venerdì 30 gennaio 2015

Riccardo Noury, le scosse elettriche e certi bastardi a Sarajevo


Devo rileggerlo una seconda volta, “I bastardi di Sarajevo”. La prima lettura è stata una scossa, come quando stringi la mano a una persona che ha le scarpe piene di cariche elettrostatiche. Questa persona è l’autore, Luca Leone, e le scarpe di gomma le ha calzate volutamente quando ha deciso di scrivere questo libro.
Troppo veloce, jazzata, la prima lettura. Perché mentre leggi un capitolo su una delle storie di questo libro corale, vuoi correre a leggere lo sviluppo dell’altra. Vuoi saperne ancora delle sorelline Fatima e Azra e, mentre entri ancora di più nel loro dramma, ti senti salire lo sdegno per i “bastardi” con la B maiuscola, quei leader politici che si comportano come capi tribali. Leggi dei loro malaffari ma hai bisogno di altre sagge parole del “professore”. Intanto, Snajper porta avanti le sue azioni criminali e capisci che ti ricaccerà dentro la guerra degli anni Novanta, di cui è un triste e violento lascito il killer prestato alla politica, Dubravko. La corruzione divora gli studenti in piazza. Un giornalista paga il prezzo del coraggio.
Mi accingo alla seconda lettura e alla seconda carica elettrostatica. Di dolore e pena per i tanti cittadini della Bosnia Erzegovina vittime dei “bastardi”, per le sopravvissute allo stupro, per i disoccupati ridotti alla fame dai nuovi arricchiti.

Riccardo Noury

giovedì 29 gennaio 2015

Cosa unisce Angelina Jolie, Riccardo Noury e Luca Leone?


La domanda potrà sembrare curiosa, forse anche folle. Ma, in effetti, non è del tutto peregrina.
Di primo acchito, uno potrebbe pensare: la Jolie è bella e ricca; Noury è bello e importante… quindi la bellezza unisce i primi due personaggi della lista. Poi però c’è Leone, il sottoscritto, lo sfigato di turno… e allora c’è qualcosa che non torna.
E va bene! Pprima che vi scoppino le meningi nel dare risposta a questa vitale domanda, ecco qual è l’elemento che ci unisce (anche se mi sa che la Jolie, caro Riccardo, non la conosceremo mai di persona): la Bosnia.
Il produttore del dvd e del blu-ray “Nella guerra del sangue e del miele”, regia di debutto della Jolie, ci ha infatti chiesto di usare alcuni contenuti inediti del libro che io e Riccardo Noury stiamo scrivendo e che uscirà ad aprile 2015. Chicca notevole, no?!?
Titolo del libro, di cui vedete qui la copertina, è “Srebrenica. La giustizia negata”. Non andate a cercarlo in libreria prima della seconda metà di aprile 2015 perché uscirà solo allora (all’inizio di aprile sarà già disponibile presso la casa editrice).
Il libro è impreziosito da testi di Moni Ovadia, Irfanka Pasagic e Miralem Pjanic.
Per un assaggino, dovete andare a dare un’occhiata nella pagina Facebook di KochMedia, facendo clik qui.
Ci vediamo ad aprile con “Srebrenica. La giustizia negata”!

I “Bastardi di Sarajevo”: come un colpo allo stomaco. Lettera-recensione di Bruno Maran


Se, prendendo in mano I bastardi di Sarajevo, restate colpiti già dal titolo, è la dimostrazione che l’autore Luca Leone ha centrato l’obbiettivo.
“Bastardi”, un termine inatteso nel titolo di un libro, è come un colpo allo stomaco, un termine non propriamente dolce e questo denota la volontà di inviare un chiaro messaggio: questo è un libro forte, deciso, diretto, che non lascia spazio a incertezze, a perifrasi.
“A chi sa leggere la Storia senza ipocrisie e rifugge le facili conclusioni”, recita la dedica del libro di Luca Leone (Infinito edizioni - 13 €), è un secondo avvertimento al lettore, dopo il titolo, e mantiene la promessa, senza ipocrisie, di affondare il coltello nella piaga della corruzione in un Paese senza speranza come la Bosnia-Erzegovina, appeso ad un Trattato (Dayton, 1995) che lo ingessa, lo blocca in un assurdo sistema politico che, invece di farlo uscire dai danni della guerra, lo condanna all’immobilismo, avvitandolo nella spira di due entità substatali, tre gruppi nazionali, decine di governi, centinaia di politici e di polizie locali.
Dopo la felice introduzione di Silvio Ziliotto, che lascia almeno aperta la prospettiva di un risveglio, forse improbabile, della “nostra“ Bosnia, immediatamente Luca Leone vi getta nel baratro della guerra, che, anche se scrive dell’oggi, sembra ancora in corso attraverso l’uso della punteggiatura, che ricorda in modo impressionante i colpi di kalašhnikov, le raffiche brevi di tre-quattro colpi per tenere il mirino dell’Ak-47 sul bersaglio in movimento, che può essere una donna con poche cose nella borsa racimolate nei desolati mercati della città assediata, un bambino, un uomo carico di taniche d’acqua, più lento, più facile da colpire…

