Non
posso dimenticare Srebrenica
Srebrenica vent’anni dal genocidio è una città dove,
malgrado il male, ha vinto la vita. Le ferite però sono ancora troppo
profonde: ammoniscono e richiamano alla mente ciò che c’è stato.
Non potete rimanere indifferenti se venite a
Srebrenica.
Al ritorno, dovete portarvi dietro il peso della
tragedia che poteva essere evitata, ma anche lo stupore per la bontà delle
persone che incontrate. Due mondi diversi in uno.
Non posso dimenticare il luglio del 1995.
Non posso dimenticare le colonne di affamati, di
dispersi. Non posso dimenticare il vuoto negli occhi dei bambini e delle madri,
il doloroso aspettare e sperare che qualcuno dei membri della loro famiglia
sarebbe arrivato vivo…
Non posso dimenticare l’orrore negli occhi di Tadeusz
Mazowiecki in una delle tende piantate nell’aeroporto Dubrave, vicino a
Tuzla, dove erano state portate le donne e i bambini sopravvissuti, quando a
voce bassa mi chiedeva se tutto quello che raccontavano di aver vissuto era
vero e quando anch’io, messa a confronto con un tale indicibile crimine, che
non potevo accettare, iniziavo a sperare che forse sì, forse non era proprio
così. Penso di avergli anche risposto così… che forse non lo era…
Ancora oggi, camminando per Srebrenica, passando vicino
a tante case vuote, davanti ai miei occhi vedo i volti sorridenti di quelli
che non ci sono più.
E vedo la vergogna della comunità internazionale che
poteva, ma non voleva.
E vedo gli occhi del mondo chiusi di fronte al dolore
della madre Hajra e di tante altre madri che nemmeno vent’anni dopo riescono a
trovare le ossa dei propri figli uccisi e senza l’autorizzazione delle
autorità della Repubblica Srpska neppure hanno il permesso di visitare i luoghi
del loro calvario, almeno per lasciarci un mazzo di fiori.
Oggi, vent’anni dopo, ci sono ancora quelli che non
vogliono sapere oppure negano che a Srebrenica sia stato commesso un genocidio.
Sono ancora troppi quelli che passeggiano liberamente
per Srebrenica e non dovrebbero. Per le morti di cui sono colpevoli, per il
dolore che hanno causato, per il male che richiamano ancor’oggi…
Parlare di Srebrenica è difficile.
Irfanka Pašagić
Psichiatra, fondatrice di Tuzlanska Amica