La lezione della Storia
Per una strana coincidenza
della storia, il 2015 vede la commemorazione del centenario del genocidio
armeno e del ventennale di quello di Srebrenica. Per entrambi i casi la lezione
della storia dovrebbe essere accettata e condivisa, ma purtroppo in entrambi i
casi le autorità dei Paesi coinvolti negano l'evidenza e le sentenze delle
corti internazionali giocando pericolosamente con i fatti. È singolare
constatare le analogie della reazione del primo ministro turco Davoutoglu nei
confronti dello sterminio armeno e di quello serbo Vucic nei confronti dello
sterminio della cittadina bosniaca. Entrambi hanno espresso solidarietà, pietà
e rispetto per le vittime ma entrambi hanno respinto con forza ogni accusa di
genocidio. Eppure in entrambi i casi gli Stati sul banco degli imputati,
l'impero ottomano e la Jugoslavia, non esistono più. Dovrebbe essere quindi più
semplice liberarsi del passato ingombrante scaricando su altri le colpe, ma
così non è. L'ossessione nazionalista non ammette colpe. In nome e per conto
del mito delle nazioni e dell'identità dei popoli si costruiscono ideologie, si
pianificano massacri e si sviluppano le carriere dei leader. Il nazionalismo è merce facile da vendere in campagna
elettorale. Prima o poi, però, bisogna fare i conti con la storia. Fare i conti
con la storia è un passaggio fondamentale per la coscienza di ogni Paese. Per
non dimenticare e fare tesoro degli errori del passato riconoscendo i torti
degli uni e le ragioni degli altri.
Paolo
Bergamaschi