mercoledì 28 gennaio 2015

“Bosnia Express”: una produzione cinematografica internazionale con l’ok del ministero dei Beni culturali


BOSNIA EXPRESS, il libro di Luca Leone edito da Infinito Edizioni (2010 – http://www.infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=120) sta per diventare un film documentario per la regia di Massimo D'orzi (tra i suoi film, “Adisa o la storia dei mille anni” e “Sàmara”).
Il film documentario, prodotto da Il Gigante Produzioni e da Loups Garoux, ha ricevuto pochi giorni fa dal MIBACT (ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo), Sezione Cinema, il riconoscimento di film d’interesse culturale nazionale e il relativo finanziamento pubblico.
Il film, già sostenuto dall'Unione europea attraverso Media Desk, è una co-produzione internazionale fra Italia, Francia (Maia Productions) e Macedonia (Manufaktura).
Anche sulla colonna sonora si annunciano sorprese importanti, con il contributo di musicisti nazionali e internazionali di grande valore, sotto la direzione di due grandi esperti del nome di Davide Marengo e Giuseppe Zambon.
"In questi giorni ho partecipato insieme alla co-produttrice Marta Bifano al WEMW di Trieste, dove il film ha iniziato il suo viaggio due anni fa” – ha detto il regista Massimo D'orzi. "Il nostro progetto continua a riscuotere molto interesse in sede europea e internazionale. Torno a girare in Bosnia dove è cominciato il mio viaggio di regista oltre dieci anni fa con ‘Adisa o la storia dei mille anni’. Lì cercavo un popolo che non avesse avuto a che fare con nazionalismi e fanatismi religiosi e lo trovai nel popolo rom. Adesso quel fanatismo religioso lo voglio affrontare di petto e “Bosnia Express” me ne dà la grande occasione. Insieme all'amico e scrittore Luca Leone spero di riuscire a raccontare la Bosnia in un modo del tutto nuovo!”.
“Il libro ‘Bosnia Express’ nel 2010 e negli anni a venire ha avuto il merito, riconosciuto sia in Italia che in Bosnia Erzegovina, di raccontare la quotidianità di quel Paese distrutto e meraviglioso come nessuno aveva mai fatto prima. Credo che con la telecamera D’orzi stia seguendo la stessa ispirazione e il risultato dei primi mesi di lavorazione è entusiasmante per qualità e delicatezza. Torneremo presto a lavorare in Bosnia per finire le riprese e completare il montaggio del film. Speriamo che il pubblico, quando potremo finalmente presentarlo, apprezzerà il nostro coraggio e l’angolazione da cui abbiamo voluto raccontare la Bosnia di oggi, con un focus fondamentale e, credo, del tutto unico sulla religione, grande chance e grande problema di questo Paese”, ha commentato Luca Leone, autore del libro “Bosnia Express”.
Il film “Bosnia Express” gode di alcuni importanti patrocini. Tra questi preme ricordare quello di Amnesty International Italia e quello di Adottando, onlus bolognese che ha anche investito una piccola somma per favorire il primo viaggio di sopralluogo e di riprese a Sarajevo.

