La
notizia oramai ha fatto più e più volte il giro del mondo: il tre volte
presidente russo (e due volte primo ministro) Vladimir Putin (San Pietroburgo,
7 ottobre 1952) è candidato al premio Nobel per la pace. Abbiamo chiesto, come
casa editrice Infinito edizioni, un commento a Riccardo Noury, portavoce di
Amnesty International Italia, e quel che ha detto è stato semplicemente
perfetto: “Le candidature ai Nobel riservano sempre delle sorprese. A
volte, persino le decisioni su chi assegnarlo. Putin Nobel per la pace sarebbe
un imbarazzante ossimoro”.
Un ossimoro, come ben sapete, è una figura
retorica che gioca sull’accostamento di due termini di senso contrario tra
loro. Nello specifico, l’ossimoro consiste nell’accostare la parola “Pace” al
nome di Putin.
Il prossimo 10 ottobre conosceremo il nome del
nuovo premio Nobel per la Pace. Tra gli altri, sono stati fatti i nomi del
presidente uruguayano José Mujica (per il quale faccio personalmente il tifo) e
di papa Francesco. Ciascuno di loro sarebbe un ottimo premio Nobel per la pace,
sebbene credo che Francesco avrebbe bisogno di almeno un altro intero anno di
pontificato per meritarlo, continuando a lavorare bene come sta facendo (ma si
può fare persino di meglio).
Se dovesse, però, a sorpresa, spuntare come
vincitore il nome di Putin, val la pena ricordare da subito qualche piccolo
elemento della storia personale del capo di Stato russo, così da cominciare a
ipotizzare che il premio Nobel per la Pace non sia più una cosa seria (e
qualche volta, in passato, l’impressione è stata proprio questa: basti
ricordare l’assegnazione all’Unione europea nel 2012, a Barack Obama nel 2009, ad
Al Gore nel 2007 eccetera…).
Putin è stato una ex spia del Kgb sovietico. Ma
un uomo può redimersi, pentirsi e avere diritto a una seconda scelta.
Putin, però, ha sulla coscienza – e, prima di
lui, Boris Eltsin, di cui Putin è stato “delfino” – il genocidio ceceno e il
disastro umanitario in Cecenia e nelle regioni limitrofe.
Putin, non bastasse, è stato messo
ripetutamente (ma senza prove) in relazione all’omicidio di Anna Politkovskaja,
uccisa a Mosca da un sicario nel 2006, il giorno del compleanno di Putin. La
Politkovskaja ha per anni denunciato il genocidio ceceno, mettendo chiaramente
Putin in relazione con esso. Qualcuno ha voluto fare un macabro regalo di
compleanno al nuovo zar di tutte le Russie, nella migliore delle ipotesi.
Putin ha sulla coscienza alcune migliaia di
morti nella guerra mossa alla Georgia nell’agosto 2008.
Putin è un omofobo convinto e secondo non poche
associazioni per la difesa dei diritti umani è un politico autoritario e
oligarchico che ha utilizzato e utilizza il suo potere per limitare la libertà
d’espressione e per colpire chi non la pensi come lui, anche all’estero.
Putin, non ultimo, è amico intimo e fidato di
Milorad Dodik, portavoce dell’ultranazionalismo serbo-bosniaco e teorico della
secessione della Repubblica serba di Bosnia dalla Bosnia Erzegovina. Dodik e
Putin non si sono limitati, negli anni, ad andare a braccetto in politica ma
hanno fatto molti affari comuni in Repubblica serba di Bosnia, dei quali hanno
beneficiato anche oligarchi vicini a Putin e affaristi vicini al presidente
serbo-bosniaco. E la Repubblica Serba di Bosnia non ha, tra le altre cose, mai
riconosciuto il genocidio di Srebrenica, di cui nel luglio 1995 s’è macchiata.
Infine, Putin è intervenuto da subito a fianco
del regime liberticida di Assad in Siria e se qualcosa può aver fatto per una soluzione pacifica del
conflitto siriano (che infatti non è finito…) facendo restituire al regime di
Damasco le armi chimiche ed evitando uno scontro bellico su scala
internazionale, non ha fatto nulla per evitare che il governo siriano quelle
armi chimiche le utilizzasse sui civili.
Se questo
è il premio Nobel per la Pace che il mondo merita, forse allora il mondo non
merita che continui a esistere il premio Nobel. Alla fine immagino che sarà la
figura di Francesco a mettere d’accordo quasi tutti. Però è triste anche solo
il fatto che qualcuno possa proporre per il premio Nobel per la Pace un uomo
che forse dovrebbe trovarsi seduto, in questo momento, in un’aula di tribunale,
ma non sul banco dei testimoni e non certo in veste di parte lesa… Sarà per
questo che Putin è uno dei principali nemici del Tribunale per i crimini nella
ex Jugoslavia dell’Aja e di qualsiasi genere di tribunale internazionale che
possa perseguire chi viola i diritti fondamentali della convivenza su questo
povero pianeta?