Le
ragioni della petizione – il solito minestrone di luoghi comuni che da anni
viene ripetuto come un disco rotto dagli appartenenti all’estremismo di destra
serbo – sono state spiegate alla stampa serba da un rappresentante di questa
singolare protesta, tale Nenad Uzelac, studente – o almeno sedicente tale –
della facoltà di Scienze politiche di Belgrado: “L’Occidente, iniziatore
principale di tutte le guerre e principale colpevole per le centinaia di
migliaia di morti e per milioni di sfollati, doveva trovare i serbi colpevoli
per nascondere il suo ruolo in questi eventi. In questo processo, l’importante
è convincere la gente in Serbia che era l’unico colpevole e che, pertanto, deve
sopportare le conseguenze e accettare tutto ciò che l’Occidente sta facendo contro
i suoi interessi nazionali”, ha detto il giovane nazionalista, aggiungendo che “l’Occidente
investe milioni di euro nel cosiddetto settore non governativo e nel settore
dei media, il cui ruolo è quello di mettere di fronte il popolo serbo con la
sua presunta colpevolezza”. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, se si
escluda l’evidenza che la propaganda estremistica dell’universo
ultranazionalista e fascista serbo comincia a dare i suoi frutti anche tra i
più giovani, per quanto 1.300 firme siano una cifra risibile, che andrebbe poi
scremata da coloro che hanno firmato consapevolmente e chi lo ha invece fatto
per mera emulazione.
Insomma, come riferisce il “Serbian Monitor”,
secondo lo studente belgradese la decisione del quarantacinquenne primo
ministro di andare a ricordare le vittime di Srebrenica provocherebbe la “demonizzazione della gente serba tramite la visita
potenziale a Potočari, l’11 luglio, la quale potrebbe avere conseguenze di
vasta portata per la gente serba”. Che cosa si intenderà mai con
la locuzione “vasta portata”? Ad esempio, una presa di coscienza delle
responsabilità dei governi serbo e serbo-bosniaco di allora e delle immonde
attività poste in essere dai paramilitari al servizio dei governi presieduti da
Slobodan Milošević e dalla sua marionetta col senso dell’onnipotenza Radovan
Karadžić? Potrebbe essere una prima ipotesi…
Quel
che è certo è che si tratta di una sortita elettorale di pessimo gusto nella
quale ha probabilmente una sua parte Vojislav Žeželj, l’estremista anti-croato,
anti-musulmano, anti-europeo e anti-statunitense recentemente liberato per
motivi umanitari (presunto cancro alla prostata) dal Tribunale penale per i
crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) nonostante dal 2012 si stia
attendendo la lettura della sentenza di primo grado per le gravissime accuse
che gli sono state mosse.
Ancora
una volta, insomma, intorno ai morti – musulmani e serbi, e sommandoli si
arriva facilmente a parlare di 15.000 vittime di entrambe la parti nel periodo
1992-1995 – di Srebrenica si sono messi a lavorare dei rimestatori d’odio, di
nagazionismo e di violenza. Solo un’adeguata e consapevole presa di coscienza
culturale potrà salvare la Serbia e il bel popolo serbo da se stessi e dal
ridicolo. Serviranno generazioni e generazioni, ammesso che qualcuno prima o
poi voglia davvero cominciare. Intanto un’altra generazione è stata
colpevolmente perduta.