martedì 27 gennaio 2015

Per il Giorno della Memoria 2015, il nostro contributo dal Nanga Parbat


Da alcuni giorni ci chiedevamo come dare un nostro piccolo contributo in occasione del Giorno della Memoria 2015. Questo breve contributo video (2,24 minuti) dal campo base in quota del Nanga Parbat, girato dal nostro Daniele Nardi e dalla sua équipe, in attesa di lanciare l’assalto alla vetta del Nanga Parbat passando per la terribile parete nord, ci sembra il modo giusto. Genuino, delicato, casalingo, soprattutto vero. Ci associamo.
Per visualizzarlo, fate clik qui o riportate nel vostro browser questo link: https://www.youtube.com/watch?v=MUGh_Vefg-8&feature=youtu.be
Da anni Nardi è portavoce della campagna “Gioventù per i diritti umani” e porta sempre con sé, su tutte la vette che conquista, “L'alta bandiera dei Diritti Umani”. Pare poco. Ma quando sei a ottomila, sui pareti verticali di ghiaccio e con pochissimo ossigeno, anche un grammo può fare la differenza. Rilanciamo volentieri questo spot girato al campo base per il Giorno della Memoria in ricordo dell’ingresso delle truppe sovietiche ad Aushwitz (27 gennaio 1945) e della definitiva consapevolezza per il mondo intero che il nazismo, in collaborazione con tutti gli altri fascismi europei, quelli italiano incluso, avesse compiuto quanto di più inimmaginabile e spaventoso si potesse temere e immaginare. Una macchia orrenda e indelebile per tutta la specie umana. E anche se è stato fatto per tante volte, negli ultimi settant’anni, e quasi sempre invano, gridiamo insieme, con tutta la voce e la rabbia che abbiamo in corpo: MAI PIÙ.

lunedì 26 gennaio 2015

Bertoli-Maestri super ospiti in redazione!


Venerdì pomeriggio abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare nella nostra redazione – ventiquattro ore prima che avvenisse un saccheggio-scorreria da parte di ladri-vandali – due ospiti speciali. Li vedete nella prima delle due foto (la seconda ritrae anche Maria Cecilia, Betta e chi scrive). Ci sono venuti a trovare Alberto Bertoli e Gabriele Maestri, due emiliani doc che pubblicheranno con noi il loro primo e atteso libro il prossimo maggio.
Alberto ormai lo conoscete tutti: gran voce, ottimo chitarrista, cantautore come ne nascono pochi, figlio del grande Pierangelo, da cui ha ereditato doti straordinarie, grandi pezzi, il “tocco” e un umorismo travolgente. Gabriele è caporedattore della redazione politica di “Termometro Politico”, giornale seguitissimo con quasi 17.000 follower su Twitter, ricercatore universitario, esperto di musiche e di religioni e tante altre cose ancora.
Insieme fanno il diavolo e l’acqua santa, miscela perfetta per l’ottimo libro che stanno per scrivere. Di cui abbiamo già titolo, ISBN, copertina, schede eccetera… ma che per ora teniamo riservatissimo!
Ci siamo divertiti un mondo. Abbiamo bevuto caffè, chiacchierato di musica, politica, sport, sigle degli anni Ottanta, religione (a modo nostro…) eccetera eccetera. Ed è stato il modo più bello per chiudere la settimana.
Questa è il primo di una serie di annunci non da poco che farò quest’anno. Man mano, sotto coi prossimi.
Che aggiungere? Che il libro inaugurerà una nuova collana; che altri nomi illustri sono in arrivo; che qua le sorprese per i nostri lettori non finiscono e non finiranno mai. Sempre andando avanti con il nostro progetto come bussola e… – per citare il mitico Pierangelo – “A muso duro”!

