hanno acqua calda, non lavorano, non hanno prospettive e sono in balìa delle organizzazioni criminali, che tendono a strutturarsi ovunque, e tra i disperati gettano reti per nuova mano d’opera, nuovi affiliati, carne da macello in cambio di protezione, in cambio di ciò che serve alla sopravvivenza”. (Roberto Saviano)

domenica 1 maggio 2016

Un Primo Maggio immolato alle Strenne di Natale

Altro che Primo Maggio! Oggi (e ieri) purtroppo si è lavorato di brutto per riuscire a completare l'invio (domani mattina) delle schede elettroniche e cartacee con le Strenne 2016, ovvero i libri che produrremo nei prossimi mesi appositamente per il periodo natalizio (oltre alle uscite tradizionali, che per il 2016 sono ancora quelle di maggio, giugno, luglio, settembre, ottobre e novembre). Le Strenne di Natale usciranno tra ottobre e novembre ma seguiranno, come consuetudine, un diverso iter di promozione in libreria, presso le catene e presso grossisti e store online. E così, solo alla fine di questo mese avremo prodotto le schede promozionali dei mesi di ottobre e novembre, che si sovrappongono alle Strenne ma seguono un iter di promozione diverso. Complicato? Meno di quel che si potrebbe pensare. Più o meno...
Strappo alla regola, ecco le sei novità assolute e le tre riproposte natalizie della casa editrice Infinito edizioni per il 2016:
- 9788868611620, Simona Girimonte, Marcella Maccagnani, IN ATTESA, € 15,00
- 9788868611644, Maurizio Casarola, FRANK CHAMIZO. LA RIVOLUZIONE DELLA LOTTA, € 15,00
- 9788868611651, Giuliano Razzoli, Luca Leone, VAI RAZZO, VELOCE E FEROCE!, € 15,00
- 9788868611675, Roberto Di Giovannantonio, VISIONI DI GIOCO, € 16,00
- 9788868611668, Giulio Tampalini, Marcello Tellini, LA MUSICA È FELICITÀ, € 15,00
- 9788868611637, Domiziano Lisignoli, FIANCO A FIANCO, € 15,00
- 9788868610227, Jasmina Tešanović, LA MIA VITA SENZA DI ME, € 14,00
- 9788889602874, Patrizia Bodrero, ENRICO E IL MOSTRO DELL’OSPEDALE, € 9,00
- 9788889602881, Anna Maria Persia, RETAYAN, € 9,00
Come vedete, titoli non indifferenti. Come di consueto.
Bene, ora bisogna finire di compilare le schede con i suggerimenti promozionali per gli agenti, quindi finalmente (verso le 21,00) riusciremo a festeggiare anche noi il Primo Maggio.
Auguri a tutti voi!