lunedì 20 dicembre 2010

L’opera di Nino Cordio, quando l’occhio assiste “al comporsi della squillante bandiera della natura”


Scrive Andrea Camilleri in uno dei testi introduttivi de L’OCCHIO DI CORDIO, splendida opera a colori curata da Francesco Cordio dedicata al padre, Nino, grande pittore, scultore e incisore siciliano: “Il momento che segue immediatamente la Creazione, quando la giovane terra esplode letteralmente di lussureggiante vegetazione, in un vertiginoso assommarsi di forme e di colori, non lo si può raccontare, lo si può al massimo intuire. Lo si può testimoniare, però, trasmettendo l’istante in cui il verde esita a definirsi definitivamente come tale, in cui il viola cerca di differenziarsi dal blu o dal celeste, in cui il rosso è indeciso se dirsi rosa o marrone. E su tutto ciò, lo stupore, la gioiosa meraviglia di chi sta assistendo, col proprio occhio, al comporsi della squillante bandiera della natura. È questo il senso più nascosto e profondo dell’arte di Cordio e se non ci sono case è solo perché lui non le ha allora viste e se non ci sono figure umane è perché allora ancora non stampavano la loro orma sulla terra”.
Le sensazioni espresse nel suo scritto dal Maestro Camilleri trovano riscontro in questo ottimo libro, che raccoglie le più importanti opere del grande artista siciliano (Santa Ninfa, 1937-Roma, 2000) per la prima volta raccolte in un libro per il grande pubblico, arricchito dalle testimonianze degli amici di una vita, da Camilleri a Sciascia, da Siciliano a Giuffrè, da Guttuso a Levi.
Abbiamo parlato del libro e dell’opera di Nino Cordio con suo figlio Francesco.

Francesco, nascere figli di un grande pittore, incisore e scultore è un’esperienza rara per la maggior parte dell’umanità. Per te è stata la quotidianità. Con quali effetti e conseguenze?
Il confronto è stato sempre un po' difficile. A 13 anni ho smesso del tutto di dipingere e disegnare perché non riuscivo a sostenere una “competizione”. Dopo il liceo, per reazione credo, ho dato sfogo al mio istinto artistico con la recitazione e oggi, con serenità, sono un regista che porta dentro i colori e la magia delle opere che ha imparato a conoscere da bambino.

A dieci anni dalla prematura scomparsa di Nino Cordio, perché l’idea di pubblicare un progetto divulgativo ma al contempo elevato come “L’occhio di Cordio”?
I testi sull'opera di mio padre non erano mai stati raccolti tutti e solo oggi mi sono reso conto che mettendo insieme quelle firme si compila quasi un'antologia della letteratura italiana del Novecento.
Si parte da Carlo Levi per arrivare ad Andrea Camilleri, passando per Sciascia e Siciliano.
I letterati e i poeti erano molto legati alle sue opere e tanti sono diventati suoi amici e collezionisti.
Così è nato questo progetto di libro, che unisce e alterna con grande gusto le foto delle opere con i testi.
Il lavoro l'ho ritenuto doveroso, mi sembrava proprio necessario. Per fare il punto e riepilogare il percorso artistico di mio padre.

A quale dei contributi scritti da grandi autori inseriti nel volume ti senti più legato?
Senz'altro a quello di Andrea Camilleri del 2005, che gli chiesi io stesso in occasione di una importante e completa mostra antologica alla Galleria d'Arte Moderna di Catania. Attraverso uno dei suoi aneddoti Camilleri racconta di come a una mostra aveva avuto la sensazione che le cornici non potessero reggere l'energia esplosiva delle opere che contenevano.

E a chi, tra loro?
Il legame più forte è quello con Daniele Silvestri. È da molti anni che lavoro con lui con la telecamera in giro per il mondo. Ma il rapporto prima che di lavoro è di amicizia, profonda. Come racconta lui nella prefazione al libro, abbiamo condiviso case e viaggi, musica, cibo, impegno politico e sociale. E la sua prefazione ha colto un aspetto delle opere di mio padre che mai era stato individuato con così grande chiarezza e profondità. È riuscito a esprimere in parole “l'emozione sonora” che si prova di fronte ai quadri di mio padre: si ha l'impressione di ascoltare un suono, un rumore di fondo.

Quando si diventa adulti e si scopre di aver condiviso la propria infanzia con nomi come Sciascia, Camilleri, Giuffrè, Siciliano, come ci si sente? Non è come vivere due vite parallele o avere la sensazione di avere vissuto una sorta di fiaba?
Quando si diventa adulti e si scopre di aver frequentato da bambino degli intellettuali come quelli che citi si può solo provare il rimpianto di non aver potuto scambiare con loro qualcosa da adulto. Oggi per me sarebbe senz'altro più piacevole conversare con loro. Ma di ciascuno di loro ho dei ricordi molto belli.

Nino Cordio è anche un Premio a lui dedicato, un Museo, mostre e tante altre attività, delle quali ti fai personalmente carico. Quali sono le prossime iniziative dedicate a Nino Cordio e, invece, quali i progetti professionali di Francesco Cordio?
Ogni anno a fine luglio si assegna a Santa Ninfa, sua città natale in provincia di Trapani, il Premio Nino Cordio. Il premio viene assegnato a personalità del mondo della cultura e dello spettacolo con un forte legame con la Sicilia. Nel 2010 è stato assegnato a Nando Dalla Chiesa; l’anno prima all’attore Luca Zingaretti.
Il museo di Santa Ninfa, aperto tutto l'anno, raccoglie più di duecento opere tra incisioni, sculture, olii e affreschi. Inoltre nel museo è presente una sala per la didattica e la ricostruzione di uno degli studi di mio padre.

E tu?
Io sto lavorando alla scrittura di un paio di film che un giorno un produttore ricco deciderà di produrre... Intanto sono alle prese con il montaggio di un film sui primi quindici anni di carriera di Daniele Silvestri. Ho solo 300 ore di materiale video da rivedere e selezionare.

In una parola, per concludere, come definire “L’occhio di Cordio”?
Il ritratto di un artista raccontato da voci preziose.