domenica 25 gennaio 2015

Riflessioni sparse e combattive dopo una notte insonne

Ci sono momenti in cui una persona è stanca. Io sono stanco. Non per il fatto che non dormo ormai da circa trenta ore. E neppure per i danni e il furto di ieri. Sono stanco per tante altre ragioni. È una stanchezza mentale che sa di delusione e qualche volta di sconfitta. Non per il lavoro che faccio, ma per il modo in cui ormai tutti viviamo. Non mi riconosco più quasi in nulla. Prendete la politica. La mia laurea in Scienza politiche è figlia del fatto che ero e mi sentivo fortemente un animale sociale. Il mio essere di una sinistra che non esiste e non esisterà mai è figlio di incontri, letture, suggestioni. Una su tutte. Avere tredici anni, essere figlio di un oscuro ragioniere e di una casalinga di famiglia contadina – fondamentalmente due democristiani bacchettoni, mio padre anche molto ipocrita e tante altre cose – e avere Sandro Pertini che ti si avvicina, ti mette una mano su una spalla e ti risponde con dolcezza a una domanda magari ingenua, ma scaturita dal cuore, ti cambia la vita, se hai quel minimo di sensibilità. A me Sandro quel giorno ha cambiato la vita. Per questo lui è il mio unico Presidente. Come ti cambia la vita avere avuto un nonno messo al muro dai nazisti e salvatosi per il rotto della cuffia, socialista nenniano e anti-craxiano fin nel midollo (dava del ladro a Bettino molti anni prime delle famosa pioggia di cento lire); e un altro che s’è fatto tre anni di campo di prigionia nel deserto durante la seconda guerra mondiale e poi è morto giovanissimo a causa di quegli stenti. Lo ricordo che avevo cinque anni e dolcemente mi leggeva “Topolino”. Poi, all’improvviso, non c’è stato più. O un bisnonno che ha fatto le porcherie che hanno fatto gli italiani nelle guerra di Libia.
Insomma, io sono figlio di tutte queste sensazioni ed emozioni messe in fila una dopo l’altra, e vissute con un’intensità che oggi forse non saprei più raggiungere. E come me ce ne sono tanti, anche molto ma molto migliori.

Se tu per un sabato non lavori ma i ladri (a Formigine) sì…


Un sabato pomeriggio di riposo dal lavoro, finalmente, ed ecco come ritrovi l’ufficio quando ripassi. Quello che vedete in foto è solo uno scorcio. In undici anni di onorata attività ci siamo dovuti confrontare con ladri d’ogni genere, in linea con il Paese e i tempi in cui viviamo. Speravamo però che lasciata la Capitale almeno il problema dei ladri in ufficio e in casa fosse risolto definitivamente. Sbagliavamo. In Italia sbagli sempre. E la “civiltà” ti raggiunge inevitabilmente, ovunque tu vada. È sempre quesitone di tempo. Ormai, sempre di poco tempo. Purtroppo da qualche mese, direi più di un anno, qui in Emilia è in corso una vera e propria ondata di furti. Nessuno fa nulla, in perfetta chiave italica. Gli amministratori locali se ne lavano le mani. Le forze dell’ordine ci provano e gliene va dato atto, ma sono alla canna del gas anche loro. La polizia locale non ha fondi e personale. Perché gli amministratori se ne lavano le mani, appunto. Gli ultimi governi sono stati duri con tutti, tranne che con i ladri. Forse per una questione di somiglianze tutt’altro che marginali. I furti continueranno. Fanno bene al Pil, d’altronde. Allarmi, grate, sbarre, cani e serrature d’ultima generazione che dopo sei mesi vengono aperte come grissini che s’infilano nel formaggio fuso. E via a rimettere mano al portafogli. Fa bene al Pil…

giovedì 22 gennaio 2015

Terremoto fantasma a Tuzla?

Fonti normalmente attendibili hanno riferito sul web che nelle prime ore di giovedì 22 gennaio si sarebbe verificato un forte evento sismico nella Bosnia Erzegovina orientale, non lontano dal confine con la Serbia. Il sisma, di magnitudo addirittura 5.1 gradi della scala Richter, avrebbe avuto luogo non lontano da Tuzla, terza città della Bosnia Erzegovina. Qui lo scuotimento sarebbe stato molto forte, tanto da non escludere dei danneggiamenti.
Preoccupato, mi metto in contatto con degli amici di Tuzla che mi dicono di non aver sentito nulla e che nessun mezzo d’informazione né cittadino né serbo ha dato notizia della scossa di terremoto.
Allora, o a Tuzla hanno tutti il sonno molto pesante o c’è qualcosa che non va. In effetti, il sito della Croce rossa di Tuzla segnala attività sismica notturna, mentre sul Web circolano notizie relative a terremoti di minore entità registrati a gennaio nell’area. Bufala o verità, alla fine l’importante è che tutti stiano bene. Però sempre di più urge prestare la massima attenzione alle notizie che compaiono sul Web.

