venerdì 30 gennaio 2015

Riccardo Noury, le scosse elettriche e certi bastardi a Sarajevo


Devo rileggerlo una seconda volta, “I bastardi di Sarajevo”. La prima lettura è stata una scossa, come quando stringi la mano a una persona che ha le scarpe piene di cariche elettrostatiche. Questa persona è l’autore, Luca Leone, e le scarpe di gomma le ha calzate volutamente quando ha deciso di scrivere questo libro.
Troppo veloce, jazzata, la prima lettura. Perché mentre leggi un capitolo su una delle storie di questo libro corale, vuoi correre a leggere lo sviluppo dell’altra. Vuoi saperne ancora delle sorelline Fatima e Azra e, mentre entri ancora di più nel loro dramma, ti senti salire lo sdegno per i “bastardi” con la B maiuscola, quei leader politici che si comportano come capi tribali. Leggi dei loro malaffari ma hai bisogno di altre sagge parole del “professore”. Intanto, Snajper porta avanti le sue azioni criminali e capisci che ti ricaccerà dentro la guerra degli anni Novanta, di cui è un triste e violento lascito il killer prestato alla politica, Dubravko. La corruzione divora gli studenti in piazza. Un giornalista paga il prezzo del coraggio.
Mi accingo alla seconda lettura e alla seconda carica elettrostatica. Di dolore e pena per i tanti cittadini della Bosnia Erzegovina vittime dei “bastardi”, per le sopravvissute allo stupro, per i disoccupati ridotti alla fame dai nuovi arricchiti.

Riccardo Noury