Rabbia,
indignazione, giustizia e testimonianza
A vent’anni dal
genocidio di Srebrenica, mi spiace dirlo, prevale la stanchezza. Sono sfinito
da tutto il dolore che ho conosciuto in questo lasso di tempo lunghissimo
eppure anche molto breve. Le immagini si susseguono nella mia mente in ordine
sparso. Non sono soltanto immagini tristi, certo: ci sono i volti sorridenti di
tanti amici; però, quello che manca è un volto, uno solo, veramente sereno, senza
più rimpianti, fantasmi, tormenti a segnarne i contorni.
Non andrò a
Srebrenica per l’11 luglio, non ho mai creduto negli anniversari. La Bosnia per
me è una seconda casa, anzi forse col tempo è diventata la prima: è in Italia
che sono in vacanza. Ed è proprio per questo che eviterò l’11 luglio: so,
conosco, cerco per quanto possibile di testimoniare. Sempre, ogni 11 luglio e
ogni altro giorno dell’anno.
Ma dico tutta la
verità: la stanchezza a volte mi sopravanza e mi gioca brutti scherzi. Come
arrabbiarmi quando qualcuno in un dibattito, per l’ennesima volta, sbaglia a
pronunciare Srebrenica. Come piangere
dopo aver rivisto Dule, il titolare del ristorante dove da anni mangiavo la biftek, nel docu-film Souvenir Srebrenica: Dule che era
ritornato a Srebrenica dopo la guerra per aprire il suo locale, e che era in
cucina anche quando un infarto se lo è portato via. Come pensare di chiudere il
libro delle fosse comuni, degli stupri, degli orfani, del disagio e della
miseria una volta per tutte: chiudere il libro, non pensarci più, far finta di
niente.
Ma non chiuderò
nessun libro, continuerò a sentirmi stanco e impotente ma non smetterò di fare
la mia parte. Non darò questa soddisfazione ai bastardi di Sarajevo magistralmente raccontati da Luca Leone. Un
solo senso mi sento di dare a questo ventennale: che sia un ventennale di
rabbia e indignazione. Non di violenza, non di vendetta, ma intriso dalla sete
di giustizia: racconteremo, testimonieremo, non dimenticheremo. Mai. Il rischio
che non serva a nulla, alla luce di questi vent’anni, è altissimo, ma non
importa: continueremo a farlo ugualmente.