Quando il 15 per cento delle risorse di un Paese se ne va in… acqua e fango

Il 15 per cento del Prodotto interno lordo (Pil): questo il prezzo pagato dalla Bosnia Erzegovina a causa delle alluvioni del maggio 2014, che hanno sepolto sotto una valanga di acqua e fango buona parte del nord e dell’est del Paese, oltre a una quarantina di vite umane. La stima è stata fatta dalla Banca mondiale (grande creditore, con oltre un miliardo e mezzo di dollari, della Bosnia) ed è contenuta nel Report economico sull’Europa sud-orientale promosso dallo stesso organismo finanziario. Secondo lo stesso documento, l’alluvione è costata il 4,7 per cento del Pil della Serbia.
Il dato finanziario complessivo dell’intera area balcanica ha subìto con forza le alluvioni di maggio, come quelle del settembre 2014, il che ha provocato una contrazione della crescita del Pil regionale allo 0,2 per cento. Nel complesso, la Banca mondiale definisce “in stagnazione” l’economia bosniaca e “in contrazione” quella serba. Per il 2015 la Bosnia viene data in crescita dell’1,5 per cento rispetto al 2014 e la Serbia in calo “solo” di un ulteriore 0,5 per cento. Serviranno anni per recuperare le conseguenze della spaventosa alluvione del 2014.

mercoledì 21 gennaio 2015

Lo scrittore Marco Travaglini scrive de "I bastardi di Sarajevo" su "Il Torinese" di oggi


Pubblico con grande piacere, con l'assenso di Marco, che oggi ha pubblicato su "Il Torinese" questa bella recensione de "I bastardi di Sarajevo".

La città ha vissuto l’assedio più lungo della storia bellica europea. E anche oggi, quasi vent’anni dopo la fine della guerra, continua a essere sotto l’assedio delle mafie, della corruzione politica, giudiziaria e della polizia, dei giochi di potere tra fazioni religiose e politiche che fanno finta di contendersi le anime e invece lottano all’ultimo brandello di carne per appropriarsi dei soldi, delle risorse, del territorio
“I bastardi di Sarajevo”  (Infinito edizioni) è l’ultimo libro di Luca Leone, uno dei più attenti e informati giornalisti e scrittori sulle vicende balcaniche in generale e bosniache in particolare.

ANSA Libri: la Bosnia massacrata, in un romanzo di Luca Leone


ANSA Libri: la Bosnia massacrata, in un romanzo di Luca Leone 
TRIESTE 
(ANSA) - TRIESTE, 19 GEN - LUCA LEONE, "I BASTARDI DI SARAJEVO" (Infinito Edizioni, pp.215, 13 euro). La disgraziata storia di questi anni della Bosnia Herzegovina non riesce a trovare una svolta. Depressione economica, corruzione capillare, disoccupazione endemica e una mastodontica e privilegiatissima casta politica frenano l'uscita dalle secche. Dimenticata, benché a pochi chilometri dal cuore dell'Europa, sorella povera di Croazia e Slovenia, della Bosnia parlano pochi. Tra questi, lo scrittore ed editore Luca Leone che, dopo alcuni saggi, torna sull'argomento con un romanzo, I bastardi di Sarajevo. Il libro prova, e con successo, proprio a compendiare in una credibile storia i problemi principali di questo stato. Dunque, l'eliminazione del giornalista scomodo compiuta con estrema violenza dal torturatore inviato dall'intoccabile politico è solo un aspetto della società attuale che governa da Sarajevo. Un paese di quattro milioni di abitanti dove si conoscono tutti, buoni e cattivi, vittime e carnefici, e dove denunciare, appunto, serve a poco, quando non è pericoloso per la propria incolumità.

martedì 20 gennaio 2015

Bosnia, è lo svedese Wigemark il nuovo rappresentante speciale della Ue

Si chiama Lars-Gunnar Wigemark ed è svedese (è nato a Göteborg il 20 marzo 1960) il nuovo rappresentante speciale dell’Unione europea (Ue) in Bosnia Erzegovina. Wigemark entrerà in carica a partire dal 1° marzo 2015 e sostituirà il rappresentante speciale uscente, il danese Peter Sorensen (in carica dal 1° settembre 2011).
Secondo la commissaria europea agli Esteri, l’italiana Federica Mogherini, “l'expertise di Wigemark costituirà un valore aggiunto importante per il nostro impegno in Bosnia Erzegovina, così come per il servizio di azione esterna dell'Ue". Vedremo. Lo svedese è, in ogni caso, un diplomatico di lungo corso. Attualmente è capo delegazione della Ue in Pakistan ma in passato, sia come rappresentante svedese che dell’Unione, ha lavorato in sedi prestigiose come Washington e Mosca.

