La
notizia è di quelle da 1° di aprile, ma vale la pena darla sia perché ne ha
parlato con una certa enfasi “Radio Sarajevo” sia perché ormai con i giudici
del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) tutto è
possibile.
Il
governo della Russia si farebbe garante del rilascio provvisorio dell’ex
generale Ratko Mladić, sotto processo all’Aja per genocidio, crimini di guerra
e crimini contro l’umanità, qualora le sue condizioni di salute fossero tali da
rendergli necessario un ricovero in una struttura specializzata in patologie
cardio-vascolari.
E
poiché – si sa – l’Olanda è un Paese del quarto mondo e i medici presenti ancora
praticano cure mediche che riportano all’affascinante lettura del best seller-polpettone di qualche
decennio fa dal titolo “Sinuhe l’egiziano”, allora niente di meglio che mandare
il malandato boia di Srebrenica a curarsi in casa del suo principale
protettore, appunto la Russia negazionista del genocidio.
Non è
detto che non si tratti di una bufala, ma l’enfasi data da “Radio Sarajevo”
alla notizia pubblicata sulla testata serbo-bosniaca “Press Rs” (che dal suo
sito web appare come una sorta di tabloid
scandalistico per gente annoiata) fa temere che ormai all’Aja siano cominciati
i saldi di fine stagione e che presto la gabbia di Mladić sia destinata ad
aprirsi, facendo slazzare via il presunto genocida di Srebrenica esattamente
come è recentemente avvenuto con un altro “pezzo da novanta” dell’estremismo
serbo, Vojislav Šešelj, il cui tumore s’è rivelato poi non così grave e
definitivo, vista l’attitudine del suddetto ad andare in giro da mesi a
bruciare bandiere per le piazze di Belgrado contornato da plaudenti nostalgici
dei bagni di sangue balcanici.
Qualora
il cinico Ratko dovesse svolazzare via dalla gabbia, il cuore di “cuordipietra Mladić”
sarebbe messo nelle mani degli amorevoli chirurghi di una clinica di Mosca,
fondatori addirittura di un comitato a favore dell’ex generale. Dei veri
illuminati, beati loro.
Una
storia davvero da “Libro cuore”, se non fosse che dall’altra parte ci sono i
cuori palpitanti di decine e decine di migliaia di vittime di Mladić, che
vorrebbero finalmente assistere alla condanna in primo e in secondo grado dell’uomo
che ha distrutto le loro esistenze e quelle dei loro cari ammazzati e inumati
in fosse comuni, invece di assistere a certi stomachevoli balletti sulle ceneri
di quell’utopia che in Europa si chiama giustizia.