Il Bosna esonda a Sarajevo per le forti piogge


È proprio il caso di dire che in Bosnia piove sempre sul bagnato. Dopo le due tremende alluvioni del 2014, che a maggio e a settembre hanno colpito il nord e l’est della Bosnia, provocando la morte complessivamente di quasi quaranta persone e lasciando senza casa migliaia di famiglie, ieri stessa sorte, ma per fortuna in modo assai meno drammatico, è toccata ai sobborghi di Sarajevo nella zona dell’aeroporto e del popolare e popoloso quartiere di Ilidža (circa 72.000 abitanti censiti nel 2013).

lunedì 19 gennaio 2015

"Repubblica" recensisce "I bastardi di Sarajevo"

Grazie alla collega Stefania Parmeggiani per la bella recensione su "laRepubblica" di domenica 18 gennaio e per aver letto con attenzione e passione il libro.

mercoledì 14 gennaio 2015

Croazia: brutto “esordio bosniaco” della nuova presidente della Repubblica, la nazionalista Grabar-Kitarović


A pochissime ore dalla proclamazione ufficiale della sua vittoria dopo il tirato testa a testa con il suo avversario, il presidente uscente, il socialdemocratico Ivo Josipović, la bionda e avvenente neo-presidente della Repubblica croata, la conservatrice nazionalista Kolinda Grabar-Kitarović è subito inciampata sulla prima “radice” bosniaca.
La quarantaseienne leader dell’Unione democratica di centro (Hrvatska demokratska zajednica, HDZ, il partito fondato dal generale Franjo Tuđman, padre nazionalista della Croazia nata dal disfacimento della Jugoslavia) ha infatti dichiarato davanti alla stampa croata la sua intenzione di appoggiare qualsiasi richiesta che dovesse provenire dai croato-bosniaci rispetto al governo centrale bosniaco di Sarajevo, inclusa la creazione di una terza Entità, da aggiungere a quelle che già oggi compongono il disastroso e ingovernabile mosaico bosniaco, ossia la Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH) e la Repubblica serba di Bosnia (Rs). Un approccio “invasivo” e ben diverso da quello del predecessore della Grabar-Kitarović, l’ex presidente Josipović, che all’atto della sua elezione, cinque anni fa, si era limitato a dichiarare la volontà croata di preservare in tutti i modi l’unità territoriale bosniaca da una possibile e sempre minacciata secessione della Rs.
La Grabar-Kitarović, già ministro degli Esteri dal 2004 al 2008, poi ambasciatore a Washington e infine segretario aggiunto della Nato per la diplomazia pubblica, ha vinto il ballottaggio dell’11 gennaio 2015 con Josipović per un soffio, sconfiggendo il presidente uscente con il 50,45% dei voti contro il 49,55%. Josipović aveva ottenuto la maggioranza relativa nel primo turno del 28 dicembre 2014 con l’1,2% di vantaggio sulla Grabar-Kitarović, brava però nello sconfiggere lo sfidante nei duelli televisivi e nel cavalcare la crisi economica della Croazia, entrare nell’Ue nel luglio 2013 e da allora piombata in un calvario sociale.
La Grabar-Kitarović resterà in carica per cinque anni. Che, per la polveriera balcanica mai sedata, potrebbero essere cinque lunghi anni, sia nei rapporti tra Zagabria e la Bosnia sia, ancor di più, in quelli con la Serbia e il suo sponsor russo.

Immigrazione, Italia nella “top five” delle rimesse all’estero e dall’estero

Da uno studio molto interessante di Eurostat risulta che l’Italia è il secondo Paese dell’Unione europea per rimesse degli immigrati verso i loro luoghi d’origine, ma è, al contempo, anche il quinto Stato dell’Ue a beneficiare di rimesse degli italiani emigrati all’estero.
Le rimesse sono tecnicamente invii di denaro che i migranti fanno a beneficio delle famiglie rimaste in patria. Gli immigrati, in virtù del loro lavoro all’estero, percepiscono un pagamento in valuta “pregiata” (nel caso dell’Italia, in euro), e parte dei proventi di questo lavoro vengono inviati, sempre in euro, nel Paese d’origine, dove i famigliari possono convertire le somme in valuta locale e usare il denaro per vivere fino al successivo invio di soldi.

martedì 13 gennaio 2015

In libreria "La terra delle donne e degli uomini integri" di Francesco Camattini


Infinito edizioni novità in libreria
La terra delle donne e degli uomini integri

Di Francesco Camattini
Prefazione di Vincenza Pellegrino e Sara Fallini
Nota di regia di Vincenzo Picone

“Osiamo inventare l’avvenire”. (Thomas Sankara)

Le notizie degli sbarchi di immigrati sulle nostre coste ormai non destano più molto scalpore, né attirano l’attenzione di tutti noi tanto sono entrate nella nostra quotidianità. Barconi carichi di uomini, donne e bambini che si lanciano in mare aperto in condizioni disumane con la speranza di trovare un mondo migliore, di avere un futuro. Questi Ulisse contemporanei saranno ricordati, tra tanti anni, come l’omerico eroe di Itaca? O saranno totalmente dimenticati, sepolti sotto un Mare Monstrum degno dell’ira delle divinità greche?

venerdì 9 gennaio 2015

Strage del “Charlie Hebdo”, arriva la condanna del gran muftì di Bosnia

Con almeno un giorno di ritardo sui tempi attesi, è giunta anche la condanna del gran muftì bosniaco Husein Kavazović alla strage perpetrata da due terroristi franco-algerini ai danni di numerosi vignettisti e giornalisti del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”.
“Esprimo la mia totale solidarietà al popolo e allo Stato francese e condanno il brutale attacco terroristico contro la redazione del giornale ‘Charlie Hebdo’”, ha scritto in un messaggio di condoglianze Kavazović, classe 1964, già muftì di Tuzla dal 1993 al 2012, prima di assumere l’incarico di gran muftì (settembre 2012) al posto del discusso (per le sue esplicite simpatie verso l’impero ottomano) Mustafa Cerić. “Condanno nei termini più duri quanti pianificano e praticano il terrore e quanti seminano paura. La libertà è più forte della paura e di conseguenza indistruttibile”, ha aggiunto Kavazović, esprimendo in conclusione l’auspicio che “gli assassini e i loro complici siano condotti davanti alla giustizia” francese.
L’attacco terroristico contro la redazione del “Charlie Hebdo” è costata la vita a dodici tra giornalisti e vignettisti mentre altre undici persone sono rimaste ferite.

giovedì 8 gennaio 2015

Srebrenica, rinviato a giudizio parlamentare neo-eletto per aver partecipato al genocidio

Giunge dalla Bosnia – in cui già tre persone sono morte a causa del freddo negli ultimi giorni – una notizia interessante, che almeno potrà scaldare il cuore a chi crede e soprattutto spera ancora nella giustizia in quel Paese disgraziato.
Dragomir Vasić, nazionalista classe 1964 neo-eletto (lo scorso ottobre) al parlamento della Repubblica serba di Bosnia, una delle due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina come deciso dagli Accordi di Dayton, è stato rinviato a giudizio dai giudici del Tribunale bosniaco per i crimini di guerra di Sarajevo per aver partecipato al genocidio di Srebrenica nel luglio del 1995, allorché 10.701 musulmani bosniaci dai 12 ai 76 anni vennero torturati e assassinati dall’esercito serbo-bosniaco e dai paramilitari serbi e poi inumati in fosse comuni.

La risposta più civile all'orrore di ieri a Parigi

(vignetta pubblicata dal famosissimo street artist inglese Bansky su Istagram, da far circolare più possibile contro ogni terrorismo e ogni tentativo di minare la libertà d'espressione)

mercoledì 7 gennaio 2015

La recensione di Pierfrancesco Curzi de "Il Fatto Quotidiano" e del "Resto del Carlino" per "I bastardi di Sarajevo"


Ciao Luca, ho atteso il passaggio, mai così agognato, delle feste natalizie, per tracciare un breve resoconto su “I bastardi di Sarajevo”. Come ti avevo accennato, all’inizio la forma del dialogo diretto (a parte le poche parti del diario di Fata e l’articolo di giornale) mi aveva sorpreso e non in maniera positiva. Poi andando avanti col racconto la mia visione è cambiata. Compito non facile tra l’altro, fatto con l’obiettivo di romanzare, narrare alcune storie intrecciate e tratteggiare i personaggi collegati, ma allo stesso tempo raccontare pezzi di guerra e di genocidio. Narrativa, ma anche saggistica. In alcuni punti la tua volontà di informare il lettore su alcuni fatti salienti dell’assedio sembra offuscare il filo del racconto, ma poi ritorni subito a bomba sui vari protagonisti. Comunque, guarda, c’è solo un fattore che serve per descrivere il tuo libro: la sera, quando tornavo a casa dal lavoro, non vedevo l’ora di prenderlo in mano. Tutto il resto conta poco.
Pierfrancesco Curzi

martedì 6 gennaio 2015

"Caro Luca": lo scrittore Marco Travaglini scrive de "I bastardi di Sarajevo"...


Caro Luca, ho appena finito di leggere “I bastardi di Sarajevo” e ho trovato il tuo racconto tragicamente bello. Bello perché vero, doloroso; tragico perché offre un inquietante spaccato della terribile pace con cui, da quasi vent’anni, devono quotidianamente fare i conti i bosniaci in generale e i sarajevesi in particolare. È un quadro a tinte fosche che ha dato un significato più ampio e profondo a quel termine che pronunciasti la sera che a Cuneo abbiamo condiviso la serata sulla Bosnia: default. Sì, perché – come tu scrivi con pieno realismo – mancanza, assenza, difetto sono oggi le caratteristiche della società bosniaca post-bellica. Se non sotto tutti, certamente sotto molti punti di vista. Il tuo libro è una denuncia decisa dei senza scrupoli, dei profittatori, dei delinquenti che stanno soggiogando quel Paese, rubando ai giovani il loro futuro o, almeno, cercando di far questo. Credo proprio che la lettura de “I bastardi di Sarajevo” sia quanto mai utile e necessaria per chi, come me e come tanti (a partire dai molti che vivono in quella meravigliosa e disgraziata terra dall’altra parte dell’Adriatico), pensa che lo “spirito di Sarajevo” non debba morire soffocato da nazionalismi, corruzione e criminalità.  Con l’augurio che, presto, si possa scorgere all’orizzonte una primavera bosniaca. Grazie per ciò che hai scritto, da sempre, sulla Bosnia. Un forte abbraccio.
Marco Travaglini

lunedì 5 gennaio 2015

Per il nuovo anno niente propositi, solo certezze

Cari Lettori e Amici,
poiché di mestiere non facciamo i politici ma facciamo, coi nostri libri, da dieci anni a oggi, molta più politica attiva della maggior parte dei parlamentari italiani, con piacere e pragmatismo vi offriamo un quadro ancora piuttosto incompleto ma comunque indicativo di quel che sarà la produzione e di quelle che saranno le attività della Infinito edizioni nel corso del 2015.
La prima preoccupazione, come sempre, sarà ovviamente pagare le tasse, sempre altissime e punitive per chi fa piccola e media impresa in Italia. Ormai lo sappiamo, ma non riusciamo a darci per vinti che l’asse portante dello sviluppo nazionale – la piccola e media impresa – e il patrimonio più considerevole lasciatoci in eredità da millenni di grande letteratura, archeologia, pittura, musica e tante altre arti ancora – la cultura – possano essere maltrattate così nel nostro Paese.
In termini più strettamente editoriali, lo scorso anno abbiamo pagato lo scotto del passaggio dal vecchio al nuovo promotore e distributore riducendo leggermente il numero di nuovi titoli proposti all’attenzione dei Lettori. Il 2015 – una volta rodato, e molto bene, il rapporto con Dehoniana e Proliber, eccellenti partner editoriali – vedrà crescere di nuovo il numero dei nuovi titoli proposti e, al contempo, vedrà riproporre alcuni nostri grandi titoli, come nel caso, ad esempio, di “Sarajevo, mon amour”, a breve di nuovo nelle librerie (parliamo di febbraio 2015). La nuova produzione si attesterà intorno ai sette titoli a bimestre, il che equivarrà a proporre circa trentacinque nuovi titoli. Uno sforzo enorme per una piccola casa editrice.